
Si trattò di un salto vertiginoso rispetto al precedente quadriennio 1981-84 quando l’ammontare degli aiuti italiani alla sua ex colonia erano di 310 miliardi.
Centocinquanta di questi miliardi verranno erogati per il “programma ponte” 1985-86 della Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri.
L’investimento maggiore era destinato alla realizzazione di una strada di 450 chilometri nella poverissima regione del Bari-Sanaag, nel Puntland, la meno collegata del paese, attraverso il Fai “Fondo aiuti internazionali” la nuova denominazione che aveva assunto il sottosegretariato di Francesco Forte, il dipartimento di stato avrebbe poi dovuto provvedere ad asfaltarla.
Sempre nel nord della Somalia presso il campo di rifugiati ogadeni di Gannet “B”, presso Hargeisa, il Fai interverrà con un piano di vaccinazione a livello nazionale realizzato attraverso l’Unicef e l’invio di diecimila tonnellate di riso per i rifugiati.
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Il Fai investirà anche a Johar, ristrutturando il complesso agroindustriale dell’ex Villaggio Duca degli Abruzzi, fornendo assistenza tecnica e nuovi macchinari per lo zuccherificio.

La richiesta di forniture belliche competitive era un nodo già portato a Roma quello stesso gennaio 1985 dal vicepresidente e ministro della Difesa Mohamed Ali Samantar per contrastare i T 55 made in Urss in dotazione all’Etiopia. Siamo nel momento storico nel quale le tesi somale sulla guerra contro l’Etiopia erano state condivise più di quanto avesse mai fatto sinora un governo italiano, se escludiamo la storica guerra d’Etiopia del 1935-36.
Proprio da questa cooperazione si generarono i complessi sistemi di corruzione e di traffico di armi e rifiuti tossici tra Italia e Somalia.
La Corte dei Conti italiana stabilì che dal 1981 al 1990 furono versati alla Somalia 1.506 miliardi di lire, serviti per costruire opere mai finite.
Di questi fondi il 49% andò per la costruzione di grandi infrastrutture, il 21% alla realizzazione per investimenti produttivi concentrati per industrie e aziende agricole moderne e un 15% per investimenti socio-comunitari, a beneficio diretto della popolazione.
Tra i progetti, alle porte di Mogadiscio, vi era la creazione di una grande conceria e un calzaturificio. I somali sono abilissimi nella lavorazione delle pelli. Anche il vescovo di Mogadiscio, monsignor Salvatore Colombo, pare volesse crearne una, ma il 9 luglio 1989 verrà assassinato nei pressi della Cattedrale.
I fondi per l’acquisto dei macchinari e delle materie prime però poi iniziarono a mancare… e di una conceria, insieme ad altre opere “semplicemente inattive” si troverà traccia negli appunti di Ilaria Alpi, uccisa a Mogadiscio il 20 marzo 1994…
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di © Alberto Alpozzi – Tutti i diritti riservati