
Il
billao, o
billaawe, è il leggendario pugnale che i
dubat portavano alla cinta, sulla destra. Utilizzato anche dagli ascari e dagli
zaptiè del Regio Esercito italiano è il caratteristico pugnale somalo, di fattura artigianale, dalla larga lama piatta e asimmetrica con l’impugnatura in corno, osso o avorio, e fodero in cuoio finemente lavorato, in sostituzione della baionetta del fucile.
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Essendo un’arma da fianco sulla parte posteriore, all’incirca a metà, il fodero era dotato di uno o più passanti, i quali consentivano di fissare l’arma alla cintura, utilizzando apposite stringhe. Per facilitare l’estrazione del pugnale, il fodero è composto di due pezzi, cuciti tra loro, con una striscia di pelle, e presenta sulla parte anteriore una “finestratura”, atta allo scopo.

Il fascino leggendario del billao deriva dal fatto che ogni esemplare, essendo realizzato artigianalmente, è pressoché unico: diversa lunghezza della lama, diverse decorazioni e materiali per l’impugnatura e diversi ornamenti del fodero.
Nel 1936 per gli gli ascari della Polizia dell’Africa Italiana venne realizzato un billao d’ordinanza derivato da quello tradizionale.
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Su una guancetta dell’impugnatura era fissato un ovale in coniato in ottone con lo stemma della PAI: un’aquila recante tra gli artigli un nodo Savoia. L’elsa costituita da una semplice crociera ovale in lamiera di ferro cromato. La lama, sempre simmetrica, a due fili, lunga 193 mm., per una lunghezza totale dell’arma di 310 mm., il peso senza fodero di circa 300 g. Il fodero è in cuoio naturale, con all’interno una molla a lamina per bloccare la lama.
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