Dopo 23 anni il caso Ilaria Alpi non ha colpevoli. La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione: non si rintracciano mandanti, assassini e movente. Ora tocca al gip prendere una decisione per l’omicidio di Ilaria Alpi, inviata del Tg3, e del suo operatore Miran Hrovatin a Mogadiscio il 20 marzo 1994. La procura sostiene sia impossibile risalire al movente e agli autori del duplice omicidio di 23 anni fa.
La famiglia Alpi: “Prove e depistaggi ci sono in abbondanza, procura sbaglia”.

La Cennicola ha citato anche la sentenza della Corte di appello di Perugia del 19 ottobre 2016 con la quale è stato assolto il somalo Hashi Omar Hassan, l’unico condannato, per l’assenza di qualsiasi indicazione su movente e killer.
L’assoluzione giungeva in seguito alle dichiarazioni di un testimone, Ahmed Ali Rage, detto Gelle, che nel 1997 a Roma accusò Hassan per poi scomparire dalla circolazione. Rintracciato a Londra dichiarò di aver testimoniato il falso e di non trovarsi nemmeno sul luogo del delitto ma di aver accusato Hassan perché “gli italiani avevano fretta di chiudere il caso” e gli fu promesso di poter lasciare il paese. Dai successi accertamenti, tramite la audizione di coloro che gestirono il testimone, poi rivelatosi falso, non emersero elementi di depistaggio.

L’avvocato D’Amati ha poi aggiunto “che sulla stessa vicenda la corte di appello di Perugia, nella sentenza depositata nel gennaio 2017, aveva dichiarato che ci si trova di fronte a condotte che generano ‘sconcerto’ riferendosi al modo in cui sono state condotte le indagini sul duplice omicidio”. Inoltre secondo il legale della famiglia Alpi “ci sono stati tentativi di depistare le indagini da parte di apparati dello Stato italiano: in particolare è stato pagato un informatore per far accusare una determinata persona (si riferisce a Gelle ndr) e questa persona ha ammesso di essere stata pagata per mentire e far condannare un innocente, Hashi Omar Hassan, questo è emerso a Perugia”.
Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia della Camera: “Delusione e amarezza. Dopo la sentenza della Corte di Appello di Perugia, a mio modo di vedere c’erano, e ci sono, tutte le condizioni per dare nuovo impulso alle indagini per cercare di trovare le prove di quella che tutti sappiamo essere la verità. Ilaria e Miran furono uccisi perché avevano scoperto responsabilità di faccendieri, affaristi, pezzi deviati dello Stato all’ombra della cooperazione internazionale e traffici di rifiuti e di armi con relativi depistaggi. Per questo la richiesta della Procura di Roma lascia amareggiati e delusi”.
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