La Libia rappresenta la principale via africana per il traffico di esseri umani verso l’Europa. L’Italia sta ora valutando un intervento nel sud del paese per sorvegliare i confini addestrando una guardia di frontiera a presidio della frontiera.
Il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, però frena: “siamo a disposizione, ma bisogna affrontare i dettagli con i libici ed in termini operativi ci vorrà tempo” sottolineando che per l’invio di uomini “se ne parla prima di tutto in Parlamento”, rimandando così l’intervento che ormai appare urgente per il contrasto del terrorismo e dell’immigrazione clandestina verso l’Europa.
Si tratterebbe di un contingente di circa 100 militari dell’Arma che dovrebbe addestrare il personale libico nella zona del sud del paese e al contempo garantire la sicurezza al personale Onu impegnato nell’area. Al confine con il Niger è prevista la costruzione di una nuova base (o riutilizzo di una vecchia) e la realizzazione del vecchio progetto, già dai tempi di Gheddafi, della Finmeccanica per la sorveglianze elettronica del confine, coinvolgendo i clan locali dei Tuareg, Tebu e Soliman, “elemento di forza di una guardia di frontiera coordinata con Niger, Ciad e Mali, cioè avere una guardia di frontiera che controlli insieme le nuove frontiere, anche con le nuove tecnologie, dai sensori laser sino ai droni” ha dichiarato il Ministro dell’Interno, Marco Minniti.
Siamo in pratica alla fase tre per la stabilizzazione della Libia: la prima fase ha messo uno stop alle navi delle Ong, la seconda riguarda l’addestrando della guardia costiera libica al fine di aumentare la sicurezza delle acque territoriali libiche e gli accordi con i miliziani che spalleggiavano i trafficanti, che ha già ottenuto una riduzione del 35% degli arrivi in Libia dal Niger.
Il progetto di Finmeccanica, del costo di 300 milioni di euro, era già stato in parte finanziato, poi la rivolta in Libia bloccò tutto. Ora spetta all’Unione europea e alle Nazioni Unite: “L’agenzia dell’Onu dei rifugiati e l’Organizzazione internazionale delle migrazioni adesso ha a disposizione un fondo di 170 milioni di euro – fonte Viminale – che deve servire ai rimpatri, ma pure a migliorare le condizioni di vita dei migranti nei centri di detenzione in Libia” fermati ora in Libia e riuscendo entro fine anno al rimpatrio di 15-20 mila persone.
di © Alberto Alpozzi – Tutti i diritti riservati
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