LIBRO – La spedizione Porro nell’Harar

LA SPEDIZIONE PORRO NELL’HARAR” di Andrea PALEOLOGO ORIUNDI, Edizione LAMPI DI STAMPA, 2009 – Euro 10,00 euro – Ordine a sgamex1@yahoo.it

I Porro erano (e tuttora sono) una nobile famiglia lombarda che ha dato all’Italia insigni patrioti e scienziati. Il Conte Gian Pietro (nonno del Gianpietro di cui vogliamo parlare), fondò nel 1823 la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde. Il Conte Carlo (zio dello stesso), celebre studioso di malacologia, morì per mano austriaca durante le Cinque Giornate di Milano. Un altro Conte Carlo (cugino), fu Generale d’Armata, Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito durante la prima Guerra Mondiale ed insigne geografo.

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Gian Pietro nacque a Como il 20 novembre 1844, primogenito di Francesco e di Chiara Giovio. Fu educato nel Collegio Militare di Milano, nell’Accademia Militare di Torino (dove conseguì il grado di Sottotenente di Cavalleria) e nella Scuola di Cavalleria di Pinerolo, da cui uscì con note lusinghiere. Con il grado di Tenente partecipò alla campagna del 1866 (terza Guerra d’Indipendenza) e in particolare alla battaglia di Custoza, circostanza in cui meritò una menzione onorevole per il proprio comportamento coraggioso.
Molto noto nella buona società milanese, amava la bella vita, l’equitazione, la vita di club. Aitante, distinto, vivace, dal colorito bruno e dai capelli nerissimi, buon schermidore, amabile e con spiccato senso dell’umorismo, aveva a volte atteggiamenti da guascone. Dai modi gentili, era di carattere franco e leale. Coraggioso fino alla temerarietà, di ferrei propositi, attivo, era però anche impulsivo e talvolta precipitoso nell’assumere decisioni.
Nel 1872 si dimise dall’Esercito e partì per un viaggio di piacere in Argentina; risalendo il Rio de la Plata e il rio Paranà esplorò il Gran Chaco (tra Argentina e Paraguay); di questo viaggio pubblicò nel 1873 un resoconto sul giornale “Perseveranza” e l’anno dopo un libro dal titolo “Da Genova al Gran Chaco e viceversa”. Nella conclusione del libro si trovano considerazioni sulle potenzialità agricole e di allevamento della regione e sulle prospettive per l’emigrazione (ritenute buone); viene anche detto che Buenos Aires non potrebbe opporre resistenza a un’incursione europea di stampo coloniale. Sottopose infine al Governo italiano un progetto per la fondazione di una colonia agricola per i nostri emigranti (“Progetto di impianto di fattoria italiana nell’America Meridionale”).
Rientrato in Italia nell’aprile 1873, si ritirò nella sua villa di Induno Olona (città di cui divenne sindaco) per scrivere libri di storia militare e di programmazione coloniale. Frutto di questi studi furono “La battaglia di Legnano” (un romanzo popolare), “Alcune parole sull’Esercito del Reno nel 1870 e sul processo Bazaine”, “Turchi e russi nella campagna di guerra 1877-78, appunti tattici e strategici”, “Note di storia militare d’Italia” in sei volumi, l’ultimo dei quali uscì postumo. Scriveva inoltre per i periodici “Perseveranza”, “Cronaca varesina”, “Fanfulla”.

