Per decisione delle Nazioni Unite del 21 dicembre 1949, la Libia, ex colonia italiana nata dall’unione della Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, divenne indipendente dal 1° gennaio 1952 sotto Re Mohamed Idriss El Awal Es Senussi, emiro dei Senussi.
Ancora prima della decisione delle Nazione Unite, nel 1948, il Nazirato Tripolino dell’Educazione aveva indetto un concorso per la realizzazione di un libro arabo che trattasse la storia generale della Libia.
La Commissione giudicatrice era costituita da sei studiosi di Storia Libica Mussulmana e Mondiale: il Prof. Saied Ahmed el-Feghih Hassen, Presidente degli Auqaf Mussulmani nella città di Tripoli; il Prof. Comm. Giorgio Naama, Capo interprete della ex Corte d’Appello Italiana di Tripoli, i Prof.ri Khalil Khuri e Filippo Bustani, funzionari dei Tribunali Tripolitani, e due studiosi libici, uno membro del Tribunale Superiore Sciaraitico, e l’altro professore nella Scuola Religiosa di Ahmed Pascià.
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Il premio venne conferito a Mohamed Ben Massaud Fusceika per il libro, in due volumi, “La storia generale della Libia” contenente una bibliografia di una cinquantina di volumi di storia arabi, turchi, italiani e inglesi.
Il Nazirato dell’Educazione stabilì che il lavoro di Fusceika, riassunto poi in un testo di 70 pagine stampato a Tripoli, venisse adottato nel 1956 per l’insegnamento nelle scuole libiche, con il titolo “Storia della Libia dai tempi più remoti ad oggi”.
Fusceika fu nominato Ispettore in Scienze Sociali presso le scuole secondarie della Tripolitania.
Fu dal 1937, su richiesta dei Notabili Arabi, nominato da Italo Balbo, primo Professore della scuola Superiore Islamica.
Nel 1944, durante l’Amministrazione Militare Britannica, venne nominato Direttore delle Scuole di Misurata, sua città natale.
Nel 1945, trasferitosi a Tripoli, ebbe l’ispezione dei corsi per maestri arabi e infine dal 1946 al 1948 si occupò dei problemi della Scuola Secondaria Araba.
La storia della Libia narrata da Fusceika è istruttiva, particolarmente per noi italiani, e prende le mosse dalle parole di Re Idris I, riportate nella prima pagina del testo scolastico: «Lo storico deve proporsi di rintracciare la verità e rendere noto unicamente questa, evitando ciò che non corrisponde a essa».
Tra gli eventi più controversi e dibattuti della storia della Libia c’è sicuramente la condanna a morte di Saied Omar el Muktar, il senusso, cui proprio Mohamed Idris, all’epoca principe, aveva affidato il comando della ribellione in Cirenaica contro gli italiani.
Perché non dimentichiamo che Idris, seppure dall’Egitto, fu implacabile nemico degli italiani e per tutto il trentennio di presenza italiana, non cessò mai di organizzare la guerriglia contro di noi. Salvo poi diventare, una volta salito al trono, nostro protettore contro gli inglesi.
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Ecco cosa riporta Fusceika a pagina 62: «Omar el Muktar si trincerò a Gebal EI-Ahdar con molte truppe senussite votate alla morte […] Con la fine della vita di Omar el Muktar in tutta la Libia regnò la pace e la tranquillità. Il partito fascista presieduto dal suo capo, Benito Mussolini, aveva intanto preso i poteri del governo in Italia. I suoi uomini provvidero a fare prosperare la Libia».
Rileggiamolo: «in tutta la Libia regnò la pace e la tranquillità» e gli uomini di Mussolini «provvidero a fare prosperare la Libia».
Interrompe il testo la foto della Marcia su Roma con al centro Benito Mussolini attorniato dai Quadrumiviri: Bianchi, Balbo, de Vecchi e De Bono.
Prosegue la storia della Libia italiana: «Onde mettere in esecuzione le direttive del Partito gli Italiani nominarono nel 1934 il Maresciallo Italo Balbo Governatore Generale della Libia. In tale periodo la Libia raggiunse nei suoi secoli storici il più alto tenore di vita».
Rileggiamolo di nuovo: «In tale periodo la Libia raggiunse nei suoi secoli storici il più alto tenore di vita».
