Prima del 1935 Ghezzabanda era una collina che si ergeva su Asmara per oltre 50 metri. Vi si trovava un insediamento di bande irregolari che facevano parte delle truppe coloniali che si chiamava Geza Banda Habescià.
Il colle sulla parte anteriore terminava con un dirupo di oltre 30 metri.
Nel 1935 i Gheza Banda Habescià furono sfrattati e si insediarono le truppe italiane prossime a partire per l’Etiopia. Il luogo prese il nome di Geza Banda Tilian. Furono costruite 350 villette con giardino e fu necessario creare un raccordo che facesse diventare il dirupo percorribile.

© Foto Roberto Guiot
Il colle fu raccordato con Asmara attraverso due strade ed al centro, nel 1939 fu costruita la fontana a gradoni mai ja ja, per opera del progettista del Genio Militare Lorenzo Azzolini, già capo dell’Ufficio Tecnico del Municipio di Asmara.
Inizialmente l’acqua per la fontana veniva presa dai due grossi serbatoi che facevano da confine tra la città ed il quartiere di Ghezzabanda e successivamente fu allacciata all’acquedotto.
Vediamo come la descriveva il Ghezzabandino doc Edoardo Maffei, recentemente scomparso, prezioso collaboratore di questa pagina del Club.
“Ghezzabanda sorge a Sud della capitale Asmara, ed il suo confine con quest’ ultima, è ben delineato dalla ferrovia Asmara Cheren, dove l’intenso traffico giornaliero viene scandito dal suono del treno a vapore alle ore 7,25 del mattino, verso Cheren, ed alle 19,45 alla sera, da Cheren; dopodichè il silenzio più totale, rotto qua e là dal latrato dei cani e dai necrologi notturni fatti ad alta voce da figuranti pagati alla bisogna.
Dimenticavo, altro suono familiare è la sirena della Naftolbit che suona alle ore 13,30 ed alle ore 14,00 per l’inizio di lavoro pomeridiano; ed alle 18,00 per scandire la fine della…laboriosa giornata.
Ci sono ben due strade asfaltate, la principale è quella che porta dalle fontane di Ghezzabanda, corso Medaglie d’Oro, fino all’incrocio con via Ugo Foscolo; l’altra è via Guglielmo Marconi che termina molto prima di incrociare il secondo viale principale che conduce ad Asmara.
Tutto il resto è molto ben tracciato, ma non asfaltato.
A Ghezzabanda sono presenti: la chiesa cattolica della Madonna di Loreto, poi è stata costruita una moschea, quindi una chiesa copta ed una casa adibita a chiesa celestiale Battista.

© Foto Roberto Guiot
Le industrie fiorenti sono molteplici, dai fabbri ai costruttori, dalle industrie conserviere all’acqua minerale, dai calzolai ai meccanici riparatori; i centri di svago sono anche essi molto fiorenti, il Bar Perugia è un esempio, nel suo cortile aveva anche i campi da bocce, un paio di biliardi poi, per cambio naturale di gestione, è diventato un bar gestito da ragazze generose, che noi della nostra età non possiamo frequentare, anche per via dei pregiudizi dei nostri genitori.
Un altro posto dove ci sono i biliardi è il Bar di Barone in via Marconi, dove ad emblema c’è il padrone che ostenta un’orchite fuori dal comune.
Al baretto di Ignesti si prende un caffè od un aperitivo di corsa, visto che è un chiosco alla fermata del n. 2, la linea autobus che porta ad Asmara con circa 15 cents.
Sulla salita principale, quella delle fontane, salendo a sinistra, c’è il chioschetto, da sempre ritrovo di ragazze generose, disposte a sollazzare il prossimo per qualche dollaro.
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A Ghezzabanda non ci sono altri ritrovi, quali ristoranti, alberghi, ma se vuoi comprare le injere, quelle della vecchietta di via U. Foscolo sono le più rinomate.
Turisticamente Ghezzabanda è rinomata per i suoi due laghetti di “Mai Cioet” dove quasi tutti noi, nonostante gli assoluti divieti dei nostri genitori, in quelle fangose acque, abbiamo mosso i primi passi per imparare a nuotare.
Un’altra attrazione turistico – venatoria, di cui si fregia Ghezzabanda, sono le tre Gole del Diavolo, dove in meno di un’ ora di trekking, ci si affaccia alla valle di Nefasti o giù di lì.
Una tentazione di guida spericolata è fornita ogni domenica pomeriggio dai calessinai che, per un Harkam, ci fanno sedere al posto di guida del loro ronzino, e correre chissà dove sulle due piste che portano ai due laghetti di Mai Cioet.

Cartolina d’epoca
Dimenticavo la raccolta di cuscinetti dismessi dai meccanici per costruire i carrettini e fare le corse per le due discese asfaltate, con due categorie, a tre ruote con sedile di stoffa, oppure a 4 ruote con sedile di legno e sterzo di corda.
Un altro hobby in voga è acchiappare farfalle, oppure uccellini col crivello o, meglio, guardare di nascosto Anna B. che pomicia col suo fidanzato nel suo ombroso giardino.
Ci sono anche i ragazzi più grandi di noi che hanno già la motocicletta, una DKW, se ricordo bene di Luigino Bonifacio, i fratelli Lombardo con Guzzi e BSA, il sig. Longo con una Taurus 350 e tanti altri ancora più anziani con Matchless (detto Canapone, per la sua chioma); tutte marche che puoi trovare ancora solo in questo angolo di mondo scordato da tutti.
Cominciano però a girare le prime vespe e lambrette, ce l’ha già Riccardo, Ciui, Ginio, Fernando, più tardi c’è Dino, Ninetto e chissà dopo quanti altri ancora.
La vita qui è molto organizzata… non c’è mai niente di nuovo sul fronte del porto.
La vita notturna poi… è meravigliosa, si possono ascoltare i cani latrare, i gatti quando sono in amore, alle cinque del mattino il muezzin che chiama, rompendo i …, i suoi fedeli alla prima preghiera; ah! Dimenticavo, c’è quasi sempre la jena, che col suo fedele compagno, lo sciacallo, rompe il tombale silenzio della notte ghezzabandina.”
Grazie Edoardo per averci lasciato queste testimonianze, grazie nostro amico asmarino.
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“Eritrea. L’architettura coloniale italiana” è il nuovo libro di Roberto Guiot realizzato attraverso le sue fotografie scattate durante i suoi numerosi viaggi nell’ex colonia italiana, con particolare attenzione alla città di Asmara, patrimonio dell’UNESCO.
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