
Le “Leggi Fondamentali”, per la Tripolitania e per la Cirenaica, che prevedevano, tra l’altro, l’istituzione di una speciale cittadinanza italo-libica, che consentiva agli abitanti della Libia di concorrere al governo della cosa pubblica, vennero abrogate e furono introdotte le leggi marziali. (1)
Nonostante ciò, gli ufficiali del Regio Corpo Truppe Coloniali dovettero far fronte a problemi di ingente portata. Come prima cosa dovettero adeguare autonomamente la loro preparazione militare alla situazione, studiando gli avversari e il territorio, in quanto nelle accademie non erano stati preparati a condurre operazioni militari di tipo coloniale poiché gli insegnamenti erano mirati essenzialmente all’utilizzo dello strumento militare in ambito continentale. Essi si trovarono a controllare vasti territori con un numero di militari inadeguato, ormai ridotto per motivi economici, e a far fronte alla non facile situazione logistica. Cambiarono dunque la tattica d’intervento e le modalità operative sul campo nonché la composizione del corpo di spedizione con prevalenza di truppe indigene (eritrei, etiopi, sudanesi, yemeniti e libici), al punto che in Italia quasi non si avvertì il peso della guerra, anche se questa sarebbe stata destinata a durare dieci anni. L’uso di una tecnologia più moderna, la motorizzazione e l’”indigenizzazione” dei reparti si dimostrarono fondamentali per migliorare notevolmente il coordinamento e l’operatività delle varie unità militari. Ciò permise di passare all’offensiva nei territori del sud vincendo la resistenza anticoloniale.
Con queste innovazioni l’Italia fascista poteva sperare di vincere la guerra italiana per la Libia.(2)

Dopo cinquantatre combattimenti e duecentodieci scontri, l’11 settembre 1931, Omar al-Mukhtar fu catturato dagli uomini del capitano Bertè. (4)
Con la sua impiccagione, effettuata il 16 settembre 1931, finì la resistenza in Cirenaica e con essa qualsiasi opposizione organizzata agli obiettivi coloniali italiani.
Debellata qualsiasi forma di resistenza anti-italiana, con un pesantissimo bilancio di vittime sia per le popolazioni locali che per l’Italia, di fatto cessò “la guerra italiana per la Libia” e si aprì una nuova fase per la colonia italiana. Il governo fascista, infatti, analogamente a quanto attuato dai francesi in Algeria e Tunisia, diede avvio ad un processo di colonizzazione demografica della “Quarta sponda” adoperandosi nel contempo per l’integrazione della popolazione araba e berbera con varie misure, tra cui la costituzione di truppe coloniali indigene .
![106502409[1]](https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2018/10/1065024091.jpg?w=187&h=300)
Fu così che vennero fondati ventisei nuovi villaggi per i 20.000 italiani che si trasferirono in Libia, mentre altri dieci villaggi furono costruiti nel 1939 (con moschee, scuole, centri sociali e ospedali) e destinati agli arabi ed ai berberi libici. Furono edificate molte opere pubbliche tra le quali la Litoranea Via Balbia, grande strada che univa la Tripolitania alla Cirenaica e realizzati 400 km di nuove ferrovie e 4.000 km di nuove strade.
Coloni italiani, contadini del Nord Italia, dissodarono terreni semidesertici in Cirenaica. Per Balbo essi erano delle “truppe rurali”, “contadini soldati” dediti al lavoro della terra ma, se necessario, pronti ad imbracciare il fucile per la propria patria.
Su proposta di Italo Balbo, con il Regio Decreto Legge 3 dicembre 1934, n. 20125, le tre regioni di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan furono riunificate e fu dato loro il nome di Libia, in onore dei suoi primi abitanti: i Libi. (6)
Intensi furono gli scavi archeologici: città come Leptis Magna, Sabratha e Apollonia furono riscoperte ed indicate a simbolo del diritto italiano a possedere la Libia già “romana”.
![Mussoli_immagine_spada_islam_foto_originale[1]](https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2018/10/mussoli_immagine_spada_islam_foto_originale1.jpg?w=812)
Nel 1940 gli italiani in Libia erano circa 120.000, la città di Tripoli su 111.124 abitanti contava 41.304 italiani cioè il 37% della popolazione.
Questa fase di sviluppo economico ed infrastrutturale della Libia fu bloccata dallo scoppio della seconda guerra mondiale, e conseguente entrata in guerra dell’Italia, e dall’improvvisa scomparsa del Governatore Italo Balbo il 28 giugno 1940 quando il suo aereo fu abbattuto dal “fuoco amico” dell’antiaerea italiana che scambiò il suo aereo per un bombardiere inglese. Su proposta del Generale Badoglio, il Generale Rodolfo Graziani fu chiamato a sostituirlo.
Il 5 febbraio 1941, in territorio egiziano, avvenne il primo scontro a fuoco tra gli inglesi e la 10^ armata italiana che fu sopraffatta dagli avversari. Alla sconfitta subita seguì la perdita della Cirenaica la quale, per le offensive e successive controffensive poste in essere dagli opposti schieramenti sul suo territorio, subì gravissimi danni. Per questa disfatta il generale Graziani fu esonerato dai suoi incarichi e sostituito dal generale Ettore Bastico.
Nonostante le truppe italiane e tedesche, comandate dal generale Erwin Rommel, cercassero di arginare l’avanzata dell’VIII armata inglese, comandata dal generale Bernard Law Montgomery, il conflitto tese a sfavore dell’Asse e dopo la seconda battaglia di El Alamein, risultando inutile qualsiasi altra manovra, il 4 novembre 1942 iniziarono a ritirarsi.(8) Dopo trent’anni di occupazione la Libia veniva abbandonata e occupata dalle truppe alleate. Molti coloni italiani, soprattutto i meno abbienti, furono costretti a rientrare nella madrepatria.
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di © Nicola Catalano – Tutti i diritti riservati
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NOTE
1. A. Varvelli, La Libia e l’Italia, op. cit., pag 43.
2. N. Labanca, La guerra Italiana per la Libia, op.cit., pag.154.
3. A. Varvelli, La Libia e l’Italia, op.cit., pag.43.
4. P. Sensini, Libia 2011, Milano, Jaca Book, 2011, , pag.34.
5. REGIO DECRETO LEGGE 3 Dicembre 1934, n. 2012 – Articolo 1: LA TRIPOLITANIA E LA CIRENAICA COSTITUISCONO UN’UNICA COLONIA DENOMINATA “LIBIA”. ESSA È DOTATA DI PERSONALITÀ GIURIDICA, ED È RETTA E RAPPRESENTATA DA UN GOVERNATORE GENERALE. LA SEDE DEL GOVERNO È IN TRIPOLI.
6. V.R. Manca, Italia-Libia, Stranamore, op. cit., pag. 25.
7. P. Sensini, Libia 2011, op. cit., pag.37.
8. P. Sensini, Libia 2011, op. cit., pag.39.