La nascita e le fasi del colonialismo italiano in Africa, dall’Italia preunitaria al fascismo
Le tradizioni coloniali italiane risalgono all’antica Roma prima e allo splendore delle repubbliche marinare dopo.
Ricordiamo che Genova nel Medio Evo, dominatrice fra tutti i popoli d’Europa, lasciò tracce indelebili in Oriente fondando fiorenti colonie in ogni scalo del Mar Nero ed estendendo una giurisdizione ed un regime commerciale e amministrativo che più tardi venne copiato dagli inglesi.
Venezia per quattro secoli detenne il controllo dell’isola di Candia e per quasi un secolo di Cipro e i suoi mercanti fondarono ricchi empori in Siria, penetrarono in Asia seguendo le orme di Marco Polo.

Con l’unità d’Italia lo spirito che aveva guidato gli avi della penisola si fece risentire quando la nuova nazione iniziò a guardare all’Africa in quanto unico continente non ancora completamente soggetto alla dominazione o influenza di altre nazioni europee.
Il nuovo governo trovò nelle navi della Regia Marina uno strumento militare e al contempo diplomatico per svolgere la sua azione sulle coste orientali dell’Africa percorrendo il Mar Rosso e le coste dell’Oceano Indiano.
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La storia coloniale italiana si suddivide in cinque periodi distinti.
– Il primo che va dal 1860 al 1910, con i primi sforzi della Marina alla ricerca di domini oltremare, durante i quali realizzò, seppure embrionalmente, le sue due prime colonie: l’Eritrea e la Somalia.
– Il secondo periodo che va dal 1910 al 1922 è caratterizzato dalla guerra italo-turca con la conquista della Libia e la presa di possesso del Dodecaneso.
– Il terzo periodo dal 1922 al 1935, con l’avvento del fascismo il governo diede un nuovo e forte impulso agli investimenti e riordino delle colonie.
– Il quarto dal 1935 al 1941, il più breve. Con la guerra d’Etiopia l’Italia crea il suo Impero che avrà vita breve con la perdita di tutte le colonie uscendo sconfitta dalla seconda guerra mondiale.
– Il quindo e ultimo periodo va dal 1950 al 1960, con un buco durante il quale le nostre colonie vennero acquisite dagli inglesi. In questi dieci anni le Nazioni Unite affidano all’Italia, in amministrazione fiduciaria la Somalia, nasce l’AFIS.
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Ma quale fu il primo contatto che l’Italia ebbe con l’Africa?

“Noi accettiamo in tutti i punti la suddetta proposta e siamo pronti a firmare il sullodato trattato subito che V. M. invierà presso di noi un Agente del Suo Governo investito di pieni poteri.
Noi siamo ancora più contenti che il Governo di V. M. abbia avuto per il primo il pensiero di entrare in amicizia coi cristiani d’ Etiopia e speriamo, grazie ai lumi del Vostro Governo, che il mio paese possa prendere posto fra le nazioni civilizzate europee, e che il commercio e la civilizzazione di questi paesi rifioriranno come nei tempi degli antichi Imperatori etiopici. Aspetto quindi con impazienza l’ arrivo dell’Agente di V. M. Saluti”.
Ma le difficoltà di comunicazioni, le guerre d’indipendenza e la prematura morte del Conte di Cavour non permisero di sviluppare questo primo tentativo per l’impianto di una colonia italiana in Abissinia, oltre al fatto che il Negussiè non pareva investito di quella sovranità incontestabile che si richiede in chi firma un tale trattato.

Ma con l’inizio dei lavori per l’apertura del canale di Suez (17 novembre 1869) le tendenze si fissarono sul Mar Rosso. Sorse inizialmente l’idea di occupare le isole Dahalak di fronte a Massaua ma le trattative intraprese vennero abortite improvvisamente.
Ma dal progetto delle Dahalak si giunse a prendere in considerazione la proposta del prof. Sapeto per l’acquisto della baia di Assab per conto della Società Rubattino che l’11 marzo 1870 prendeva possesso della località issando la bandiera italiana.
Ha così inizio la storia del colonialismo italiano in Africa Orientale.
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di Alberto Alpozzi
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