
«Una straordinaria città di pietra, in una parte del pianeta dove è raro trovarne» ha dichiarato Serena Massa, direttrice scientifica della missione e docente dell’Università Cattolica di Milano.

Da queste pietre, in Africa Orientale, vi è la conferma di un mondo Nord-Sud «che aveva rapporti molto più stretti di quanto potremmo immaginare», dice la direttrice Massa.
Fino ad oggi sono stati scoperti i resti di tre chiese cristiane del V e VI secolo d.C., di pochi decenni successive all’editto di Costantino del 313, che liberalizzò il culto cristiano.
L’ultima è stata riportata alla luce proprio nella campagna 2018, insieme alla Porta Occidentale della città: «E’ stupefacente – commenta la dott.ssa Massa – ritrovare chiese bizantine oltre i confini dell’Impero, così splendidamente decorate. Un segno di quanto fosse connesso il mondo di allora». Qui oggi, nei campi di mais dei contadini eritrei, affiorano marmi antichi provenienti da Bisanzio, «alcuni segnati con la stessa firma che si ritrova nella Santa Sofia di Costantinopoli», con decorazioni «della più raffinata cultura bizantina del VI secolo».

Una missione scientifica, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri italiano, composta da una decina di persone fra archeologi, architetti restauratori del Politecnico di Milano, esperti dell’Orientale di Napoli, del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e dal Piccini Group come main sponsor privato, affiancati da colleghi e studenti dei musei di Asmara e Massaia. Con loro 40 operai messi a disposizione dal governo eritreo.
Gli scavi di Adulis iniziarono nel 2011 quando il presidente dell’Eritrea Isaias Afewerki chiamò i fratelli Castiglioni affinché portassero alla luce siti archeologici per implementare il turismo. I fratelli Castiglioni scelsero il sito archeologico già mappato nel 1906 dall’archeologo Roberto Paribeni (Ricerche sul luogo dell’Antica Adulis, in Monumenti Antichi, 1907).

I risultati degli scavi di Adulis sono esposti a Varese fino a domenica 15 aprile 2018 nella mostra “Adulis, la città perduta” a cura della professoressa Serena Massa presso il Museo Castiglioni.
L’esposizione “vuole far conoscere gli scavi e le ricerche scientifiche condotte nell’ambito di questo progetto di cooperazione internazionale: monumentali architetture pubbliche, abitazioni private, spazi artigianali, negozi, magazzini, ecc., che ci offrono la possibilità di gettare lo sguardo sugli aspetti concreti della vita quotidiana che si svolgeva nella città portuale di Adulis, uno dei principali centri urbani del Corno d’Africa tra il I e il VII secolo d.C., emblema di un millenario dialogo tra Occidente e Oriente.”
.
di Alberto Alpozzi – © Tutti i diritti riservati
.
Guarda il video “Eritrea. La città perduta di Adulis”
Buongiorno vorrei avere un contatto per poter chiedere la Vostra partecipazione a un festival sul argomento le colonie tra Italia e etiopia Eritrea.
info@villaburi.it
In attesa distinti salutu
"Mi piace""Mi piace"
Buongiorno Saba, grazie per il contatto. Ci siamo sentiti telefonicamente questa mattina. Attendendo la chiamata del vostro direttore resto a disposizione. Cordialmente
"Mi piace""Mi piace"
Pingback: «L’Oltremare» la rivista che raccontava le colonie agli italiani | L'ITALIA COLONIALE
Pingback: Eritrea. Gli scavi archeologici della città perduta di Adulis nelle pubblicazioni del Ministero delle Colonie | L'ITALIA COLONIALE