
Ufficiali del Battaglione Alpini d’Africa (1895) due indossano la grande uniforme speciale senza elmetto.
Il 1894 è l’anno della vittoriosa battaglia di Cassala contro i dervisci e dell’occupazione di Adua durante le operazioni contro ras Mangascià e ras Agos. Si tratta però anche di un anno di grande importanza per gli esperti ed i cultori di uniformologia in quanto con l’Atto n. 3 del 1 gennaio 1894 fu introdotta la grande uniforme speciale per gli ufficiali dei presidi d’Africa passata alla storia per il suo aspetto marziale e la sua eleganza tutta ottocentesca.
Fino a quel momento gli ufficiali italiani in Africa avevano utilizzato l’uniforme avana con gli accessori da parata come grande uniforme che poco differiva dalla normale uniforme di servizio e di marcia; la nuova uniforme invece recuperava il tradizionale colore turchino scuro del Regio Esercito.
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Il testo dell’Atto d’introduzione recitava testualmente:
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È adottata la seguente grande uniforme speciale per gli ufficiali dei presidi d’Africa.
È vestita tutto l’anno dagli ufficiali nelle zone di Asmara e Cheren, durante la stagione delle pioggie a Massaua e dintorni:
nelle circostanze indicate dai commi b, c, d e g del n° 22 del regolamento sull’uniforme;
nelle parate, allorché sarà prescritto dal comandante delle Regie Truppe;
Par. 1 – Oggetti di divisa
Si compone di elmetto – giubba – pantaloni.

Casco coloniale da ufficiale dei Cacciatori d’Africa (notare il velo celeste) Collezione Carlo Morandi.
Ha la stessa forma di quello descritto al Par. 2 dell’Atto n° 42 del 1889. La copertura dell’elmetto però è di tela di cotone bianco leggiera e con orli un po’ più fini. L’elmetto è completato aggiungendovi il velo ed il soggolo, il quale ultimo però è d’uso esclusivo per gli ufficiali che fanno servizio a cavallo.
Il velo consiste in una striscia di seta celeste cupa, lunga m. 2,50, alta cm. 20, che si avvolge attorno alla fascia dell’elmetto, in modo da ricoprirla interamente. Il velo si fissa facendo entrare il capo esterno sotto la parte già ripiegata.
1°. La giubba è di panno leggiero, turchino oscuro. La forma della giubba è identica per tutti gli ufficiali delle truppe d’Africa; essa, come appare dall’unito disegno, è ad un solo petto; il dinanzi a taglio dritto, il didietro a taglio leggermente incavato alla cintola, di guisa che si acconci alla persona senza però stringerla.
2°. Il corpo che abbraccia il busto e le falde, si divide in parte anteriore e posteriore.
La parte anteriore ha sul lato destro una fila di 5 bottoni metallici, equidistanti, eguali a quelli prescritti per ogni arma e corpo in Italia. Essi sono posti in modo che il primo si trovi a mm. 30 di distanza dal gangherino che serve ad agganciare il bavero e l’ultimo a mm. 180 dall’estremità della falda; sul lato sinistro vi sono 5 occhielli in corrispondenza dei bottoni.
La parte anteriore è guarnita di alamari di seta nera, pesante, cuciti orizzontalmente sulla giubba a destra e a sinistra di ciascun bottone. Gli alamari hanno la larghezza di mm. 18 e terminano ad occhio con luce al centro di mm. 5 di diametro.

