L’aviazione etiopica nella guerra d’Abissinia del 1935 tra cancel culture, censure e falsi miti

Ufficialmente il 1929 è considerato l’anno della creazione dell’Aeronautica Imperiale Etiope con l’arrivo ad Addis Abeba il 18 agosto del primo Potez 25 A2, seguito due settimane dopo, da un Junkers W33c.
Nel settembre 1930, Mikhail Ivanovich Babichev1 (Mishka Babicheff) compì il primo volo indipendente. Il mese successivo l’Imperatore gli assegnò il grado militare di tenente dell’Aeronautica Etiopica e inviato in Francia all’Accademia dell’Aeronautica Militare, dove si brevettò nel 1932 e tornò in Etiopia seguito da due piloti francesi.

QUESTO ARTICOLO E’ ESTRATTO DA “BUGIE COLONIALI 2” CAPITOLO 7 “L’AVIAZIONE ETIOPICA” pagg. 114/130

Mikhail Ivanovich Babichev

“Per diversi anni, il numero totale di aeromobili nell’aeronautica etiopica è stato aumentato, ma non ha mai superato i 20 aeromobili. Secondo alcuni rapporti, il numero di velivoli nell’aviazione militare etiope oscillava tra le 12 e 18 unità, alcune delle quali erano difettose. La maggior parte degli aerei era rappresentata dal francese Potez in legno. […] Nel 1934, il comando dell’Aeronautica militare dell’Etiopia aveva a sua disposizione 6 aerei: i biplani Potez. […]
Tra i piloti dell’Aeronautica militare dell’Etiopia nel 1929-1936, la maggior parte erano specialisti europei e americani invitati, c’erano quattro etiopi: Mishka Babicheff, Bahru Kaba, Asfaw Ali e Tesfaye. Oltre a loro, nell’Aeronautica militare dell’Etiopia prestarono servizio Henri Mallet, il barone von Engel e il barone Carl Gustav von Rosen, Ludwig Weber e molti altri specialisti dell’aviazione straniera […]
Nel 1935, il seguente equipaggiamento aeronautico era a disposizione dell’Aeronautica dell’Etiopia: 4 French Potez 25 A2 velivoli francesi (non avevano armi e dovevano essere seriamente riparati); un monoplano Fokker FVIIa olandese (in condizioni accettabili, ma privo di pezzi di ricambio, veniva utilizzato come veicolo di servizio medico militare); gli aerei tedeschi Junkers W33c; un Farman monoplano francese; un velivolo sportivo italiano Breda Ba.15; un aereo passeggeri inglese Beechcraft Staggerwing; un Monoplano Etiopia-1 (il primo aereo etiope assemblato in territori oltremare sotto la guida del pilota svedese Ludwig Weber – il pilota personale dell’Imperatore d’Etiopia) […] Per quanto riguarda le armi dell’Aeronautica Militare, l’aviazione etiope aveva solo un centinaio di bombe da dieci chilogrammi”2.

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Potez 25.53 intitolato a Nesre Asfassowen

Fantasiosamente invece Rochat scrive che “gli abissini non disponevano di aviazione né di artiglieria contraerea: l’unico pericolo3 per gli aerei italiani era il fuoco di fucileria” contraddicendo anche se stesso quando solo quattro anni prima aveva scritto “8 apparecchi furono abbattuti e 5 messi fuori uso dal fuoco degli abissini”4.
Non solo si smentisce da solo, contraddice anche Del Boca e non ha letto mai il Mockler: “Il 15 marzo 1934, nove mesi prima di Ual Ual, si era tenuta ad Addis Abeba una parata militare, a Janhoy Meda, la base dell’aviazione etiope che – con l’acquisto di altri 6 aeroplani – saliva a dodici all’inizio della guerra”.
Altra conferma di nuovo dal Traversi: “l’Imperatore possiede anche vari aeroplani quasi tutti di origine francese o regalati o acquistati e un Breda 15 presentato in dono dal Governo italiano ad Hailè Selassiè in occasione della incoronazione: una piccola esposizione di svariati modelli in mano dei soliti stranieri, in cerca forse di una una nuova verginità in terra d’Etiopia”5.

