Dagli archivi dell’MI5 la verità storica sul colonialismo italiano in Somalia

Libro “Somalia. La Storia mai raccontata 1941-1969” di Mohamed Issa Trunji

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Somalia. La Storia mai raccontata_ TrunjiLa scorsa settimana a Fano in una riunione del gruppo “Somalia non solo” è stato presentato in anteprima assoluta la traduzione italiana del libro SOMALIA THE UNTOLD HISTORY di Mohamed Issa Trunji, pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 2016 dalla Looh Press.

Un importante lavoro di ricerca, dal taglio storico-politico, durato più di 10 anni, messo a disposizione dei lettori italiani grazie alla generosità dell’avv. Gianfranco Cenci, curatore della traduzione in italiano, e del dott. Vittorio Orlando.
“L’opera di Trunji – commenta Cenci – non ha l’obiettivo di sostenere tesi preconcette in favore o contro il colonialismo italiano, né tanto meno di fare opera di revisionismo o negazionismo nei confronti di altre narrazioni criticabili da opposti punti di vista. L’Autore ha reperito e pubblicato una ragguardevole mole di documenti inediti commentandoli senza influenzare il lettore, ma mettendogli a disposizione tutti gli elementi che potevano indurlo ad una valutazione dei fatti magari diversa da quella sostenuta prima della lettura di questa opera”.
Per esempio viene pubblicata per la prima volta la storia dei rapporti tra Lega dei Giovani Somali, antiitaliana per quasi un decennio dal 1943 al 1952, e la sua trasformazione in “collaborazionista” dopo i fatti di Chisimaio del ’52. Trunji ha potuto aprire un nuovo dibattito su quel periodo grazie ai diari segreti di Aden Abdulle, il primo Presidente della Somalia dopo il 1960.
Altrettanto dicasi per i fatti eccidio dell’11gennaio 1948 che l’autore approfondisce riportando anche singole testimonianze di alcuni sopravvissuti, ma non solo perchè è arrivato addirittura ad identificare due funzionari dell’amministrazione militare britannica protagonisti di quel drammatico giorno.
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Il dott. M. Trunji con l’avv. Daneo al CSA di Torino

“Ed ancora – spiega Cenci – circostanza di grande rilevanza per qualsiasi cittadino italiano, la trascrizione di un giudizio estremamente positivo e lusinghiero dell’MI 5, il servizio segreto britannico, su i due funzionari italiani al vertice dell’AFIS e cioè Ambasciatore Gasbarri (affari economici) ed Ambasciatore Benardelli (affari politici) tacciati invece da certa storiografia nostrana come ex fascisti in quanto funzionari del Ministero italiano delle Colonie”.

Sempre nell’ottica riguardante la ricerca della verità storica l’autore pubblica per esteso la lettera del “patriota” Barsame richiedente al Residente di Mahaddei la restituzione degli schiavi liberati dalle autorità italiane grazie all’azione del Governatore C.M. de Vecchi di Val Cismon.

Scrive a riguardo Trunji: “Lo Sheikh sembrava più preoccupato per la perdita dei suoi schiavi che per altre considerazioni. Rivendicava il diritto di sfruttare e disumanizzare altri esseri umani nati liberi come lui in nome della religione – e prosegue – Per la prima volta nella sua storia, attraverso la potenza militare e politica italiana, la Somalia fu unita in un’unica società, con un vasto territorio che si estendeva dal fiume Giuba fino all’accesso al Golfo di Aden – comunità precedentemente divise da barriere geografiche.”

Sempre Cenci: “Le pagine più preziose di tutta l’opera del Trunji sono quelle dedicate sia alla politica dell’Italia post bellica che quelle che con pacato distacco giudicano l’opera dell’Italia verso il popolo somalo confrontata con quella della Gran Bretagna nel Somaliland” capovolgendo i giudizi sino ad oggi espressi da una certa storiografia partigiana e italiana.

