È di pochi giorni fa, venerdì 23 febbraio, l’ennesimo attentato terroristico a Mogadiscio, capitale della Somalia. Due autobombe sono esplose a breve distanza di tempo ad un check-point nei pressi di Villa Somalia, il palazzo presidenziale, e davanti al Doorhin hotel poco distante.
“Le nostre forze di sicurezza – ha dichiarato il ministro della sicurezza somalo Mohamed Abukar Islow – hanno ostacolato i piani iniziali dei terroristi. Un gruppo ha fatto esplodere un’autobomba in un parcheggio vicino al quartier generale dell’intelligence della Somalia perché non hanno trovato la possibilità di raggiungere l’obiettivo”.
Il bilancio delle vittime, secondo il dr. Abdukadir Abdurahman Aden dei servizi di emergenza Aamin, è di 38 morti e 20 feriti. Durante uno scontro a fuoco, in seguito alla prima esplosione, sono morti anche 5 terroristi uccisi dalle forze di sicurezza.L’attentato avviene dopo alcuni mesi di calma apparente nella capitale africana dopo i tragici attentati dell’ottobre 2017: il 14 ottobre un camion bomba causò più di 500 vittime e il 28 ottobre tre autobombe causarono 25 morti.
Il gruppo jhidaista Al-Shabaab ha rivendicato gli attacchi dichiarando di aver preso di mira il governo e i servizi di sicurezza.
Un rapporto dell’ACLED evidenzia come gli attacchi dei miliziani di Al-Shabaab siano la maggior causa di vittime tra i civili, rimanendo in assoluto il gruppo più letale e violento nella Somalia.
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di © Alberto Alpozzi – Tutti i diritti riservati

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