«La vasta organizzazione dei servizi marittimi nazionali ed il crescente arricchirsi di quelli aerei disimpegnati dalle possenti ali italiane, creano collegamenti che, avvicinando l’Impero alle porte di casa, assicurano anche al regolamento dei rapporti economici l’ausilio di un tramite bancario cosi rapido ed ordinato quale in altri tempi sarebbe parso illusione prevedere». Circolare del settembre 1936 annunciante l’apertura della Filiale del Banco di Roma di Addis Abeba.
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Con la
guerra d’Etiopia oltre all’immenso apparato bellico l’Italia dovette sostenere e organizzare i più svariati servizi sia nel campo economico e sociale sia in quello dei trasporti e dei rifornimenti, affinché con l’avanzata delle truppe anche quella delle masse di operai fosse sufficientemente appoggiata. Si presentò quindi l’esigenza di avere a disposizione dei funzionanti servizi bancari.
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Come l’organizzazione degli
uffici postali si andò sviluppando capillarmente ovunque sorgesse un nuovo nucleo di vita, così bisognava provvedere anche ai servizi bancari atti a raccogliere opportunamente il risparmio, disciplinare i movimenti monetari e soprattutto per
assecondare il movimento mercantile, assistere finanziariamente le nuove iniziative imprenditoriali, e coordinare i rapporti con l’Italia e con l’Estero.
Il Banco di Roma durante la fase preparatoria della guerra d’Etiopia aveva già provveduto all’impianto delle filiali di Massaua (23 dicembre 1935) e dell’Asmara (29 gennaio 1936). Successivamente, a mano a mano che l’occupazione dei nuovi territori andava espandendosi, predisponeva l’organizzazione delle nuove filiali che dovevano operare nei centri fondamentali di vita delle nuove terre conquistate. Ben quindici dipendenze che potevano rispondere nella forma più completa a tutte le svariate esigenze d’ordine bancario, vennero rapidamente messe in funzione.

Vennero
inaugurate nel 1936 le filiali di: Mogadiscio (29 maggio), Addis Abeba (3 settembre), Assab (15 ottobre), Harar (28 ottobre), Dessiè (26 dicembre), Lechemti (28 dicembre).
Inaugurate nel 1937 le filiali di: Gore (9 marzo), Dembi Dollo (23 marzo), Gondar (24 marzo), Gimma (21 maggio) ed infine quelle di Combelcià, Gambela e Giggiga.
Guardando la carta d’Etiopia appare chiara la dislocazione delle nuove filiali per assecondare i movimenti del traffico mercantile e quelli derivanti dalle opere pubbliche in corso d’attuazione, i tre maggiori sbocchi marittimi, le sedi di Governo e i più importanti centri dell’interno in cui convergevano e dai quali si irradiavano le nuove arterie stradali.
Il grande investimento della banca romana si basava sull’idea dei duraturi sviluppi della conquista e in vista dei grandi programmi messi in atto dal governo italiano che consideravano l’economia dell’Etiopia come parte integrante di quella nazionale anche ai fini di una più completa autarchia economica.
La nuova organizzazione dei servizi bancari etiopici non era fine a se stessa ma guardava al futuro agli sviluppi della sua potenzialità economica. Il nascente Impero sarebbe dovuto diventare un centro di attrazione ed un importante mercato di orientamento per buona parte del continente africano in virtù anche degli antichi rapporti e le relazioni di scambio esistenti fra l’Africa e le vicine terre del continente asiatico.
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