15 Luglio 1924. Tra ritardi e ricatti l’Inghilterra cede l’Oltregiuba all’Italia

A fine 1923, epoca dello sbarco del de Vecchi in Somalia la colonia era ancora circoscritta nel sud alla regione chiamata Benadir, la cui capitale era Mogadiscio con 21.006 abitanti di cui 298 europei e 14.941 somali. I restanti erano arabi e indiani. Comprendeva politicamente, come protettorato, anche le regioni settentrionali dei Sultanati di Obbia e di Migiurtinia. A sud vi era il Giubaland inglese, la regione al confine col Kenia, per gli italiani Oltregiuba.

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Il territorio sarebbe stato presto aggiunto alla colonia, in quanto rientrante tra i compensi territoriali spettanti all’Italia in base all’art. 13 del Patto di Londra. L’accordo sanciva i compensi per l’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale al fianco della Triplice Intesa contro gli Imperi Centrali: “in caso di un ampliamento nei possedimenti coloniali francesi ed inglesi in Africa a spese della Germania, la Francia e l’Inghilterra riconoscono in massima il diritto dell’Italia di pretendere per sé certi compensi nel senso di un allargamento dei suoi possessi nell’Eritrea, nella Somalia, nella Libia e nei territori coloniali confinanti con colonie francesi e inglesi”.
Ma gli inglesi non cedettero la regione prima di lunghe discussioni e trattative, che ebbero esito positivo grazie anche al viaggio ufficiale del 24 maggio 1924 del Re Vittorio Emanuele III a Londra. L’Inghilterra concesse all’Italia, col protocollo di Londra del 15 luglio 1924, il territorio d’Oltregiuba.
“A proposito dell’accordo anglo-italiano per il Giubaland il Messaggero scrive – riportava La Stampa il 25 maggio – che l’opinione pubblica accoglierà con immediata e sincera soddisfazione la notizia della conclusione dell’accordo stesso, alla vigilia del viaggio dei nostri sovrani a Londra, che deve fra l’altro manifestare la mai smentita cordialità dei rapporti che unisce con le corti e i governi, i popoli d’Italia e di Inghilterra. […] La questione del Giubaland è stata risolta indipendentemente dalla questione del Dodecaneso, che per molto tempo in Inghilterra si voleva invece abbinare ad essa”.

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Francobollo dell’Oltregiuba

Era infatti dell’8 gennaio precedente un telegramma del Capo del Governo, Benito Mussolini, inviato all’ambasciatore italiano a Londra, Della Torretta: “Si vorrebbe in sostanza che l’Italia cedesse alla Grecia molte isole del Dodecaneso che le son costate sangue e denaro sol per far cosa gradita al Governo inglese, il quale si limiterebbe a effettuare la consegna di un arido e insignificante territorio nell’Africa Orientale, l’unica realizzazione ormai definitiva per l’Italia degli impegni assunti dagli Alleati con l’articolo 13 del Patto di Londra, magro corrispettivo in confronto al largo bottino coloniale toccato all’Inghilterra e alla Francia in seguito alla guerra. Ed è quattro anni che questa desolata fetta di Giubaland si fa pesare poco decorosamente sui rapporti politici fra l’Italia e l’Inghilterra”1.
Anche il Corriere Italiano, rilevando la conclusione dell’accordo si compiaceva per la rinuncia inglese all’abbinamento della questione del Giubaland con quella del Dodecaneso: “L’attuazione dell’art. 13 del Patto di Londra, base giuridica e inoppugnabile della tesi sostenuta dal nostro Governo, viene oggi a togliere di mezzo l’ultima nube che ha, a tratti, adombrato i nostri rapporti con l’Inghilterra, decretando automaticamente il decadimento di quella questione del Dodecaneso così artifiziosamente suscitata da chi pensava di avvalersene in sostegno di pretesti e che non può diplomaticamente sussistere”.
“L’accordo anglo-italiano per il Giubaland – prosegue La Stampa – che mette il nostro paese in possesso di una cessione coloniale di 43 mila miglia quadrate di territorio, è salutato dalla stampa come un segno augurale per la cooperazione dei due grandi paesi nel supremo spirito per il riassetto europeo”.

