Il colonialismo eterno tra progresso e progressismo

Il colonialismo è spesso visto come un’opera sanguinaria di invasori e sfruttatori, ma se si indaga più a fondo si scoprirà facilmente che la storia coloniale è diversa da come sinora ci è stata narrata imponendoci una visione estremamente manipolata.
Innumerevoli nomi, opere ed eventi sono stati cancellati. Documenti storici alterati se non nascosti dai cani da guardia del passato.
Attraverso la divulgazione di opere altrimenti rimosse, il nostro sguardo sul passato coloniale muta.
Una società più equa e realmente libera passa anche attraverso la restituzione alla storia degli italiani in Africa ciò che le spetta.
Solo includendo nella nostra visione e conoscenza della storia di tutte quelle opere e persone che sono state cancellate dai documenti ufficiali potremo cambiare il nostro modo di guardare il presente e soprattutto il nostro futuro.

ISCRIVITI AL CANALE TELEGRAM “ITALIA COLONIALE” PER RICEVERE TUTTI GLI AGGIORNAMENTI

L’opera di colonizzazione, come di fatto ogni altra attività umana, si realizzò in funzione di ideali e di interessi, con il dettaglio che nell’economia generale della civiltà umana l’interesse non era più concepito come un’attività puramente egoistica a beneficio di singoli individui, di gruppi o di nazioni attraverso un regime di mero sfruttamento.
Soprattutto nel campo della colonizzazione italiana l’interesse era inteso al servizio dell’ideale.
Ma sin dai primi anni del Novecento un’esagerazione tipica delle ideologie così dette libertarie cercò di fare apparire ogni attività coloniale unicamente in funzione della conquista violenta e dell’oppressione, che ci fu, della razza bianca sulle povere popolazioni africane.
Si proclamò il diritto dei popoli arretrati, di questo si tratta (non dimentichiamo il Positivismo), di rimanere tali nelle loro terre di origine, estendendo in tal modo alle tribù nomadi più primitive, il principio dell’autodeterminazione ma, ed è qui il cortocircuito, secondo i canoni e etica delle società più evolute.
La condanna della legittimità del possesso coloniale, in altre parole l’anticolonialismo, falsamente ispirato a sentimenti umanitari sosteneva (e sostiene) che il benessere dei popoli africani consistesse nel rimanere perennemente nel loro stato tradizionale: arretratezza civile, morale e industriale, salvo usare oggi quegli stessi popoli per battaglie morali e ideologiche nelle nazioni (ex) colonizzatrici.
“L’ignoranza dei veri interessi dei popoli di colore e la colpevole negligenza della giustizia, aggravate da egoistici preconcetti, costituiscono gli ostacoli più gravi all’instaurazione di un saggio governo” scriveva nel 1853 Lord E. Broucham in Filosofia Politica (parte III: Della democrazia e della monarchia mista).

Scopri tutte le menzogne raccontate per decenni sulla storia coloniale italiana leggendo il libro “Bugie Coloniali – Leggende, fantasie e fake news sul colonialismo italiano” di Alberto Alpozzi, Eclettica Edizioni. ACQUISTALO ORA a Euro 16,00+sp inviando una mail a ilfarodimussolini@libero.it. Potrai pagare con Paypal, Postepay o bonifico. (No contrassegno)

Ma pensiamo al progresso (l’agricoltura moderna, le irrigazioni, la profilassi, il controllo delle carestie, i diritti civili, l’istruzione) non dovrebbe conoscere limitazioni se non quella del vantaggio della collettività umana. Tutta.
Pensiamo quindi all’opera sanitaria portata avanti oggi, a vario titolo, dalle più svariate (e schierate) Ong nei paesi africani.
Oppure ricordiamo le “due Simone” sequestrate a Baghdad. Simona Pari e Simona Torretta, che per Emergency insegnavano “la raccolta differenziata ai bambini iracheni”.
È quindi contrario a questa concezione di progresso, sociale e civile (fare la raccolta differenziata?), che sconfinate regioni della terra debbano rimanere in eterno, ad esempio, dominio di pestilenze mortali, di costumi crudeli, di traffici illeciti di esseri umani, o che immensi territori debbano rimanere improduttivi e materie prime utili (pregiate e non) sprecate.
L’assurda idea rivoluzionaria ieri, quella che oggi si fa chiamare progressismo, pretese, reagendo contro il mito evoluzionista borghese e conservatore, giungere all’estirpazione di ogni elemento tradizionalistico cancellando totalmente il passato. Peccato però che i popoli, qualunque essi siano, bianchi o di colore, devono pur sempre attingere alle sorgenti originali della razza e della propria identità storica, malgrado il tempo e le trasformazioni successive degli usi, dei costumi e delle leggi, per rintracciare e formare le ragioni ultime e fondamentali della loro esistenza e soprattutto degli obiettivi nel loro avvenire.
Nel rinnovamento totale delle idee politiche nei primi anni del Novecento si generò una nuova teoria della colonizzazione: le terre d’oltremare non erano e non dovevano più essere territori di conquista estranei alla vita spirituale della madre patria. E la dottrina coloniale moderna definiva la colonia come un lembo di terra nazionale ove si lavorava, si lottava e si produceva per il maggior bene dell’umanità e del progresso civile.
Il buon governo sanzionava quindi il diritto di colonizzazione.