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Il 5 agosto 1873 sposò Giuseppina Rossi (26.5.1856 – 14.2.1906), figlia di un ricco commerciante. Dal 1876, alla morte del padre, divenne il quinto Conte di Santa Maria della Bicocca.
L’8 marzo 1885 succedette a Manfredo Camperio quale presidente della “Società d’Esplorazione Commerciale in Africa”, alla quale da poco si era iscritto e di cui quasi subito era stato nominato consigliere.
Nel 1886 guidò una spedizione diretta verso la città etiopica di Harar, allora indipendente e governata da un emiro dispotico e tiranno. La missione aveva intenti dichiaratamente commerciali (ricerca della possibilità di instaurare regolari rapporti di scambio con quelle terre), ma di sottobanco il Governo italiano aveva chiesto al Porro di studiare la possibilità di una spedizione militare di conquista.
Gli otto membri italiani della spedizione furono trucidati a tradimento poco prima di aver raggiunto la meta. Non è mai stato chiarito chi fosse stato il mandante dell’eccidio, se l’emiro di Harar o gli inglesi insediati ad Aden. Entrambi certo non vedevano di buon occhio iniziative italiane nella regione.
Il Governo italiano, che ufficialmente aveva negato il suo appoggio al’impresa, non volle indagare, per timore di irritare le altre potenze europee proprio nel momento in cui l’Italia, con l’occupazione di Massaua, si affacciava alla ribalta coloniale. Dopo qualche polemica interna la vicenda cadde nell’oblio.

Recentemente ha pensato Andrea PALEOLOGO ORIUNDI (lontano parente del Porro) a riesumare l’episodio, con un libro interessante ed avvincente. Dopo le necessarie premesse sulle precedenti attività esplorative italiane nell’area e sulle vicende della Società di Esplorazione Commerciale, il Paleologo narra gli sviluppi della spedizione, da quando fu inizialmente concepita fino al suo tragico epilogo. Vengono poi svolte interessanti considerazioni conclusive basate su documenti originali dell’epoca.
Nel libro il Paleologo ha anche sviluppato una narrazione romanzata, in cui, basandosi sugli elementi obiettivi narrati e raccolti, viene raccontata in prima persona, da parte del Porro, la spedizione, dal suo concepimento all’epilogo.

LA SPEDIZIONE PORRO NELL’HARAR” di Andrea PALEOLOGO ORIUNDI, Edizione LAMPI DI STAMPA, 2009 – Euro 10,00 euro – Ordine a sgamex1@yahoo.it

IL LIBRO:
Il libro narra la storia della spedizione, a carattere esplorativo-commerciale, organizzata dal Conte Porro nel 1886 per conto della Società di Esplorazione Commerciale in Africa di Milano, verso la regione etiopica dell’Harar. Gli otto componenti italiani della spedizione furono trucidati nei pressi di Gildessa, quando ormai erano vicini ad Harar, ad opera di milizie dell’emiro al potere in città.
Dell’argomento, dopo le prime reazioni a caldo, non si è mai parlato molto: un po’ perché la spedizione non fu tra le più importanti dell’epoca, e molto, probabilmente, per una forma di imbarazzo da parte delle Autorità nazionali, che non seppero reagire e prendere posizione di fronte ad un tragico eccidio le cui responsabilità avrebbero potuto essere facilmente chiarite, ma sulle quali il Governo di allora preferì non indagare per non sollevare prevedibili complicazioni diplomatiche con altre potenze europee proprio nel delicato momento nel quale l’Italia si affacciava alla ribalta coloniale.
Ho ritenuto dunque opportuno riprendere la vicenda, illustrandola e inquadrandola nel suo contesto storico di riferimento, cercando di trarre delle conclusioni obiettive frutto della serenità di giudizio che deriva dal distacco temporale dagli avvenimenti stessi.
Ho diviso l’opera in quattro parti: nella prima parte si troveranno alcune nozioni di carattere generale e sui precedenti storici.
Nella seconda parte ho riportato tutte le notizie relative alla spedizione, nonché tutti i commenti e le considerazioni che l’hanno seguita.
Nella terza parte ho sviluppato una narrazione romanzata, basata sugli avvenimenti noti riportati nella seconda parte ed integrata con descrizioni verosimili, in modo da dare un’idea realistica delle diverse fasi della preparazione e dell’esecuzione della spedizione, nonché del suo tragico epilogo.
La quarta parte, infine, fornisce una breve descrizione geografica e turistica della città di Harar e della sua regione così come sono oggi, al fine di invogliare quanti volessero approfondire la vicenda narrata a visitare un territorio che immagino meritevole di grande attenzione.

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