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Il Regio Commissario Zoli sbarca a Mogadiscio ricevuto dal Governatore de Vecchi

La nuova regione verrà poi annessa ai territori italiani con R.D.L. solamente il 7 maggio 1925, poiché la ratifica britannica si fece attendere dieci mesi, fino al 1° maggio 1925.
E non prima di altri due mesi, il 1° luglio 1925, si procedette, e non senza ulteriori discussioni, all’occupazione effettiva del territorio.
Stesso modus operandi degli inglesi, per esempio, per i territori dell’Haud e alcune zone dell’Ogaden, che riconobbero all’amministrazione etiopica con un trattato nel 1897, ma l’effettiva cessione avvenne solamente nel 1954. I territori incorporati nella provincia dell’Harar crearono un diffuso risentimento popolare che portò alla nascita del “Fronte Unito Nazionale”, riaccendendo così l’antagonismo somalo verso l’Etiopia. Il nuovo territorio ceduto all’Italia ebbe una breve esistenza come Colonia d’Oltregiuba, dal 16 luglio 19242 al 31 dicembre 1926. Venne amministrata da un funzionario del Gabinetto del Ministero delle Colonie, Corrado Zoli, palermitano e compagno di D’Annunzio nell’impresa di Fiume, inviato appositamente come «Commissario generale per l’Oltregiuba», per farsi carico dell’eredità, non felice, degli inglesi. La regione era infatti afflitta da lotte inestinguibili fra clan ed era stata trascurata fino allora per la sua povertà. Era stata governata tramite espedienti, appoggiando ora un clan, ora un altro, spesso contrapponendoli l’uno con l’altro.

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La cerimonia della pacificazione tra Ogaden e Haerti

I presidi erano stati ridotti al minimo, per ragioni di bilancio, cosicché il nuovo Commissario italiano dovette emanare subito alcune norme di pubblica sicurezza e costituire dei presidi e dei posti armati italiani per far uscire il paese dal caos.
Ma soprattutto l’Oltregiuba era “privo di vie di comunicazione, mancante di centri di consumo che portino un impulso alla scarsa e uniforme produzione, rispecchia attualmente, in misura ancor più modesta, le forme e le caratteristiche dell’economia indigena della Somalia”3.
L’Oltregiuba verrà poi definitivamente incorporato nella Somalia Italiana il 30 giugno 1926 con il R.D.L. 10 giugno 1926, n. 1118 affinché “il Giuba segnasse non una linea di demarcazione, ma un legame fra le popolazioni affacciantisi sulle rive di esso”4. Verrà anche regolata nuovamente la divisione territoriale ed amministrativa con i Decreti Governatoriali n. 5062 del 1° luglio 1926, e n. 5079 del 14 luglio 1926.
In appena un anno il Regio Commissario Zoli, con pochi mezzi e uomini a disposizione fece del suo meglio. La città di Chisimaio era “rinata a nuova vita. Le strade rifatte, le case imbiancate, alcune belle costruzioni (ospedale, Banca d’Italia, scuola, distillatore, chiesa e due palazzine per alloggi); illuminazione elettrica pubblica e privata, un rimorchiatore per i servizi del porto; caffè, negozi, circoli. Irriconoscibile dall’epoca dello sbarco italiano”5.
Anche sul piano politico aveva fatto un buon lavoro, riuscendo a far riconciliare le due principali cabile somale: gli Ogaden Mohamed Zubiér e gli Haerti, che durante la presenza inglese si erano sempre sanguinosamente osteggiate.
Quando il Quadrumviro giunse a Mogadiscio, l’Italia controllava dunque appena un terzo del territorio somalo, quello cioè dato in concessione – affitto – dal sultano di Zanzibar il 12 agosto 1892, nonché i porti di Brava, Merca, Mogadiscio e Uarsceik. Territori costituiti in colonia con legge 5 aprile 1908.

di Alberto Alpozzi

NOTE
1. Documenti Diplomatici Italiani, II, doc. 542
2. Il territorio venne ceduto all’Italia dall’Inghilterra con la convenzione di Londra del 15 luglio 1924 stipulata dal rappresentante italiano dell’Italia e da quello di inglese, in nome e per conto ed in virtù del protettorato britannico sul Sultanato di Zanzibar al quale l’Italia versò a titolo di indennizzo per la perdita di redditi fiscali £ 1.000 e una tantum di £ 25.000 a titolo di indennità per la perdita dei territori di sua competenza nella zona ceduta
3. Gorini M.P., Per le nostre colonie, Vallecchi, Firenze, 1927
4. Ciasca R., Storia coloniale dell’Italia contemporanea, Ulrico Hoepli, Milano, 1938
5. Vecchi B.V., L’Italia ai margini dell’Etiopia, Bietti, Milano, 1935

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