Siamo già al terzo volume di “Romanamente”. Dopo i due precedenti dossier dedicati alla costruzione delle strade e all’agricoltura coloniale, il progetto di ricerca storica “L’altra faccia del colonialismo” pubblica un nuovo dossier ricco di immagini dedicate alla città di Mogadiscio realizzata dall’Italia fascista negli anni anni 20.
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Ecco questa è la Mogadiscio che viene presentata e raccontata in questo nuovo dossier, testimonianza delle opere realizzate dall’Italia in Somalia.
In quello stesso anno, il Governatore fascista Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon, dopo aver riorganizzato amministrativamente la colonia e per la prima volta portate sotto una stessa bandiera tutte le regioni creò, politicamente, quella nazione che oggi conosciamo con il nome Somalia.
In questo periodo di stabilità il governo italiano iniziò a riorganizzare il centro abitato di Mogadiscio e a completare un vasto programma di opere pubbliche.
In quell’anno la capitale contava 27.000 abitanti di cui 700 italiani. La città era divisa in due quartieri dal corso Re Vittorio Emanuele III, la principale arteria stradale che attraversava la città in direzione Sud-Nord: a Sud-Ovest Amaruìni (Amàr uèn, città grande), a Nord-Est Scingani, dove si trovava il Palazzo del Governatore, in stile moresco.
Ancora nelle parole della Viola: “La Mogadiscio europea si presenta gaia e carina nella sua strada principale, nel suo “corso” di denominazione così prettamente e squisitamente italiana, da dare, quaggiù all’equatore, la sensazione di trovarci ancora in una città della nostra Patria”.
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