Infatti basta conoscere i fatti storici per interrogarsi sul perchè al tempo della decolonizzazione in Somalia questa fu assolutamente pacifica e senza problemi mentre in quasi tutto il resto dell’Africa fu contrassegnata da eccidi, rappresaglie e barbarie inenarrabili. “Nessuno potrà mai dimenticare la lotta dei Mau Mau con eccidi di coloni inglesi, le violenze della Rodesia e del Mozambico, la guerra civile in Algeria.”
Ricordiamo infatti che il 21 novembre 1949 l’Assemblea generale dell’ONU approvò la risoluzione 289 con la quale assegnò il territorio della Somalia in Amministrazione Fiduciaria all’Italia, benché, come nazione sconfitta nella seconda guerra mondiale, non facesse ancora parte dell’organizzazione. Il compito dell’Italia, di 10 anni (l’Italia ne chiese 30) fu quello di guidare gradualmente l’ex colonia all’indipendenza creando la classe dirigente e il sistema democratico. È il caso di sottolineare che si trattò dell’unico caso di amministrazione fiduciaria assegnata ad una nazione sconfitta nella seconda guerra mondiale.
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Avv. G. Cenci, nato a Villaggio Duca degli Abruzzi

Alla base di questa evoluzione pacifica, ben illustrata nel libro di Trunji, vi fu la perfetta intesa politica tra il rappresentante della politica italiana, l’On. Brusasca e il già ricordato Aden Abdulla Osman.

Trunji non ha solo frugato per anni negli archivi segreti britannici londinesi custoditi a Kew Garden ma anche ha potuto consultare le carte del’On. Brusasca, sottosegretario agli esteri del governo italiano all’epoca di De Gasperi, rintracciando diversi giudizi lusinghieri su altri funzionari dell’Amministrazione italiana mai pubblicati prima.
Un’opera necessaria, scritta da un somalo, che completa ma soprattutto confuta le molte, troppe inesattezze scritte dai svariati autori nel corso di decenni.

Un classico esempio, della vulgata nostrana, è stato quello di tacciare il colonialismo italiano come straccione, tacendo però sul fatto che alla vigilia della seconda guerra mondiale in Somalia era in funzione una ferrovia necessaria per il collegamento con l’importante complesso agro-industriale del Villaggio Duca degli Abruzzi con il porto di Mogadiscio.Si è anche taciuto che l’Italia aveva realizzato migliaia di km di strade di cui circa 500 Km bitumate mentre nella colonia sorella e cioè il British Somaliland il bitume e le ferrovie o le teleferiche come quelle delle saline di Hafun non sapevano nemmeno cosa fossero e si dovette aspettare il finanziamento della CEE nei primi anni 60 per la costruzione del primo ponte su un Uadi (Hargheisa).

“Così gli italiani – conclude Cenci – che avevano fatto investimenti per centinaia di milioni dell’epoca sono definiti “straccioni” mentre gli inglesi che hanno smontato ed asportato ferrovie, macchinari ecc. come documentato da Trunji erano evidentemente dei gentleman”.
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Somalia_Mohamed Issa Trunji
Mohamed Issa Trunji, l’autore del libro, è nato a Belet Uen, in Somalia, nel 1943. Nel 1962, dopo aver conseguito il Diploma delle Magistrali, fu assunto come insegnante per scuole elementari alle dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel Giugno del 1964 vinse un concorso per interpreti per l’Assemblea Nazionale (parlamento) posizione che mantenne fino all’Ottobre del 1969. Nel 1972 conseguì la Laurea in Giurisprudenza presso l’Università Nazionaale di Mogadiscio. Fu poi nominato Giudice di Tribunale.
Partecipò, come membro della delegazione somala ai negoziati della Terza Conferenza delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare che si conclusero con l’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare nel 1982.
Fu Presidente della Commissione Nazionale per il conferimento dello status di refugiato ai richiedenti asilo politico.
Dal 1992 al 2005 lavorò nelle sue funzioni di Principale Consigliere Giuridico per l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) in Iran, Iraq, Sudan, Etiopia e Zambia. L’autore resiede a Londra, Regno Unito.
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di © Alberto Alpozzi  – Tutti i diritti riservati
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