Battaglia di Tucruf (1896) Gli ufficiali italiani indossano la giubba della grande uniforme speciale.
La lunghezza degli alamari è decrescente dal 1° al 5° bottone in guisa che mentre gli alamari sotto al bavero distano mm. 35 dall’attaccatura della manica, quelli più bassi si riducono, a seconda della statura dell’individuo, nello stesso rapporto che risulta dalle dimensioni della figura. L’alamaro del lato destro va lasciato libero all’estremità, con stoffa raddoppiata per una lunghezza ed in modo che, mediante un’apposita apertura nell’alamaro stesso, si possa allacciare sopra il bottone. Sugli alamari del lato sinistro vanno fatti gli occhielli in corrispondenza a quelli praticati nella giubba.
Nella parte posteriore e sulle due cuciture, al luogo delle due mostre (finte tasche), vi sono due alamari fissi, verticali, della lunghezza da cm. 17 a 20 a seconda della statura dell’ufficiale e terminanti in alto ad occhiello come gli alamari della parte anteriore della giubba.
3°. Il bavero è dritto; si chiude mediante un gangherino e corrispondente maglietta. Le due punte sono ornate di stellette ricamate in oro per ufficiali generali e di metallo bianco o d’argento puro a superficie rigata e con gambo a vite per tutti indistintamente gli altri ufficiali.
4°. Le controspalline sono di panno della stessa qualità della giubba e vengono fissate sulla spalla da una parte mediante cucitura e dall’altra per mezzo di un piccolo bottone. Per gli ufficiali generali sono come nella giubba di piccola tenuta in Italia.
5°. Alle controspalline della giubba per gli ufficiali superiori ed inferiori sono sovrapposti i distintivi di grado, i quali consistono:
1) in una, due, tre piccole stellette d’argento per gli ufficiali inferiori, avvitate alla controspallina;
2) in una, due, tre piccole stellette di metallo dorato per gli ufficiali superiori, egualmente avvitate alla controspallina.
Gli ufficiali generali portano le controspalline come nella uniforme ordinaria in Italia e portano inoltre un ordine di ricamo in argento grande sulla manopola se Maggiori generali, un ordine di ricamo in argento grande ed uno piccolo se Tenenti generali. I ricami sono riportati su una manopola mobile di velluto nera filettata superiormente di panno scarlatto.
6°. Le maniche sono di media ampiezza per lasciare sciolto il movimento delle braccia. Hanno le manopole dello stesso panno leggero, turchino oscuro, foggiate a punta in direzione della spalla. Le manopole hanno lunghezza di mm. 65 di fianco, mm. 115 alla punta.
7°. La giubba non ha alcuna filettatura ed all’esterno nessuna tasca.
I pantaloni sono della stessa forma di quelli prescritti per gli ufficiali delle diverse armi e corpi dall’istruzione sulla divisa per gli ufficiali.
Sono dello stesso panno che la giubba. Lungo le cuciture laterali esterne, sono ornati di una banda di seta nera della stessa qualità e larghezza degli alamari della giubba.
A corredo di questa uniforme l’ufficiale indossava inoltre i guanti di filo o di cotone bianco e la sciarpa azzurra, segno distintivo degli ufficiali italiani.
Con la grande uniforme speciale l’ufficiale doveva sempre essere armato della sciabola. Gli ufficiali del Corpo di Stato Maggiore, di Fanteria (cacciatori), di Artiglieria, del Genio, del Treno e gli ufficiali medici erano armati della nuovissima sciabola mod. 1888, introdotta per gli ufficiali del Corpo Speciale d’Africa già nel 1887 ed il cui utilizzo era stato esteso anche all’esercito permanente.

Particolare dell’impugnatura di una sciabola Mod. 1888 da ufficiale (1890 ca.) Collezione Filippo Del Monte.
Questa sciabola ha la lama ricurva come quella stabilita per gli ufficiali di fanteria dell’esercito permanente. Porta la impugnatura d’ebano liscio con quattro scannellature della parte interna e con guarnitura esterna in ferro forbito e lucido. Il guardamano è con tre branche dello stesso metallo ed ha nella parte superiore un foro per assicurarvi la dragona. Il fodero è in ferro forbito e lucido (mentre con l’uniforme da marcia l’ufficiale disponeva di un fodero in cuoio e ferro). La stessa sciabola è pure adottata per gli ufficiali generali, ma la impugnatura anziché di ebano è di avorio.
Gli ufficiali di Cavalleria portavano la sciabola mod. 1873, quelli dei Bersaglieri la mod. 1850, i commissari ed i contabili la vecchia mod. 1855 per ufficiali di fanteria ed i veterinari la mod. 1873 da cavalleria.
Anche con la grande uniforme speciale gli ufficiali facevano uso della dragona di cuoio nero.
Il cinturino era invece composto da due strisce di cuoio naturale riunite, in corrispondenza al fianco sinistro, per mezzo di un anello d’acciaio, al quale è assicurato un gancio reggente i due pendagli ed una catenella per appendere la sciabola. I pendagli erano formati da due corregge in pelle di bulgaro con cuciture rosse. Tale cinturino era stato prescritto nel 1887 per tutti gli ufficiali del Corpo Speciale d’Africa e si portava con ogni tipo di uniforme.

Capitano dei Cacciatori d’Africa (Asmara, aprile 1894) illustrazione di Carlo Riccardi.
Nonostante il suo carattere di “grande uniforme” non si deve pensare che la mod. 1894 non abbia conosciuto i campi di battaglia della guerra d’Eritrea, di quella mahadista e di quella contro l’Impero etiopico. Molti ufficiali infatti, per essere riconosciuti dai propri soldati anche nel mezzo dello scontro, spesso indossavano la giubba della grande uniforme speciale assieme ai pantaloni avana dell’uniforme da marcia. L’utilizzo massiccio della giubba turchina sui campi di battaglia africani fece della grande uniforme speciale un’icona da immortalare in tavole ed illustrazioni tanto per la grande stampa borghese quanto per quella popolare in Patria. Particolarmente interessante è notare poi che fu con l’Atto d’introduzione della grande uniforme speciale che venne per la prima volta codificato l’utilizzo del velo celeste avvolto attorno al casco coloniale che era stato utilizzato fin dalla sua introduzione ad opera del colonnello Tancredi Saletta nei primi giorni dello sbarco a Massaua del corpo di spedizione italiano nel 1885 ma senza essere nominato prima negli atti e nelle circolari del Giornale Militare Ufficiale relative alle uniformi delle truppe nazionali in Africa.
La grande uniforme speciale mod. 1894 fu abolita nel 1904 e sostituita, come uniforme di gala, da quella che in Italia era definita “uniforme da campagna” con l’aggiunta del casco coloniale.
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di Filippo Del Monte
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R. Catellani e G.C. Stella, Soldati d’Africa, Vol. I, 1885-1896, Ermanno Albertelli Editore, 2002
Atto n. 3 del 1 gennaio 1894 del Giornale Militare Ufficiale
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