L’Etiopia di oggi (e di ieri) raccontata da chi l’ha vissuta. Una storia diversa da quella sempre divulgata

Se volete conoscere Addis Abeba la capitale dell’Etiopia, la storia dimenticata che la lega all’Italia, il contributo degli italiani residenti allo sviluppo del paese. Se volete vedere gli edifici costruiti dagli italiani prima, durante e dopo l’occupazione, se volete visitare le numerosissime missioni cattoliche radicate nelle aree più impervie e remote. Avere notizie sulla scuola e cooperazione italiana e rendervi conto di quanto hanno fatto fanno e continuano a fare gli italiani per questa parte del pianeta indissolubilmente legata a noi per ragioni storiche, vi sorprenderete di conoscere una storia diversa da quella sempre divulgata. Se volete infine consultare le numerose foto d’epoca presenti nel testo allora dovete leggete i libri di Maria Cristina Pasquali.

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ADDIS ABEBA – FINE DI UN’EPOCA (disponibile anche in inglese)
Grazie al suo successo inaspettato, questo libro è stato pubblicato due volte in italiano (2005-2007). Nella seconda edizione sono stati aggiunte circa 20 pagine di vecchie storie per il piacere dei nostri lettori. Storie scritte da persone italiane ormai in Italia, ma nate e/o cresciute in Addis Abeba. Questo libro è un tentativo di mettere in luce il contributo allo sviluppo da parte degli italiani e di altre comunità storiche straniere presenti in Addis Abeba, una capitale giovane, che nasce solo alla fine del XIX secolo. Alla fine degli anni sessanta, finalmente, le relazioni tra Italia ed Etiopia (compromesse durante l’occupazione fascista (1936-1941) iniziarono a normalizzarsi. Il 6 luglio 1970, il Primo Ministro Italiano Aldo Moro fu ricevuto in Addis Abeba da Haile Selassie con gli onori di un capo di Stato. Tuttavia durante gli anni di Menghistu, chiamati “Terrore Rosso”, si realizzò il più alto numero di deportazioni di italiani del dopoguerra: 2909 persone, soprattutto donne e bambini. Tali deportazioni hanno continuato con 1186 ritorni nel 1976, 800 nel ’77, e 415 nel 1978. Nel settore industriale, ai proprietari di fabbriche fu assegnato un periodo obbligatorio di due anni allo scopo di formare nuovo personale per sostituire il vecchio. Le buone relazioni tra i due paesi si ravvivarono solo nel maggio 1978, dopo la visita del Vice Ministro degli Esteri Luciano Radi, che, in cambio di un atteggiamento più tollerante verso gli Italiani, offrì un programma completo di cooperazione tecnica ed economica. E da allora il Governo italiano e la Chiesa cattolica italiana sono stati continuamente impegnati nel lancio e nell’attuazione di programmi di cooperazione. Alla fine del 1982, 115 aziende italiane erano ancora presenti ed attive nel paese, la maggior parte delle quali ancora funzionanti. All’Etiopia finalmente è stato restituito l’antico obelisco di Axum tornato da Roma nell’aprile del 2005. Nel 1992 l’Etiopia è diventata una Repubblica Federale e per il suo popolo è stato l’inizio di una nuova speranza. In 20 anni Addis Abeba è totalmente cambiata. Molti edifici moderni, grattacieli, ferrovie urbane, grandi alberghi e nuove strade, tra cui un grande raccordo anulare che circonda la città sono stati costruiti e la città è ancora un cantiere aperto. La città ora riflette la modernità del mondo occidentale, grazie ai programmi messi in opera dal defunto primo ministro Meles Zenawi. Anche se la povertà non è stata ancora eliminata e la città ed il paese stanno ancora lottando per superare problemi vecchi e nuovi, si può dire che la vecchia Addis Abeba è finita e siamo all’inizio di una nuova era.
Questo libro vorrebbe conservare un po’ di quel passato in “bianco e nero”, con luci ed ombre, un passato in cui la nostra vita è ancora profondamente radicata, più di quanto possiamo immaginare, per capire che l’innovazione e la modernizzazione non possono e non devono ignorare o cancellare i buoni sentieri della nostra comune tradizione italo-etiopica.

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I MIEI DODICI ANNI IN ETIOPIA
Maria Cristina Pasquali si trasferì ad Addis Abeba nel 1998, con incarico del Ministero Affari Esteri, per insegnare lingua inglese presso la locale scuola statale italiana, una delle sette istituzioni scolastiche statali che proiettano la nostra lingua e cultura all’estero.
Essendo anche giornalista pubblicista il suo racconto autobiografico si arricchisce di osservazioni e notizie che ben permettono al lettore una visione di prima mano non solo dell’Etiopia, ma anche di altri Paesi in cui l’autrice in quegli anni ha viaggiato. Pertanto da una parte Addis Abeba è il palcoscenico su cui si muovono decine di personaggi che l’autrice incontra e ci presenta in maniera vivace e coinvolgente, dagli ambasciatori ai missionari, dai cooperanti cubani ai piloti d’aviazione, ma anche un resoconto giornalistico che ci offre uno spaccato di attualità assai più ricco e sfaccettato della solita narrazione stereotipata di Paesi che una volta si definivano esotici.
In Addis Abeba, in particolare, l’autrice è testimone del profondo cambiamento, avvenuto con il nuovo millennio, quando la capitale africana cominciava a proiettarsi, con un balzo fulmineo, ma contraddittorio, verso un ventunesimo secolo in cui però autostrade e ferrovie, grandi alberghi extra-lusso ed innumerevoli condomini periferici iniziavano a diventare espressione evidente di una forma di neocolonialismo cinese, di capitali esteri e di uno sviluppo molto poco sostenibile.
In generale tutti i racconti costituiscono un inno all’amicizia. Le sue esperienze sono sempre mediate dalla presenza di persone con le quali si è lanciata a capofitto nelle diverse avventure. Il racconto reale degli eventi che lei definisce spesso curiosi e sorprendenti si arricchisce di dettagli soffermando-si nelle descrizioni anche a rappresentare metaforicamente i sentimenti, le sensazioni e le impressioni che evocano il caleidoscopico mondo africano e la sua grandiosa natura.

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