Testo e immagini tratte dalla pagina Facebook “Vivere gli Anni ’30”
Agli albori dell’Anno XVII una flotta di 17 navi trasporta in Libia 1800 famiglie coloniche.
Una trasmigrazione in massa di gente nostra sulla Quarta Sponda: un esercito di fanterie rurali, che prende stabile possesso della terra, conquistata dalle nostre armi e destinata ad essere fecondata col nostro lavoro.
Antica missione della gente italiana, quella di espandersi di là dai mari per trasformare agri incolti o deserti a prodigiose culture: l’Africa mediterranea testimonia, più di ogni altra regione al mondo, le buone qualità della razza. Ma la novità, che, senza timore di abusare del termine, si può dire storica, è questa: le masse rurali muovono oggi in formazioni compatte, perfettamente inquadrate, ad affrontare una grandiosa opera di colonizzazione, su un territorio che fa parte integrante della Patria, a esclusivo beneficio della Patria, sotto le insegne della Patria fascista. Il richiamo ai tempi già lontani, ma non dimenticati, in cui altre navi riversavano nei continenti d’oltre oceano torme di emigranti in cerca di un pane grondante di lacrime e sangue, incerti del tempo e del luogo ove si sarebbe riacceso il focolare, spento in Patria dal vento avverso del destino; questo amaro e umiliante ricordo, che affliggeva la Grande Proletaria, condannata al virgiliano sic vos non vobis, non fa, nel confronto, che esaltare maggiormente, in fierezza legittima, gli italiani del tempo di Mussolini: che, riscattati dalla servitù secolare, si accingono all’impresa della colonizzazione intensiva della Libia con quella sicurezza di conquista che caratterizza ogni sforzo compiuto dalla civiltà del Littorio. Il motto si rovescia: sic vos et vobis.
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I ventimila coloni che sbarcano nella Quarta Sponda, mentre adempiono alla consegna del Duce, di saturare di lavoratori italiani la Libia al limite del possibile, per potenziare al massimo la capacità di autarchia, realizzano la più degna rivincita ideale sopra un passato per sempre sepolto, di dispersione e di avvilimento.
Il piano di colonizzazione demografica intensiva assorbe già da mesi le capacità organizzative e costruttive del Governo generale della Libia.
L’anno XVI dell’E.F. rimarrà nella storia della colonizzazione libica come l’anno cruciale della guerra per la bonifica terriera, che sulla “quarta sponda” – come ovunque sono stati innalzati i fasci littori – è la “guerra che noi preferiamo”. Dopo le puntate esplorative, dopo i primi combattimenti in cui sono state saggiate le forze della natura e della volontà e l’arte dell’uomo, nell’anno XVI il piano della battaglia decisiva si è venuto delineando in modo concreto e risolutivo; mezzi e materiali sono stati adeguatamente elargiti ed approntati: le fanterie rurali hanno trovato il loro necessario inquadramento per marciare e impegnarsi colla certezza della vittoria.
ITALO BALBO
(tratto da “Libia”, rivista mensile illustrata, Tripoli, Ottobre-Novembre 1938-XVII)
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