
Quel giorno gli inglesi con i loro alleati scatenarono l’offensiva decisiva contro le linee italo-tedesche in Africa settentrionale, lungo un fronte di 15 km difeso dalla Divisione Paracadutisti Folgore.
L’Ottava Armata inglese schierò la 7a Divisione corazzata, i Desert Rats, veterani di della guerra d’Africa, e tre divisioni di fanteria, per un totale di circa 50.000 uomini, 400 pezzi di artiglieria, 350 carri armati e 250 blindati con ingenti scorte di munizioni, viveri ed equipaggiamenti.
Gli italiani schierarono circa 3.500 paracadutisti, più 1.000 uomini provenienti dal 31° Battaglione Guastatori d’Africa e da un battaglione di fanteria della Divisione Pavia, 80 di pezzi d’artiglieria e 5 carri armari. Scarse le munizioni, gli equipaggiamenti, e i viveri.
I rapporti di forza erano di 1 a 13 per gli uomini, 1 a 5 per le artiglierie, 1 a 70 per i carri armati.
I paracadutisti respinsero ogni tentativo di sfondamento e inflissero agli inglesi gravi perdite, che però pagarono con circa 1.100 tra morti, feriti e dispersi. La resistenza italiana si protrasse per una settimana costringendo i comandi inglesi a sospendere ogni altra iniziativa su quella linea del fronte. Il 2 novembre, con l’ordine di ripiegamento, la Folgore abbandonò le posizioni, con la sua linea di resistenza era ancora intatta. I superstiti della Divisione si sarebbero poi dissolti nel corso della tragica ritirata nel deserto.
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di © Alberto Alpozzi – Tutti i diritti riservati
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La BATTAGLIA DEL GRANDE NORD narrata da Paolo Caccia Dominioni in “Alamein 1933-1962”, Longanesi.
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E gran brutti segni hanno recato a Guiglia le giornate seguenti. Le intercettazioni rivelano una grande diminuzione di comunicazioni radio presso il nemico, senza giungere al completo «silenzio radio» che è il sintomo più immediato della vicina azione. Si ha una sensazione di intensa attività verso le alture dello schieramento meridionale, Oaret el Homar, Somaket Gaballa: i messaggi in quella direzione sembrano dei «riempitivi», tanto per far rumore: prevale il messaggio X 279 che significa, nel frasario convenzionale nemico, «sospendo e richiamerà». Anche la ricognizione aerea è più intensa verso sud: forse ci si vuol far credere che quella sarà la zona principale d’attacco.
Ma il 21 scorso, nella cornice di giornate placide, avviene una serie di incursioni furiose sulle basi aeree più avanzate, specialmente a Fuka dove il IV stormo subisce una vera distruzione. Poi calma di nuovo. I sintomi rilevati da Guiglia aumentano, la sua sensibilità si esaspera. Il 23 all’alba decide di lasciare Uadi Nagamish e di percorrere tutto lo Schieramento in linea, accompagnato dal capitano Maderni. La sua vettura corre rapida sulla Pista Bianca, poi sulla Pista Rossa e sulla Pista dell’acqua, saettando nelle traverse per raggiungere i vari comandi; ed egli dice a tutti: «Non è questione di giorni, ma di ore». Ma tutti, specialmente i tedeschi, che pure hanno per Guiglia la più ammirata considerazione, sono scettici. «Non bisogna ‘esagerare», dicono. Guiglia e Mademi, a sera, rientrano, più ansiosi e preoccupati di quando erano partiti.
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Lettera da El Alamein, Quota 33: “…abbiamo estratto dalla sabbia i plotoni, le compagnie e i reggimenti”
la lettera di P. Caccia Dominioni a Montgomery
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