
Un mostra dedicata al passato dimenticato di Mogadiscio per mostrare insieme le recenti e più riconoscibili immagini della rovina causata dalla guerra.
Per ricordare cosa era una volta Mogadiscio e, forse, cosa potrebbe essere di nuovo in futuro.
Il curatore dell’esibizione mostra le fotografie della Cattedrale di Mogadiscio, e della Casa del Fascio, poi sede del primo parlamento della Somalia, prima e dopo le devastazione della guerra: “Molti dei giovani della Somalia sono nati nei campi profughi o in giro per il mondo, quindi non conoscono Mogadiscio, non sanno cosa hanno perso”.
Della vecchia Mogadiscio, che molti somali e italiani hanno vissuto e costruito sin dall’epoca coloniale non è rimasto quasi nulla, solo i buchi delle cannonate dell’artiglieria pesante. Quello che non è stato devastato è stato rubato.

La mostra Pictorial Tribute to Africa’s Most Wounded City curata da Mohamud Dirios e Ismail Osman è diventata un libro con i testi di Rasna Warah, che descrive Mogadiscio nella sua condizione passata e attuale, e cerca di ripristinare la narrativa della città antica. Mogadiscio, città affascinante e multiculturale, era nota per la sua cultura cosmopolita: dall’influenza coloniale italiana alla cultura islamica e cristiana insieme.
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La mostra fotografica fu in parte finanziata dalla Turchia. Perché il Governo italiano è assente e quando sente parlare di Somalia volge lo sguardo da un’altra parte?
Perché in Italia c’è chi paventa la cancellazione della nostra memoria distruggendo i monumenti realizzati duranti gli anni del fascismo mentre in Somalia li restaurano?
Proprio in questi giorni a Mogadiscio è stato aperto il cantiere per il restauro dell’Arco di Trionfo realizzato nel 1928 per la visita in Somalia del Principe di Piemonte, Umberto di Savoia.
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di Alberto Alpozzi – © Tutti i diritti riservati
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A Mogadiscio il restauro dell’Arco di Trionfo dedicato alla visita del Principe Umberto di Savoia
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