La valorizzazione agraria delle colonie era uno degli obiettivi principali dell’Italia fascista. Ma non era sufficiente emigrare nelle colonie per avere un appezzamento di terreno o una concessione da coltivare. Tutt’altro! Emigrare nelle colonie era un investimento e non era permesso ai nullatenenti.
Infatti nel 1933 il senatore prof. Emanuele De Cillis, all’inaugurazione del IX Corso di coltura coloniale indetto dalla «Società africana d’Italia» concluse il suo intervento nei riguardi del fattore più importante e cardine della colonizzazione: cioè del capitale.

In altra occasione io ho affermato che allo Stato corre l’obbligo di apprestare le condizioni necessarie per lo svolgersi dell’attività agraria in un paese da colonizzare. Quando lo Stato abbia eseguito le opere pubbliche necessarie ad istituito i servizi civili; quando abbia concesso ai coloni un largo credito e gli aiuti finanziari per le esecuzioni delle prime opere di miglioramento fondiario; non può dare, nè sarebbe opportuno, che desse di più. La pretesa di avere dallo Stato la terra e tutto il capitale necessario a migliorarla ad esercitarvi l’agricoltura, oppure la garanzia degli utili, appartiene a una pietosa letteratura di incompetenti.
Il colono si fissa alla terra e la redime all’agricoltura solo quando ne gode il possesso immediato o lo spera nel futuro o quando, oltre al lavoro, vi ha impiegato il proprio denaro o quando nel suo lavoro è stimolato dall’alea che, in misura maggiore o minore, accompagna ogni impresa lucrativa; senza queste condizioni non vi sarà mai colonizzazione; la storia coloniale di tutti i popoli insegna che la colonizzazione affiata dai Governi ai nullatenenti è sempre ed in ogni luogo fallita.
Lo Stato deve quindi soccorrere con tre mezzi: concedere la terra a poco prezzo ed a pagamento dilazionato; contribuire alle spese di impianto delle aziende; offrire un largo credito a condizioni possibili. E precisamente queste tre leve sono state messe in funzione dal Governo Fascista in Tripolitania, la Colonia più ricca e le cui condizioni si prestavano meglio ad una immediata opera di colonizzazione; e la politica agraria basata su questi criteri e seguita dal nostro Governo, ha dato, come ho già detto e come si sa, i risultati più brillanti». (1)
Inoltre qualunque migrazione dall’Italia verso le colonie e movimenti interni alle stesse colonie erano normati dalla legge del 9 aprile 1931 n° 358 “Norme per la disciplina e lo sviluppo delle migrazioni e della colonizzazione interna”
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NOTE
1) I nullatenenti e le colonie, da “L’Italia Coloniale” Anno X, n. 2, Febbraio 1933, pag. 27