1936, la fondazione dell’Impero. Storicizzare per conoscere e comprendere

Storicizzazione delle motivazioni della guerra d’Etiopia

Fra le ragioni che furono addotte per motivare la guerra d’Etiopia del 1935, quella che venne maggiormente ripetuta si riferiva alle necessità demografiche dell’Italia.
Vi era anche da considerare la questione irrisolta della “pace mutilata” e dei compensi territoriali-coloniali che Inghilterra e Francia non spartirono con l’Italia all’indomani della Grande Guerra. E il prestigio internazionale, per l’epoca, che le grandi potenza traevano dai loro possedimenti coloniali.
Certamente la conquista italiana dipendeva dall’idea del bisogno di trovare uno sbocco alla popolazione esuberante e quindi dare nuove terre al lavoro degli Italiani, ma voler considerare l’esigenza demografica come ragione assoluta, unica e condizionante, significa attribuire all’impresa coloniale caratteri che assolutamente non aveva, spiegarla cioè con gli stessi motivi materialistici che erano alla base della colonizzazione mercantile di Francia ed Inghilterra.
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Mussolini_L'Italia ha finalmente il suo Impero
La questione demografica non poteva essere e non era la giustificazione unica di un’impresa voluta dal fascismo che seppe coagulare attorno a sé la nazione intera, toccando l’apice del suo consenso. La guerra d’Etiopia nasceva, come spiegò nel dicembre 1935 Ernesto De Marzio: “dalla volontà di impero del popolo italiano e dalla ritrovata coscienza della sua missione, nata dalla rinnovellata grandezza della sua civiltà politica che la designa, un’altra volta, a regere imperio populos” (1)
L’Italia fascista, rifacendosi ai fasti dell’antica Roma, riteneva che col corporativismo avesse raggiunto il più alto grado di vita associata e si fosse fatta compositrice di leggi universali: si era cioè eretta a centro ordinatore di un sistema imperiale, il quale non aveva per fine lo sfruttamento capitalistico delle popolazioni e dei territori, ma l’incivilimento delle nazioni, secondo il pensiero positivista in voga in quegli anni in tutta l’Europa, enunciato nel 1844 dal filosofo francese Auguste Comte nel suo Discours sur l’esprit positif nel quale sosteneva che la nuova società industriale, con la scienza e la tecnica, doveva essere rivolta al miglioramento della condizione dei singoli e della società, cioè portare la civiltà.
Incivilimento che, per l’Italia fascista, non era quello degli imperi mercantili i quali si sforzavano di elevare il tenore di vita di popoli primitivi, per procurarsi nuovi mercati di consumo, ma quello di Roma che ai popoli soggetti, in cambio dell’indipendenza dava il beneficio delle sue leggi, come l’abolizione della schiavitù in Etiopia, e che, senza togliere ad essi la loro individualità, li incorporava in un sistema ordinato intorno a un’autorità che tutto trascendeva e tutti associava in una più alta impresa di civiltà. 
Come infatti scrisse lo storico inglese Denis Mack Smith nel suo libro “Le guerre del Duce”: “[…] le popolazioni ricevettero – dall’abolizione giuridica della schiavitù, dal controllo delle epidemie e delle carestie e dall’amministrazione della giustizia – vantaggi più concreti che le popolazioni delle vicine colonie britanniche. Il contenimento delle guerre intertribali in Somalia fu un risultato importante” e inoltre “furono concesse, in una misura inconsueta negli imperi coloniali dell’epoca, le libertà di espressioni, di riunione, di insegnamento e di proprietà”
La conquista abissina, al di là delle immediate ragioni militari, territoriali e demografiche era per l’epoca, secondo la visione del mondo, testimonianza della vocazione imperiale e delle esigenze civilizzatrici dell’Italia fascista.
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di Alberto Alpozzi
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NOTE
1) “tu regere imperio populos, Romane, memento (hae tibi erunt artes) pacique imponere morem, parcere subiectis et debellare superbos”. (Virgilio, Eneide VI 851-853) – TRADOTTO: “tu, Romano, ricorda di dominare i popoli (questa sarà la tua arte) e fissare regole alla pace, di risparmiare i sottomessi e debellare i superbi”.

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7 thoughts on “1936, la fondazione dell’Impero. Storicizzare per conoscere e comprendere

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