“DUBAT – Gli Arditi somali all’alba dell’Impero fascista” è il nuovo libro di Alberto Alpozzi per Eclettica Edizioni con la prefazione del Generale Mario Mori.
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Il testo prende le mosse dalle gesta dei Dubat, letteralmente “turbante bianco”, guerrieri somali che proteggevano gli incerti confini della Somalia dalle razzie abissine. Si tratta di una ricerca volta ad approfondire la storia coloniale della Somalia e del nuovo assetto politico negli anni Venti del 900. I dubat vennero fondati nel 1924 dal Quadrumviro Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon, Governatore della Somalia (1923-1928) e organizzati dal maggiore degli Alpini Camillo Bechis, entrambi piemontesi. I dubat, o bande armate di confine secondo la denominazione militare, costituirono un nuovo corpo di soldati coloniali d’élite alle dirette dipendenze del Governatore totalmente slegato da Roma e dal comando del Regio Corpo Truppe Coloniali. Furono protagonisti ed eroi delle operazioni militari per la pacificazione dei Sultanati del Nord Somalia (1925-1927) contribuendo alla prima creazione della nazione che oggi conosciamo con il nome di Somalia. Prima di allora la “Somalia”, come entità statale, non esisteva. Frammentata in regioni e clan in guerra costante tra loro non aveva mai conosciuta la pace. Attraverso le imprese dei dubat e della politica coloniale e “romana” del Governatore de Vecchi di Val Cismon approfondendo il panorama sociale, politico e militare si restituisce un capitolo storico poco noto. La lettura storica, basata esclusivamente su documenti, risulta un completamento del periodo esaminato. Vengono poste in luce le motivazioni sociali, storiche e politiche del colonialismo italiano per comprendere come e perché questi guerrieri somali lavorarono e combatterono spalla a spalla con gli italiani.
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I documenti analizzati e proposti nel testo provengono dall’ADEV “Archivio de Vecchi di Val Cismon” conservato presso il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino e dall’archivio “Camillo Bechis” – inedito – di proprietà della famiglia Bechis. Sono inoltre stati consultati i diari personali di Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon (periodo dal 1923 al 1928) e del figlio Giorgio al seguito del padre in Somalia. La bibliografia comprende una settantina di testi, tra libri d’epoca (Bollati, Cerulli, Ciasca, Corni, De Martino, Gaibi, Lessona, Meregazzi, Mondaini, Piccioli, Pomilio, Rava, Riveri, Sandri, Stefanini, Zoli…) e contemporanei, di autori nazionali (Del Boca, Goglia, Quirico…) ed internazionali (Ben-Ghiat, Hess, Mockler, Trunji…). Inoltre le pubblicazioni edite dalla Stato Maggiore della Difesa e dal Ministero degli Affari Esteri hanno permesso di confrontare date, luoghi, persone ed eventi.

I telegrammi ufficiali intercorsi durante le operazioni tra le forze in campo e il Governatore, tra il Ministero delle Colonie e il Governatore, hanno contribuito a chiarire zone d’ombra, eventi poco chiari e dar voce a protagonisti dimenticati. In particolare è venuto a galla un complotto – fallito – ai danni del Governatore orchestrato tra Roma, Aden e Alula mirante al fallimento delle operazioni militari e quindi al rimpatrio, con discredito, del de Vecchi. Sono state consultate decine di riviste d’epoca di settore (L’Italia Coloniale, Rivista delle Colonie Italiane, Africa Italiana…) e quotidiani nazionali (La Stampa, Il Popolo d’Italia…). È stata condotta anche una analisi sociale della cultura somala utilizzando come supporto i testi degli antropologi Joan M. Lewis e Massimo Colucci. Inoltre il De bello gallico di Giulio Cesare si è prestato a interessanti parallelismi sulle operazioni militari, sugli arruolamenti e sui negoziati. Sono state analizzate le legislazioni d’epoca, i trattati, le convenzioni, le loro interpretazioni e applicazioni per contestualizzare al meglio le scelte politiche, spesso di difficile lettura ai contemporanei. Un apparato iconografico comprendente centinaia di immagini d’epoca completa il testo e offre una visione unica e suggestiva di uomini, mezzi e luoghi sconosciuti ai più.
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