1939. Ad Addis Abeba il primo centro ortotramautologico di tutta l’Africa coloniale

Nel 1939 tramite il Decreto del Governo Generale 8 settembre n. 819 pubblicato sul Giornale Ufficiale del Governo Generale dell’Africa Orientale Italiana n. 24 del 4 ottobre 1939 veniva istituito, in Addis Abeba, il primo centro ortopedico nella storia dell’Africa coloniale.

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Protesi dopo L’amputazione del 3° medio della coscia destra

Queste le parole del prof. Francesco De Francesco, Direttore Generale del Centro Ortotraumatologico per l’A.O.I., sulla fondazione della nuova struttura sanitaria:

“L’assistenza ortopedica e traumatologica ai nazionali come ai nativi si è dimostrata sin dalla prima fase della organizzazione sanitaria di un importanza e di una necessità di primo piano.
Garantire al motuleso, al minorato nella sua capacità locomotrice e degli organi di relazione, il ripristino di una ormai irrimediabilmente compromessa integrità fisiologica, quale che sia la genesi traumatica, di guerra o di pace, accidentale o per causa di lavoro, significa creare nel mutilato una coscienza armonicamente legata a quei concetti di altissima assistenza sociale, che rappresentano una delle più alte manifestazioni di solidarietà umana del Fascismo.
Ridare, in parte o del tutto, a coloro che nell’offerta generosa d’un combattimento, o nella muta consuetudine del lavoro, videro compromessa la loro euritmia fisica, la possibilità di ritornare nella stessa orbita laboriosa e feconda, significa non solo diminuire il numero di quelli che vantano il triste privilegio degli invalidi, ma è soprattutto restituire alla gioia della vita individui che nella mutilazione sentono la umiliante sconfitta della loro unità fisio-psichica”.

Già l’anno precedente, accanto all’Ospedale Militare Vittorio Emanuele III, era sorta un “officina di protesi” che si appoggiava soprattutto per lavori di precisione alle officine della Regia Aeronautica.
Alla fine del 1939, ancora in periodo di assestamento e preparazione burocratica, il centro aveva portato a termine già ben 114 protesi di cui 28 per arti inferiori amputati.

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Vennero chiamati ad operare alcuni tra i migliori ortopedici dell’epoca e in genere le protesi erano costruite in maniera autarchica con materiali reperiti sul luogo.
Sempre il Prof. De Francesco ci rende partecipi di come gli indigeni reagivano a questa rivoluzionaria novità: “[…]manifestazioni di indescrivibile gioia fisica attraverso quel complesso di segni esteriori e coreografici, con i quali questi mutilati hanno accolto l’opera ricostruttiva nel campo della patologia ortopedica. Penso che nessuna altra provvidenza assistenziale riscuota come questa tanto plauso tra gli indigeni un tempo condannati alla umiliante mutilazione di un arto.”

di Tommaso Zavarise

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