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Fokker F.VIIa-1m in Etiopia. Furono consegnati il 14 giugno 1935 due velivoli

All’epoca l’Etiopia disponeva già “di una dozzina di velivoli, quasi tutti però di vecchio tipo, di velocità ridotta e non certo provvisti delle più moderne applicazioni. Tre di questi velivoli sono stati regalati al Negus da potenze europee, gli altri sono stati forniti dai giapponesi, i quali si sono anche interessati a fornire all’Abissinia un certo numero di piloti istruttori”6.
Negli anni i velivoli etiopici sono stati documentati un po’ tutti.
La letteratura in merito non manca: “Al capitano Tenti, al capitano Ronti, al tenente Pianca. Da fonte sicura viene comunicato che domattina 12 febbraio 1936 alle ore 5 un apparecchio etiopico partirà da Addis Abeba diretto a Dessiè con a bordo mille proiettili per mitragliatrice Oerlikon e materiale di ricambio per apparecchi […] Allo scopo di sorprendere tale aereo in volo oppure allo scalo di Dessiè, gli aerei destinati alla ricognizione offensiva da effettuarsi domani mattina dovranno partire da Gura non più alle ore fissate con ordine di operazione n. 160, bensì a breve intervallo l’uno dall’altro ad iniziare dalle ore 6.15 […] si rammenta che nell’effettuare il bombardamento si dovrà cercare di evitare di colpire l’abitato di Dessiè. […]
Firmato generale Aimone-Cat”7.

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1935. Paul Corriger davanti a un biplano britannico De Havilland DH.60 con piloti dell’aviazione etiope

Ecco la narrazione della missione fatta dal tenente Pianca: “…le batterie contraeree avevano aperto un fuoco nutritissimo. Ma dell’apparecchio nemico nessuna traccia. Ci spingemmo più a Sud […] Il velivolo nemico era sceso laggiù e lo si intravedeva sotto i mascheramenti di fronde d’albero che nel primo passaggio ce l’avevano nascosto. Vidi la scarica di spezzoni del capitano Tenti colpire in pieno il bersaglio”.
La contraerea etiope si fa sentire ad ogni missione del tenente: “Per sette giorni consecutivi mi recai su Dessiè e fu da uno di questi voli che rientrai con una ruota squarciata, un montante agli estremi e qualche dozzina di fori sparsi su tutta la superficie del velivolo”.
Prima della guerra, a comandare la squadriglia negussita vi era il noto asso dell’aviazione Hubert Julian, conosciuto in tutto il mondo come “Black Eagle” (Aquila Nera). Originario di Trinidad (1897) migrò in Canada nel 1914 dove divenne pilota dell’Aviazione Militare Canadese.
Famoso per i suoi voli e salti col paracadute venne invitato nel 1930 dall’Imperatore Hailè Selassiè in Etiopia per prendere parte alla sua d’incoronazione ma durante la cerimonia ufficiale distrusse l’aereo dell’Imperatore e ritornò negli Stati Uniti.
Il 3 ottobre 1935 allo scoppio della guerra Julian al grido di “Africa for Africans” salpò per l’Etiopia per prendere parte alle operazioni militari comandando la squadriglia aerea etiope.

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John Robinson “Brown Condor”

