Mar Rosso. Il trattato di amicizia Regno d’Italia-Yemen che sarebbe dovuto durare fino al 1961

Durante gli anni Venti e Trenta del XX secolo, vi fu un episodio particolare, oggi del tutto dimenticato: il tentativo italiano di controllare l’accesso meridionale al Mar Rosso, lo Stretto di Bāb al-Mandeb (in arabo: المندب باب ,Bāb al-Mandab) o “Porta delle Lacrime”, acquisendo lo Yemen di Sana, posta a sud-ovest della penisola arabica.
Mussolini, già poco tempo dopo essere andato al potere, aveva cominciato a pensare di mettere i piedi in quella parte della penisola arabica prospiciente la costa meridionale della colonia eritrea. L’area più meridionale era all’epoca suddivisa in vari sultanati, emirati e sceiccati, quasi tutti sotto protettorato della Gran Bretagna, così venne deciso di attuare una strategia “soft”, puntando inizialmente ad una penetrazione di tipo commerciale.

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Jacopo Gasparini

Fu così affidato al governatore dell’Eritrea Jacopo Gasparini (1897-1941) l’incarico di stabilire e rafforzare i rapporti diplomatici con lo Yemen e con il suo sovrano, l’Imam Yahya Muhammad Hamid ed-Din. Va annotato che, contemporaneamente ai contatti con il re dello Yemen, si cercava di stabilire buoni rapporti anche con l’emiro Sayyid Ali ibn Muhammad al Idrisi al-Hasani, re di Asir, ma il suo tentativo venne frustrato dall’invasione saudita del 1930, che mise fine all’esistenza di quello piccolo Stato. Un primo, concreto ed importante risultato della politica di Gasparini fu raggiunto con la stipula, il 2 settembre 1926, del Trattato di amicizia e di relazioni economiche fra l’Italia e lo Yemen, con durata decennale. Il Trattato, entrato in vigore il 22 dicembre di quello stesso anno, ebbe due importanti risultati: per il Governo italiano, la possibilità di ottenere petrolio greggio e di esportare prodotti meccanici, manufatti e benzina raffinata nella vicina Eritrea, per lo Yemen, il riconoscimento, per la prima volta in un atto internazionale, della sua piena indipendenza. Negli anni successivi crebbero non solo i rapporti commerciali, con l’importazione da parte italiana di caffè e spezie preziosi, come perle ed ambra, e le esportazioni in Yemen, come automezzi, macchinari e benzina raffinata, oltre a creare due stazioni radio nei porti di Hodeidah e Mokha e due stazioni telegrafiche a Sana’a e Mokha; e con l’aggiunta di un ambulatorio medico nella capitale, con personale della sanità militare italiano. Fu costituita, nel 1931, la Società Anonima di Navigazione Eritrea (SANE), una compagnia di navigazione, con sede sociale a Massaua, che avrebbe dovuto collegare i porti eritrei con quello yemenita di Hodeidah; oltre alla creazione di una banca italo-yemenita, alla costruzione di una strada da Hodeidah a Sana’a e di una società per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi. Allo Yemen furono venduti alcuni lotti di armi, come fucili, artiglierie e relative munizioni. Fu creata anche una sede sulla costa yemenita dei Servizi Informazioni Militari (SIM) con la relativa creazione di una rete di informatori . Oggi possiamo dire che si stavano gettando le basi per creare una vera e propria alleanza, una sorta di protettorato. La Gran Bretagna osservava però con molta preoccupazione le mosse italiane nella penisola arabica, anche perchè in quegli stessi anni l’Italia aveva contatti molto interessanti con Abd al-Azīz, Re del Ḥijāz, poi Re dell’Arabia Saudita, tesi ad ottenere la cessione delle isole Farasan, che non soddisfecero l’ambasciatore britannico in Italia, Sir Ronald Graham, tanto che esternò al Foreign Office la sua preoccupazione, affermando che Mussolini stava cercando di creare nel Mar Rosso meridionale “un nuovo canale di Suez”, sotto controllo italiano. Se i rapporti tra Gran Bretagna e Italia si guastarono definitivamente con la guerra d’Etiopia, quelli con lo Yemen si mantennero invece solidi, tanto che il re yemenita non solo si rifiutò di aderire alle sanzioni imposte da Londra all’Italia ma fornì alle truppe italiane stanziate in Eritrea i diecimila cammelli, con tanto di cammellieri, che furono importanti per la logistica dei trasporti militari durante il conflitto. Nel 1936 il trattato d’amicizia tra Italia e Yemen fu prima prolungato fino al 1937 e quindi, il 4 settembre 1937, rinnovato per la durata di 25 anni, fino alla fine del 1961. Ma con l’entrata in guerra dell’Italia sfumava definitivamente, il sogno del controllo italiano sull’entrata meridionale del canale di Suez, sogno che, forse, anche gli yemeniti cullarono per qualche anno.

di Gabriele Zaffiri

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