Nella Somalia italiana degli anni ’20 vennero realizzate dighe, canali e una ferrovia per incentivare l’agricoltura sperimentale nel nuovo comprensorio agricolo di Genale, a sud di Mogadiscio, creando una vera e propria nuova città.
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Il testo che segue è estratto dal libro “Viaggio nella Somalia Italiana – La visita del Principe Umberto di Savoia nelle fotografie ritrovate di Carlo Pedrini” di Alberto Alpozzi, Eclettica Edizioni.
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Il Generale Fettarappa Sandri scriveva in proposito “Gli Italiani con dura fatica hanno creata una grande oasi, lottando contro gli elementi avversi della natura stessa, vincendo difficoltà che talora parevano insormontabili, superando delusioni atroci”.
La prima azienda sperimentale venne creata nel 1912 da Romolo Onor, durante il Governatorato De Martino, conducendo i primi studi tecnici ed economici sull’agricoltura in Somalia.

Alla morte del suo fondatore nel 1918, avvenuta proprio a Genale, l’Azienda cadde in disgrazia e fu proprio il Governatore Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon che ne intuì l’importanza e la risollevò, facendone un grosso centro di colonizzazione, con principi diversi dal Villaggio Duca degli Abruzzi: fu infatti il primo esperimento di colonizzazione sorretto dallo Stato, assegnando i terreni a coloni italiani che più tardi formarono il Consorzio di Colonizzazione di Genale.
Venne creato per primo l’Ufficio Agrario e di Colonizzazione per ordinare e disciplinare le concessioni, per curare e distribuire l’acqua per l’irrigazione, sorvegliare i centri di diffusione agraria, conservare e sviluppare il patrimonio forestale e zootecnico; venne istituito anche un servizio meteorologico e idrometrico.

La grande diga di sbarramento, su progetto dell’Ingegnere Gaetano De Angelis, fu iniziata nell’Ottobre 1924 e terminata il 27 Ottobre 1926. Con la nuova diga, lunga 90 metri, con il canale principale di 7 chilometri e i cinque secondari fu creata una rete di 55 chilometri di nuove canalizzazioni.
“Sulla pianura spoglia piccoli uomini dal volto bianco, i reduci della guerra e della rivoluzione d’Italia, affondarono gli aratri nella terra, prima di affidarle il nuovo seme. A Genale intanto, romanamente, si deviava il corso di un fiume per gettare le fondamenta di cemento e ferro della grande diga”.1

Venne fondato, allo sbocco della strada di Merca, il paese Vittorio d’Africa che sarebbe divenuto il centro di raccolta dei prodotti e sede del Consorzio Agrario con anche il nuovo edificio per la sgranatura del cotone per l’industria cotoniera nazionale.
Parallelamente alle opere per l’irrigazione l’intero comprensorio, circa 18 mila ettari, venne indemaniato, inquadrato e colonizzato, suddividendolo in 83 concessioni divise in cinque zone […]
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di Alberto Alpozzi – © Tutti i diritti riservati
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Tutte le foto dell’articolo, pubblicate nel libro “Viaggio nella Somalia italiana” sono di Carlo Pedrini, fotografo capo del Regio Laboratorio Foto-Cinematografico di Mogadiscio.
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Le piantagioni di cotone delle concessioni agricole di Genale
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NOTE
1 da Stefano Renier, Il Fiume e le Dune, Novella in “Nuova Antologia”, Novembre 1931.
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