Scopri i libri suggeriti dal sito “L’Italia Coloniale”. CLICCA QUI per l’elenco delle nostre pubblicazioni: libri, dossier e riviste

La produzione agricola o industriale non dovevano essere ottenute a scapito del benessere morale e materiale dell’indigeno: s’imponeva in sostanza la necessità di considerare l’opera colonizzatrice nel quadro generale della missione di civiltà competente ad una grande potenza ricca di cultura e di energie.
A fronte dei risultati attuali del totale fallimento della decolonizzazione, occorrere studiare le possibilità future di collaborazione tra le nazioni escludendo le perpetue sorgenti di rivalità e di concorrenza.
È nota l’influenza decisiva di alcune nazioni a discapito di altre e anche in questo campo l’opera delle Nazioni Unite si urta con le difficoltà organiche derivanti dall’antitesi fra le proprie premesse morali e umanitarie, fra un ideale teorico di giustizia distributiva e alla fine, invece, una realtà pratica d’ingiustizia internazionale.
In seguito alla Seconda Guerra Mondiale popoli e territori dell’Africa hanno cessato di essere sotto la sovranità degli stati che li governavano precedentemente, secondo la sacra missione di civiltà.
Ma questi popolazioni, ancora riconosciute incapaci di governarsi da se, sono state affidate alla tutela di Potenze mandatarie, in nome e sotto il controllo della Società delle Nazioni, ben presto divenuta Nazioni Unite.
Però sulla natura giuridica del mandato e sulla sua applicazione sono sorti i problemi sul concetto di «sovranità», qualità giuridica ora ben applicabile alle ex colonie ma non attribuibile agli ex colonizzatori che anzi, devono rinunciarci, cederla e limitarla. Altro cortocircuito progressista.

ISCRIVITI AL CANALE TELEGRAM “ITALIA COLONIALE” PER RICEVERE TUTTI GLI AGGIORNAMENTI

La connessione dei problemi economici mondiali con la produzione dei territori ex coloniali in rapporto ai mercati di consumo e agli interessi dei paesi esportatori, specialmente quelli europei, necessita una revisione per una pacifica convivenza internazionale oltre a dover limitare i danni derivanti dalla cristallizzazione di posizioni di predominio e di sistemi di sfruttamento sproporzionati alle capacità di assorbimento delle singole nazioni.
Qualunque possa essere l’avvenire dell’Africa, è necessaria una nuova impostazione del problema “coloniale” sia come ideale a sé, sempre da armonizzare con le finalità superiori della vita e dei governi dei popoli tutti: la missione di civiltà (la raccolta differenziata?), il benessere e lo sviluppo.
Ma al momento l’imperialismo coloniale è sfociato in quello economico, con la non celata tendenza alla supremazia mondiale di chi si sottrae ad ogni controllo e fomenta tensioni, quando non conflitti armati, tra le nazioni.
Questo atteggiamento non può essere accettato come una fatale e ineluttabile necessità storica, come una forza destinata a sfuggire eternamente al controllo della società umana, condannata a subire soltanto le conseguenze di un eterno colonialismo che muta il nome ed è tornato indietro di duecento anni.

di Alberto Alpozzi

Vuoi approfondire la storia delle colonie italiane e vorresti un consiglio? Ecco QUI l’elenco delle nostre pubblicazioni: libri, dossier e riviste. Tutti i testi sono a carattere coloniale e utili per conoscere la storia d’Italia in Africa senza i pregiudizi della dittatura del pensiero unico. Ordina i tuoi titoli inviando una mail a ilfarodimussolini@libero.it.

ISCRIVITI AL CANALE TELEGRAM “ITALIA COLONIALE” PER RICEVERE TUTTI GLI AGGIORNAMENTI

ORDINA inviando una mail a ilfarodimussolini@libero.it. Potrai pagare con Paypal, Postepay o bonifico

One thought on “Il colonialismo eterno tra progresso e progressismo

  1. Pingback: “L’Africa per l’Europa e l’Europa per l’Africa” idea del Ventennio | L'ITALIA COLONIALE

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.