Schiaffo all’Anpi per le accuse infondate di apologia al libro “Il faro di Mussolini” di Alberto Alpozzi

A sx Ersi Osman, a dx Abdulkadir Yusuf con il libro “Il faro di Mussolini”
All’Anpi di Torino e Ciriè (TO) non hanno gradito la donazione del libro “Il faro di Mussolini” da parte dell’ex Governatore di Guardafui Abdulkadir Yusuf Mohamed e dell’autore Alberto Alpozzi alla biblioteca Corghi di Ciriè in collaborazione con FdI e al Consigliere Comunale Davide D’Agostino.
In un comunicato stampa raffazzonato e ricco di imprecisioni hanno accusato l’iniziativa di “apologia della dittatura di Mussolini”.
È evidente che i signori, in malafede, non solo non conoscono la storia ma non hanno nemmeno letto il libro.
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A riprova della loro faziosità divisiva anacronisticamente ferma ancora alla guerra civile pubblichiamo la foto appena ricevuta del Sultano Ersi Mussa Ersi Osman insieme all’ex Governatore di Guardafui Abdulkadir Yusuf Mohamed con una copia del libro IL FARO DI MUSSOLINI.
Per i signori dell’Anpi è bene precisare che l’ex Governatore appartiene al clan di Omar Samantar, il guerriero che maggiormente si oppose negli anni ’20, insieme al Sultano Ersi Boqor, nonno di Ersi Mussa, alla campagna del Governatore de Vecchi di Val Cismon per il sequestro delle armi nella Somalia del nord.
Entrambi morirono in Etiopia perché cacciati dal Governatore de Vecchi. Furono cioè nostro avversari, eppure oggi vi è reciproca stima e rispetto. Non siamo nemici e non si nutre rancore come i signori dell’Anpi vorrebbero. All’Anpi, anziché parlare sempre di antifascismo, dovrebbero prima studiare e poi insegnare ai loro accoliti la differenza latina, romana, tra avversari e nemici: hinimicus e hostes, cosa che direi i somali conoscono molto bene!

Ersi Mussa con il libro “Il faro di Mussolini”
L’ex Governatore di Guardafui, autore della prefazione del libro, a dicembre a Torino per la presentazione in anteprima della nuova edizione del libro “Il faro di Mussolini” ha chiaramente espresso il suo punto di vista: “nessuno può nascondere la storia, che sia buona o cattiva – e prosegue ricordando il primo incontro nel 2015 con Alpozzi – quando ci siamo incontrati per la prima volta abbiamo scoperto di non essere d’accordo su tutto, ma questo non ci ha impedito di diventare amici. Se non siete d’accordo, qualunque domanda abbiate fatela ad Alpozzi. Sfidatelo.”
Durante il suo soggiorno torinese, oltre la visita a Ciriè per la donazione del “libro dello scandalo” si è recato al
cimitero di Mathi (TO) per andare a rendere omaggio al
Capitano Gatti, caduto ne 1926 proprio presso il faro di Guardafui.
Quel faro a forma di fascio littorio, ancora presente sulla punta estrema del Corno d’Africa, che tanto impedisce il sonno all’Anpi “segna ancora oggi – precisa Abdulkadir – la presenza italiana in Somalia, percepita in tutta l’architettura nello Stato del Puntland.”
Conclude “Spero continui le sue ricerche ed io lo rispetto per questo. Apprezzo la ricerca d’archivio svolta da Alberto Alpozzi che ci insegna tutta la nostra storia comune dimenticata da tempo”, proprio quella storia comune tra Italia e Somalia, che l’Anpi a distanza di quasi 100 anni cerca ancora in tutti i modi di mistificare quando non riesce a nasconderla. Questi signori si indignano quando vedono un monumento o un edificio “fascista” mentre in Somalia non solo li restaurano ma vorrebbero farli diventare mete turistiche.
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