Libro sull’architettura italiana in Eritrea. L’introduzione dell’autore

“Eritrea. L’architettura coloniale italiana” è il nuovo libro di Roberto Guiot realizzato attraverso le sue fotografie scattate durante i suoi numerosi viaggi nell’ex colonia italiana, con particolare attenzione alla città di Asmara, patrimonio dell’UNESCO.

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Cover front Eritrea-Architettura coloniale italiana_Guiot_Alpozzi (1)INTRODUZIONE di Roberto Guiot – La popolazione eritrea è veramente splendida. Dopo averla conosciuta non si può che condividere il pensiero del Comandante Guillet.
Nel bene e nel male i rapporti con l’Italia sono stati nel passato molto stretti.
Indubbiamente noi italiani come neo potenza coloniale in cerca di nuovi spazi in Africa Orientale abbiamo preso. Però a differenza di altri qualcosa di buono abbiamo anche fatto e lasciato.
I rapporti tra Italia ed Eritrea iniziarono nel 1869 quando la Compagnia di Navigazione “Rubattino” acquistò un terreno nell’Eritrea del sud non lontano da Assab per poi cederlo nel 1882 al governo italiano.
Iniziò quindi una lenta penetrazione non sempre pacifica nel territorio eritreo che verso fine secolo si concretizzò nella creazione della colonia di Eritrea (1890).
Di grande importanza strategica e ricca di risorse stimolò l’Italia ad investire e si crearono pertanto ferrovie, strade e fabbriche fino ad arrivare alle spettacolari strade e ferrovia che univano Massaua diventata nel frattempo un grande porto, con Asmara.
E poi la teleferica Massaua-Asmara opera mastodontica.
Così per questo tumultuoso sviluppo giunsero in Eritrea molti italiani e molti eritrei si spostarono nelle città dalle campagne.
Importante fu quindi creare piani regolatori per programmare la forte espansione edilizia e ad iniziare dal 1908 venne varato un progetto che prevedeva la divisione di Asmara in tre zone.
La prima riservata agli italiani e altri stranieri, la seconda mista e la terza solo per eritrei.
Nel 1930 la popolazione di Asmara arrivò a circa 24.000 persone. Circa un quinto italiani e circa 20.000 eritrei.
I quartieri destinati agli eritrei erano semplici con case in muratura piccole e geometriche o i cosiddetti tukul di forma cilindrica con tetto a cono.
Vi era poi un’area industriale che andò allargandosi sempre più negli anni.
A partire dagli anni Trenta la colonia diventò sempre più importante e ci fu bisogno di incrementare ancora di più l’edilizia per creare vie, piazze, viale, edifici governativi, banche, alberghi caffè, cinema e luoghi di culto per tutti.
Inoltre non dimentichiamo che erano presenti in Eritrea militare italiani ed ascari che necessitavano di alloggi.
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Cover back Eritrea-Architettura coloniale italiana_Guiot_AlpozziFino al 1935 la separazione tra europei non era molto rigida anche se naturalmente si era creata una certa divisione.
Con le leggi razziali del 1938 questa separazione si presenterà in maniera molto più marcata.
Ci fu dopi il 1935 un vero boom edilizio e la popolazione crebbe fino a 100.000 persone.
Grandi architetti giunsero in Eritrea e alle classiche costruzioni di fine 800 primi 900 con forme classicheggianti con colonnati, bifore, facciate e balconi decorati di ispirazione liberty si aggiunsero veri capolavori di architettura razionalista e futurista di bellezza tale che nel 2018 l’Unesco ha dichiarato Asmara patrimonio dell’umanità.
Non dimentichiamo poi che, sia pure in tono minore, anche altre città come Cheren, Decamerè, Massaua, ebbero un certo sviluppo e anche qui l’architettura ebbe un forte impulso.
Se Asmara fu definita la “Piccola Roma” Decamerè con le sue fabbriche la “Piccola Torino”.
La seconda guerra mondiale e la guerra civile incredibilmente non hanno creato danni. Solo Massaua fu in parte danneggiata.
Il tempo e la poco disponibilità di denaro per il mantenimento di queste opere non hanno fatto grossi danni.
La popolazione ha saputo mantenere in buone condizioni questo patrimonio.
Recandosi ad Asmara noi italiani facciamo un salto nel tempo di 80 anni. Ritroviamo le costruzioni che ci ricordano casa nostra e le usanze sono in parte mantenute.
Nei meravigliosi caffè si beve il cappuccino, nei ristoranti si trova cucina italiana.
Nei cinema ancora attivi grandi manifesti di spettacoli con attori italiani.
Poi la spettacolare concessionaria Fiat Tagliero capolavoro futurista.
Se a tutto questo aggiungiamo il rapporto con la splendida popolazione il contatto con questo meraviglioso paese che è l’Eritrea per noi italiani emozionante e affascinante.
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Nel libro troverete fotografie e schede dei seguenti edifici e luoghi di Asmara nella lista World Heritage:
Albergo Italia, Africa Pension, Quartiere dei Villini, Caravanserraglio, Piazza Roma, Piazza Michele Bianchi, Ufficio Postale, Albergo Hamasien, Teatro Asmara, Cattedrale, Stazione ferroviaria, Cimitero, Farmacia Centrale, Cinema Croce Rossa, Cinema Impero, Cinema Roma, Cinema Odeon, Sede R.A.C.I., Fiat Tagliero, Palazzo Gheresadik, Grande Moschea, Bar Zilli, Cattedrale ortodossa, Fontana Mai Jah Jah, Cinema Capitol, Ag. Lancia, Villa Grazia, Villa Avram, Villa Laila, Villa Tagliero, Villa Venezia, Palazzina BNL, Corso del Re, Monopoli Tabacchi, Bristol Pension, Viale Mussolini, Palazzo Mutton, Bar e caffè e inoltre scorci delle città di Cheren, Decamere e Massaua.
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22 thoughts on “Libro sull’architettura italiana in Eritrea. L’introduzione dell’autore

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  19. ho vissuto in Eritrea, mia prima MADRE PATRIA, dal 1938 al 1966. Come dimenticare? Nulla si può o riesce a dimenticare. la NOSTALGIA prende e satringe la gola. Voglio, appena mi è possibile, tornare e vedere sopratutto andare o percorrere la strada Asmara/Miniera aurifera Adi Nefas dove o lungo la strada o in zona miniera è stato assassinato mio Padre Ettore 31 luglio 1953. Saluti a tutti da Luigi Schneider

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