Il monumento ai Caduti in Africa a Siracusa fu progettato nel 1938 da Romano Romanelli, appartenente ad una famiglia di grandi scultori fiorentini fra i più illustri, attivi nei secoli XIX e XX, famosi soprattutto all’estero (Romania, Stati Uniti, Inghilterra, Austria e Cuba). L’opera, destinata alla città di Addis Abeba in Etiopia, fu realizzata in epoca fascista per ricordare la campagna d’Etiopia e i suoi Caduti.
Nel 1952, a guerra finita e a Impero perso il governo italiano decise di portare l’opera di Romanelli a Siracusa, in Sicilia. La città fu scelta come destinazione dell’opera in quanto, durante il ventennio, il porto della città aretusea era considerato il più importante trampolino per le colonie.
Dopo una lunga discussione su dove collocare il monumento fu lo stesso autore, Romano Romanelli, ad individuare come luogo ideale lo slargo che si trova su piazza dei Cappuccini, proprio a picco sul mare. Romanelli diede disposizione anche su come dovesse essere posizionato, ovvero con la punta (la prua) rivolta verso il mare, in direzione dell’Africa Orientale precisamente verso Addis Abeba.
Il monumento però, prima di trovare una destinazione, rimase a lungo abbandonato in depositi e magazzini, e così diversi pezzi che lo componevano furono rubati e distrutti.
Il monumento è costituito da una struttura solenne realizzato in marmo di Carrara (i bassorilievi) e pietra bianca e ricorda la forma di una nave. Nella parte posteriore sono incisi i nomi delle località dei due fronti, il fronte sud e il fronte nord, dove, tra il 1935 e il 1936, avvennero le più importanti battaglie della campagna italiana nell’A.O.I.
Il monumento comprende sei statue in bronzo che rappresentano i corpi militari dell’esercito italiano, della marina e dell’aviazione che hanno partecipato alla guerra coloniale, le truppe indigene dell’Africa Orientale Italiana (i cosiddetti àscari), che hanno combattuto al fianco degli italiani, e i lavoratori italiani in Africa. Le statue in bronzo sono state realizzate da Romano Romanelli, ad esclusione di quella del lavoratore.
Il sesto bronzo raffigurante un lavoratore che portava tra le mani un piccone, in seguito ad un atto vandalico, è stato distrutto e gettato tra gli scogli. Il bronzo originale realizzato da Romano Romanelli è andato perduto negli anni in cui il monumento era conservato nei depositi della dogana. La versione attualmente presente nel monumento è stata realizzata da un allievo di Romanelli. Per rispetto nei confronti del maestro la statua è stata realizzata di dimensioni più piccole rispetto agli altri bronzi.
Del monumento fanno parte diversi bassorilievi che lo circondano orizzontalmente, realizzati sempre da Romanelli su lastre di marmo di Carrara. I bassorilievi rappresentano scene di battaglia, mezzi militari, scene di lavoro, etc..
All’interno del monumento è stata realizzata una cappella votiva dedicata al legionario italiano caduto in Africa Orientale. Si tratta di una sala di quindici metri per cinque, rivestita alle pareti con lastre di marmo rosso. All’interno è presente una scultura che rappresenta un soldato caduto in Africa, di cui quasi tutti ignorano l’esistenza poiché la cappella è chiusa all’accesso del pubblico.
La qualità artistica dei bronzi e dei bassorilievi, la complessità dei simboli rappresentati e della forma architettonica, ne fanno un’opera d’arte che merita di essere tutelata e valorizzata. Fin dalla sua collocazione, questo monumento è stato fatto oggetto di critiche e “li opinioni discrepanti fra ideologie politiche diverse. Ma è doveroso per tutti accoglierlo con comune animo riverente per le decine di migliaia di ragazzi che caddero combattendo eroicamente, e servendo la Patria.”
di Stefano C. – © Tutti i diritti riservati
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