Ma i sogni di gloria dell’Aquila Nera furono ostacolati dalla presenza di “Brown Condor”, il pilota John Robinson, nato in Florida, che aveva da poco accettato, con il grado di colonnello, il comando dell’aeronautica del Negus.
Durante la guerra effettuò diverse missioni di ricognizione, rifornimento e come corriere tra Addis Abeba e Adua, alcune accompagnate dallo stesso Imperatore, sia con un velivolo Beechcraft Staggerwing che su un Potez.
Durante i suoi 12 mesi di permanenza nel paese, fu ferito in battaglia ad una gamba (alcune fonti dicono ad una mano).
Sebbene Julian fosse stato riaccolto dall’Imperatore, non gli fu permesso di pilotare. Fu quindi incaricato di addestrare 3.000 soldati.
Così annotava in quei mesi di guerra: «C’erano solo dodici aerei in tutto il paese. Farli volare sulle rotte degli italiani sarebbe stato come lanciare colombe ai falchi».
Il corrispondente australiano Noel Monks riferì che Julian si era anche prestato a fare da informatore per i giornalisti che erano tutti confinati nelle loro stanze d’albergo e dipendevano dai comunicati ufficiali8.
Quando le sorti delle guerra furono chiare fuggì solo pochi giorni prima dell’imperatore stesso, rientrando a New York.
Le ostilità terminarono il 5 maggio 1936 con la presa italiana di Addis Abeba.
Il mese successivo dagli Stati Uniti giunse la notizia che “l’aviatore negro Iulian, il cosiddetto Aquila Nera, ha presentato alle autorità italiane il suo passaporto etiopico, chiedendo di diventare suddito dell’Italia. Egli ha, inoltre, spiegato le ragioni che lo hanno indotto, nei mesi scorsi ad abbandonare l’esercito di Tafari”9.
Fu una notizia di propaganda oppure la verità? Ottenne la cittadinanza richiesta?
In ogni caso la sua eroica storia conferma ancora che l’Etiopia era dotata di aviazione, seppure scarsa e non in grado di competere con quella italiana e che le forze armate etiopiche non erano dotate di sole lance, come si vorrebbe far credere ancora oggi.

di Alberto Alpozzi

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NOTE
1. Nacque il 14 ottobre 1908 in Etiopia da padre russo, Ivan Babichev, tenente della missione diplomatica russa in Etiopia dal 1898, e da madre etiope.
2. Юхова В., Тайны эфиопского двора, Интервью с А.Г. Шахназаровым (Yukhov V., Secrets of the Ethiopian court, Interview with A.G. Shakhnazarov).
3. Caduti italiani in azioni aeree: Generale B.A. Vincenzo Magliocco, Colonnello R. Esercito Mario Calderini, Ten. Colonnello Pilota, Ivo Oliveti, Maggiore Pilota Antonio Locatelli, Capitano Pilota Mario Galli, Capitano R. Esercito (osservatore) Antonio Drammis, Tenente Pilota Luigi Gabelli, Tenente R. Esercito (osservatore) Gaetano Devitofrancesco, Tenente Pilota Alfredo De Luca, S. Tenente Pilota Tito Minniti, S. Tenente Pilota Gastone Pisoni, S. Tenente Pil. Fortunato Cesari, Maresciallo Pilota Giorgio Bombonati, Sergente Motorista Dalmazio Birago, Sergente Fotografo Livio Zannoni, Sergente Radio Telegrafista Renato Ciprari, 1° Aviere Motorista William D’Altri, 1° Aviere Motorista Alberto Agostini, Aviere Scelto Radio Telegrafista Giulio Malenza e ingegnere Adolfo Prasso. In totale i caduti della Regia Aeronautica, secondo Giuseppe Giardina in Uno sguardo alla guerra d’Africa, “Giornale di medicina militare” del 1938, sono 193.
4. Rochat R., Le guerre italiane 1935-1943, Einaudi, Torino, 2005.
5. Traversi L., L’Italia e l’Etiopia, Capelli Ed., Bologna, 1935.
6. Rossi C., Abissinia, Minerva, Milano, 1935.
7. Da ordine di operazione dell’11 febbraio 1936 pubblicato in Pianca A., L’aviazione italiana nella campagna d’Etiopia 1935-36, su Historia n. 155, Ottobre 1970.
8. Vedi cap. 8 di Alpozzi A. “Bugie Coloniali 2”, Eclettica Edizioni, 2022.
9. L’Aquila Nera chiede di diventare suddito italiano, Il Giornale di Addis Abeba, 16 giungo 1936.

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