Fusceika entra nel dettaglio: «Tutti i suoi terreni litoranei fertili furono trasformati in villaggi agricoli. Questi villaggi con case moderne, furono abitati da famiglie coloniche italiane, che portarono con loro bestiame e macchinario agricolo. Furono pure costruiti in questi villaggi pozzi e sorgenti artesiane. Questi contadini con la loro attività e pazienza piantarono dei boschi, oliveti, vigneti, mandorleti, frutteti d’altra specie e alberi da fronda».
Rileggiamo ancora: «Questi contadini con la loro attività e pazienza». Contadini, civili, la cui esistenza è negata invece dalla prof.sa Valeria Deplano, dell’Università di Cagliari, secondo la quale il colonialismo è “una storia di militari che vanno a occupare Libia…”. Ma non secondo i fatti. E questi Fusceika riporta nella storia del suo paese.
Prosegue la storia della Libia durante il fascismo a pagina 63: «I Fascisti costruirono in Libia la più grande strada, tecnicamente moderna, che va dall’estremità est dell’Egitto sino ai confini tunisini ad ovest. Questa via ha una lunghezza approssimativa di 1800 Km.».
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Avete fatto caso che Fusceika non ha scritto “gli italiani” bensì “i fascisti”?
Rileggiamo con attenzione: «I Fascisti costruirono in Libia la più grande strada, tecnicamente moderna […] lunghezza approssimativa di 1800 Km» strada la cui esistenza invece è negata dal prof. Alessandro Pes dell’Università di Cagliari, cui suggeriamo quindi di proseguire la lettura di questo libro libico per le scuole secondarie: «Ai lati di questa strada vennero costruite, per ogni 25 Km., stazioni per ristoro e riposo dei viaggiatori. […] Da questa grande via litoranea si snodavano verso l’interno della Tripolitania e della Cirenaica centinaia di vie asfaltate.
In queste due province il Governo fascista costruì strade ferrate che facendo capolinea alle due capitali, coprivano una distanza di circa 100 Km. I porti di Tripoli, Bengasi e Tobruk vennero rimodernati».
La descrizione prosegue: «In quanto alle città di Tripoli e Bengasi, esse diventarono le più progredite e le più linde fra le città moderne per i servizi di cui furono dotate, per le necessità urbane, con sistemi adeguati alle esigenze edili e stradali. Nelle città interne, considerate capoluoghi per la loro posizione, i Fascisti estesero la rete elettrica e le condutture d’acqua nelle abitazioni. Per i servizi governativi e per i funzionari essi fecero costruire dei comodi edifici moderni».
«I Fascisti». Davvero senza pudore questo Fusceika!
Ecco quindi che i fascisti e colonialisti invasero e crearono solo per loro. O no?
Ce lo dice sempre Fusceika nel 1956, nella Libia di Re Idris: «Anche i Libici, dopo che ripresero la loro tranquillità, non furono trascurati dagli Italiani, i quali istituirono per essi delle scuole elementari dove gli insegnanti erano Arabi e Italiani. […] Molti figli di notabili studiarono nelle Scuole Italiane e poi si recavano a Roma per completare la loro istruzione».
Rileggiamo sempre, perché certe affermazioni non ci sfuggano: «Anche i Libici non furono trascurati dagli Italiani… Molti figli di notabili studiarono nelle Scuole Italiane e poi si recavano a Roma per completare la loro istruzione».
E ancora: «Nella città di Tripoli il Fascismo aprì per i Libici una università per le scienze arabe moderne ed islamiche chiamata Scuola Superiore Islamica, ed inoltre si occupò efficacemente delle condizioni sanitarie e dei servizi urbani. […] La Previdenza Italiana verso i Libici non è stata mai passiva».
Si potrebbe commentare il testo di Fusceika e aiutare coloro i quali sono duri nel comprendere i fatti, ma le parole di Fusceika sono sufficientemente chiare da essere comprese, senza interpretazione ideologica, da tutte le persone per bene e in buona fede.
Per gli altri non resta che continuare a leggere i vari Del Boca, Pes, Deplano, Triulzi.
Ecco cosa hanno fatto i fascisti in Libia! Parola di Mohamed Fusceika.
di Alberto Alpozzi
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