Italiani d’Africa. La Decamerè da non dimenticare

18 Settembre 1935, Eritrea. Sul primo ponte costruito dagli italiani sul tratto Nefasit-Decamerè, l’Alto Commissario dell’Eritrea, generale Emilio De Bono inaugura i 36 km. che attraverso la Piana d’Ala conducono a Decamerè. Con lui il genero di Mussolini, il Ministro Ciano. In quel periodo gli ingegneri italiani erano i migliori al mondo per le costruzioni dei ponti in cemento armato e la ditta Puricelli, una di quelle che aveva vinto il lotto, aveva i migliori. Da lì a 15 giorni sarebbe iniziata l’invasione dell’Etiopia. Su quel tratto di strada transitarono circa 300.000 soldati italiani, migliaia di automezzi e cingolati.
Un meccanico di Roma ebbe l’idea di aprire un officina a Decamerè che era solo un villaggio con poche capanne.Il lavoro non mancava tanto che nel giro di pochi mesi a Decamerè arrivarono altri meccanici, si aprirono botteghe, ristoranti,si iniziò a costruire un centro urbano tutto di villette unifamiliari, dove trovarono alloggio oltre 16.000 italiani.

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Ponte al km 13 della strada Nefasit-Decamere inaugurato dal Generale De Bono e Ciano

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A pochi km. sorse l’aeroporto più grande dell’Africa, quello di Gura. La fabbrica di aerei Caproni aprì un proprio stabilimento costruendo un vero e proprio villaggio per i dipendenti. Era l’aeroporto della squadriglia dell’eroico Mario Visentini.
Arrivò l’Isotta Fraschini, che produceva motori, la Fiat, la Breda, l’Alfa Romeo, e Decamerè diventò la più bella cittadina dell’Eritrea, ricca e con una temperatura ideale per coltivare i vigneti. La festa dell’Uva divenne un appuntamento immancabile per gli asmarini che potevano girare lungo gli sterminati vigneti durante la vendemmia, acquistare cassette dell’uva, divertirsi nei tanti ritrovi della città o fare passeggiate tra i massi erranti o i fiumi in secca.
C’erano due sale cinematografiche, campi da tennis, un poligono di tiro, un ippodromo, la pista di pattinaggio, la bocciofila, innumerevoli ristoranti ed alberghi. nello stadio le due squadre di calcio di Decamerè si cimentavano nel campionato eritreo mentre corridori di razza come Cristofaro Bigi e Nino Ronzulli provavano i loro bolidi sulla strada per Asmara.C’erano anche grande motociclisti come Gino Gori e Dante Ronzoni.

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Se Asmara era bella, Decamerè era splendida.
C’era il circolo GIL, con il grande salone per le feste e il palcoscenico per la filodrammatica dove dirigeva il maestro Danieli e c’era la grande attrice Nella Poli ed Enzo Cifiello.
C’era un immenso auditorium dove il grande soprano Scarpinelli, con gli orchestrali Panza e Dario incantavano la platea. Non mancavano mostre d’arte permanenti di pittura e scultura. C’erano le banche, la Posta, l’Ospedale, le scuole di ogni ordine e grado sino alle superiori, le farmacie, i gruppi assicurativi, le chiese.
C’era l’elettrauto-pompista Bisoglio che si trasferì poi a Karthoum, diventando un riferimento per tutti gli italiani di passaggio in Sudan. Pino Casagni, che nonostante la presenza degli sciftà, era sempre in giro con il suo furgone per vendere caffè e vini. Benito Caporale era il rubacuori di Decamerè e Benito Dionisi con il suo negozio di biciclette che riparava e vendeva.
Decamerè, città di vento e di nebbia.
I bar si chiamavano “Gran Premio”, “Grande Italia”, “Meneghetti”, “Bar Centrale” e per i ristoranti i migliori erano il “Maggiore”, il “Bologna”, la “Grassa”. Le cartoline si trovavano dall’edicolante Di Scienza e la più rifornita bottega di vini e liquori era quella di Colletti.
Una pagina di storia da non dimenticare.
Italiani da non dimenticare.

di Pasquale Santoro

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