Arthur Rimbaud poeta e trafficante d’armi in Africa Orientale

Arthur Rimbaud, primo in piedi a sinistra, ad Aden nel 1880Il poeta francese Arthur Rimbaud era passato dal vagabondare in Francia al vagabondare più avventuroso nelle terre inesplorate della Somalia di fine 800. Il poeta incontrò nell’Ogaden, il 13 giugno 1883, il nostro esploratore Pietro Sacconi che partito da Harar verrà poi ucciso due mesi dopo mentre era alla ricerca delle foci dell’Uebi Scebeli presso il pozzo del Sulul.
Rimbaud invece proseguì il suo giro commerciale nell’Ogaden dal quale trasse una precisa relazione per la Société de Géographie di Parigi. La relazione, intitolata “Rapporto sull’Ogaden”, descriveva i clan presenti nella regione, i loro costumi, le loro attività lavorative, le strade percorribili, le caratteristiche orografiche e climatiche, la fauna e i fiumi, concludendo con una serie di note positive circa la possibilità di stabilire relazioni commerciali nella zona.
Fu anche ingaggiato a Port Said da Jules Suel per prendere parte a “una spedizione di saccheggio dove un’imbarcazione diretta a Guardafui era affondata”.

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L’articolo che stai leggendo è stato estratto dal cap. XI “Celebrità a Guardafui” del libro Il Faro di Mussolini, di Alberto Alpozzi, Eclettica Edizioni. Ordina una copia inviando una mail a ilfarodimussolini@libero.it potrai pagare con Paypal, Postepay o bonifico.

Testimonianza da una lettera di Émile Deschamps, ufficiale medico di Marina ed esploratore, indirizzata a Jean-Marie Carré inviata da Algeri il 27 luglio 1928: “Mi dispiace di avere risposto così in ritardo alla vostra missiva, ma la mia salute è così precaria che non posso dedicarmi appieno a tutti i miei affari. Il vostro lavoro La vita avventurosa di Jean Arthur Rimbaud mi ha interessato molto. Che esistenza stravagante! Ne sono abbastanza sicuro, anche se sto cercando la conferma dei miei ricordi presso i miei vecchi amici a cui ho scritto, già senza successo, un anno fa. Io sono, dico, quasi certo di averlo conosciuto nel 1878, quando ero in Aden nella Agenzia da sinistra a destra G. Révoil, H. Lucereau, M. Riès, G. Bidault de Glatigné, J. Suel, Rimbaud, E. Bidault de Glatigné_Hotel de l'Universe_Suez_novembre 1879-Foto Libraires associés_ADOCMarittima dove mio padre era a capo della stessa Compagnia. È stato ingaggiato a Suez e a Port Said, da padre Suel, proprio il sig. Suel proprietario dell’Hotel de l’Univers che aveva bisogno di manodopera per organizzare una spedizione di recupero dei beni di un relitto a Cape Guardafui, dove una nave era affondata. Saranno stati tre o quattro, credo, seduti in circolo, da un lato, all’ingresso dell’hotel ogni sera, mentre io ero con miei amici dall’altra parte. Non davo importanza a queste povere persone, davvero miserabili; ma uno, che era curvo e più alto degli altri me lo ricordo bene perché gesticolava molto: sarebbe stato difficile non notare questa caratteristica. C’era in quel gruppo, un Arthur Rimbaud, e ho sempre pensato che fosse proprio il poeta. Cercherò ulteriori conferme”.
Inoltre il poeta-esploratore, avventuriero e cacciatore di relitti pensò bene di darsi anche al traffico di armi vendendo fucili a Menelik II, re dello Scioa. Quando però la carovana con i suoi 2.040 Remington di contrabbando, fucili non più utilizzati da 40 anni in Europa (vecchia pratica ormai consolidata e ben ripresa da noti armaioli ancora oggi) giungeva a destinazione la Francia e la Gran Bretagna avevano siglato da poco un accordo che vietava le importazioni di armi nella regione, tra l’altro ancora soggetta alla schiavitù. Tale accordo però, segretamente, andò in deroga per il novello trafficante francese con il bene placito del governo francese che gli spianò la strada per la sua nuova attività imprenditoriale, deroghe che valsero sempre da parte francese per armare i ribelli contro gli italiani.
Il Rimbaud trafficante venne poi pagato da Ras Maconnèn, futuro padre di quel Hailé Selassié, che fu Negus Neghesti dell’Etiopia fino a quando il maresciallo Badoglio il 5 maggio 1936 telegrafò: “Oggi 5 maggio, alle ore 16, alla testa delle truppe vittoriose, sono entrato in Addis Abebà.”

di Alberto Alpozzi – © Tutti i diritti riservati

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