Nel 1930 in Somalia si costruiva il più grande fascio littorio esistente

 

cantiere_faro_Crispi-1929-30Nel 1930 in Somalia si costruiva il più grande fascio littorio esistente.

In Somalia ancora oggi si trova il più grande fascio littorio esistente. Una torre in pietra alta 20 metri, realizzata nel 1930 su progetto di Vincenzo Gregoretti, sul promontorio di capo Guardafui. Il grande fascio littorio era un faro in sostituzione della precedente torre metallica realizzata nel 1924.

Il primo faro fu realizzato dalla Regia Marina italiana per proteggere le rotte della navi che dovevano doppiare il Corno d’Africa, noto ai naviganti di tutto il mondo, per essere luogo di naufragi e pirati.
La storia unica e inedita del faro, intitolato a Francesco Crispi, è interamente raccontata nel libro “Il faro di Mussolini – Il colonialismo italiano in Somalia oltre il sogno imperiale” di Alberto Alpozzi per Eclettica Edizioni.
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Estratto dal capitolo 27 “IL NUOVO FARO LITTORIO A GUARDAFUI” (pagg.176-185)

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Fascio_Littorio_Capo-Guardafui2Il faro riappare anche citato nella nuova “Guida d’Italia del Touring Club Italiano – Possedimenti e Colonie” dell’agosto 1929 con un breve cenno: “L’attuale faro in traliccio di ferro, ormai deteriorato, sarà sostituito da una torre di muratura in forma di fascio littorio”.
[…] il Corni, nel 1937 scriverà in proposito, proprio nelle prime pagine del suo Somalia italiana: “Nel 1929, presentando il traliccio in ferro del Faro Crispi segni di avanzata corrosione dovuta all’azione dell’aria marina, feci montare la lanterna su di una torre in pietra rossa e dura del luogo, cerchiata di anelli in cemento armato e recante una scure, simbolo del littorio, che resterà nei secoli ad indicare, con la sua viva luce, la via sicura alle navi, che dall’Oriente navigano verso l’Europa”.
Infine ancora il Corni nel 1931, nella “Relazione sulla Somalia Italiana per l’esercizio 1929-30”: “Il faro con ossatura in ferro costruito all’inizio della nostra occupazione era in condizioni precarie e date l’importanza internazionale di questa segnalazione ho deciso di ricostruirlo in pietra, dando alla torre l’aspetto del fascio littorio.
La costruzione è ultimata e da quest’estrema roccia nota negli annali della navigazione per i pericoli che rappresentava si erge ora il simbolico Fascio, faro luminoso e morale della risorta Italia. La spesa è stata di circa L. 100.000”.
 
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Progetto_faro_Crispi_Capo-GuardafuiProsegue sempre nella Relazione nel capitolo dedicato al servizio fari: “…è stata ultimata la torre in muratura a forma di Fascio Littorio studiata per Capo Guardafui in sostituzione del traliccio di ferro del Faro Francesco Crispi; il 3 maggio 1930 detto faro è entrato in funzione sulla nuova ubicazione”.
[…] La realizzazione del nuovo faro a forma di fascio littorio, alta torre cilindrica su base trapezoidale, è descritta anche dalla Perricone Viola: “Ma l’Italia volle maggiormente affermare il grande simbolo del faro Guardafui ed imprimere ad esso ancora un più alto e più grandioso significato. Volle che la luce splendente che illumina la via ai naviganti fra i perigli e gli ostacoli, irradiasse dal Fascio Littorio, il segno della nostra grandezza passata e della nostra meravigliosa rinascita. Silenziosamente, tenacemente gli ascari, soldati d’Italia, strappando alla roccia durissima color del porfido gli enormi blocchi, li trascinarono faticosamente a braccia sulla vetta, procedettero ad un penoso lavoro di pulitura della ferrea pietra, in luogo privo di acque e di mezzi e la torre dalla pura forma del Fascio Littorio, sorta dal lavoro e dalla abnegazione di tanti, disegna la sagoma grandiosa e severa sull’azzurro sfondo del grande oceano!
Dalla sera del 3 maggio 1930 la luce del Fascio Littorio illumina le vie del mondo!”
 

IL FARO DI MUSSOLINI
Nel 2015 veniva pubblicata per la prima volta la storia del faro di Mussolini, architettura che segnò l’epoca del colonialismo nell’Africa Orientale. Affermazione dell’Italia e dell’antica Roma è passato alla storia come simbolo della colonizzazione italiana. Testimone silenzioso del sogno imperiale, oggi quell’antico faro di venti metri eretto sul promontorio di Capo Guardafui è il più imponente fascio littorio esistente. Un’indagine storica per narrare luoghi e uomini che segnarono gli avvenimenti cruciali e ancora sconosciuti della storia della Somalia Italiana. Percorrendo le incredibili vicende della costruzione del faro e delle numerose battaglie che sotto la sua luce si consumarono si svela il vero volto del colonialismo italiano nascosto sino ad oggi. LEGGI QUI IL PRIMO CAPITOLO

Hanno detto de “Il faro di Mussolini”
– “Un documentato e inedito lavoro di ricerca storica scritto come se fosse un romanzo” – Fausto Biloslavo, giornalista
– “Il faro di Guardafui segna ancora oggi la presenza italiana in Somalia” – Abdulkadir Yussuf Mohamed, Governatore di Guardafui
– “Un’opera come quella di Alberto Alpozzi rappresenta un piccolo ma significativo passo verso la riappropriazione della memoria collettiva che ci ci è stata strappata” – Giorgio Ballario, giornalista
– “Leggendo il lavoro di Alberto Alpozzi ho ritrovato quei racconti descritti da mio nonno, arricchiti di dati e precisazioni” – Giorgio de Vecchi di Val Cismon, pronipote del Governatore della Somalia Italiana

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ALBERTO ALPOZZI (Torino, 1979) Fotoreporter freelance, iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, specializzato in aree di crisi, ha documentato e raccontato le guerre in Afghanistan, Libano, Kosovo e la missione antipirateria in Somalia. Suoi reportage sono stati pubblicati da La Stampa, Il Sole 24 Ore, Il Giornale, Famiglia Cristiana.
Per la tedesca Bilderfest ha partecipato, unico italiano, alla realizzazione del documentario televisivo “Ustica – Tragedia nei cieli”. Ha insegnato fotografia e comunicazione dell’immagine al Politecnico di Torino presso la Facoltà di Architettura dal 2010 al 2016.
Presidente Onorario di “Nave Bianca – Centro studi per gli italiani d’Africa”, direttore del sito web italiacoloniale.com, collabora con la rivista Storia in Rete.
Per Eclettica Edizioni ha pubblicato “Il faro di Mussolini”, “Viaggio nella Somalia italiana”, “Dubat”, la trilogia “Bugie Coloniali” e curato la pubblicazione del romanzo coloniale del 1939 “I prigionieri del sole” di Dante Saccani.
Nel 2015 è stato insignito del Premio Hombres per “Il faro di Mussolini” perchè “riscopre un capitolo trascurato della storia italiana con un inedito racconto attraverso documenti che escono per la prima volta dagli archivi” e nel 2024 del Premio Mameli per “Bugie Coloniali” perchè “capace di smascherare le innumerevoli mistificazioni scritte in merito alla colonizzazione italiana dell’Africa”.

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