Se l’Italia fascista depredò le sue Colonie ce lo dice lo storico inglese Denis Mack Smith nel suo libro “Le guerre del Duce”: “Nelle colonie furono riversati ininterrottamente fiumi di denaro, con guadagni assai scarsi, e la bilancia commerciale, a dispetto di tutte le speranze, in nessun momento favorevole all’Italia. Gli amministratori coloniali italiani fecero spesso un buon lavoro e talvolta ottimo. Costruirono vaste reti stradali; e in qualche caso le popolazioni ricevettero – dall’abolizione giuridica della schiavitù, dal controllo delle epidemie e delle carestie e dall’amministrazione della giustizia – vantaggi più concreti che le popolazioni delle vicine colonie britanniche. Il contenimento delle guerre intertribali in Somalia fu un risultato importante”.
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A riprova di quanto scritto dallo storico inglese è qui sopra riportata una tabella dei bilanci delle Colonie italiane, Eritrea, Somalia, Tripolitania e Cirenaica, riferita all’anno 1928 estratta da “L’Opera della R. Marina in Eritrea e Somalia (dell’occupazione al 1928)” edito dall’Ufficio Storico della Regia Marina.
Ancora Smith ricorda come dagli italiani “furono concesse, in una misura inconsueta negli imperi coloniali dell’epoca, le libertà di espressioni, di riunione, di insegnamento e di proprietà” e prosegue scrivendo che “…l’Italia fascista fu più generosa di ogni altra potenza, e i risultati furono talvolta imponenti, malgrado la spesa avesse di mira più gli effetti propagandistici in patria che l’interesse collettivo delle colonie, o la creazione di un’economia funzionante. Un gran numero di disoccupati fu importato dall’Italia per costruire alberghi, ospedali, scuole e quattromila chilometri di strade asfaltate.”
“La Somalia è una creazione del lavoro italiano, in Somalia non ci siamo sostituiti a nessuno, non abbiamo trovato null’altro che il deserto privo di risorse” – 1948, on. G. Brusasca, Giusto tra le nazioni e fondatore della divisione partigiana Patria – LEGGI QUI
di © Alberto Alpozzi – Tutti i diritti riservati
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