L’Italia nelle sue colonie africane realizzò sin dall’800 grandi lavori per rendere le terre produttive. Costruì immense dighe, migliaia km di canali, impiantò coltivazioni sperimentali e finanziò comprensori agricoli indemaniando, inquadrando e colonizzando centinaia di concessioni.
Benito Mussolini disse: “Voi dovete armonizzare il combattente col lavoratore, il soldato con il colonizzatore. I legionari romani dopo aver conquistato le colonie, deponevano la daga, aprivano le strade dissodavano il terreno.”
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Qui, sulle rive dell’Uebi Scebeli, venne realizzata un’Azienda Agricola Sperimentale centro di una vasta zona di concessioni che si estendevano su 30.000 ettari resa possibile ad una nuova grande diga di sbarramento collegata a 55 km di canali per l’irrigazione.
La prima azienda sperimentale risaliva al 1912 fondata da Romolo Onor che qui condusse i primi studi tecnici ed economici ma il progetto non decollò.
Fu nel 1923 che il Governatore Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon ne intuì l’importanza e la risollevò, facendone un grosso centro di colonizzazione sorretto dallo Stato e imponendo le leggi italiane per regolamentare la manodopera affinché non avvenissero sfruttamenti.
Nei primi mesi del 1928 la maggior parte dei nuovi lavori per la derivazione dell’acqua e le canalizzazioni erano compiuti insieme a 200 nuovi chilometri di strade camionabili.
Venne fondato Vittorio d’Africa, nuova città, che sarebbe divenuta il centro di raccolta dei prodotti e sede del Consorzio.
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