Gli italo-eritrei e la cittadinanza

Un mese dopo, tuttavia, Longrigg tornò sui suoi passi, ristabilendo, per ordine del quartier generale della Middle East Land Force, la legge del 1940, che rimase valida e inalterata anche dopo la sua abolizione da parte dell’Italia democratica nel 1947
Come spiegare questo improvviso cambio di rotta di Londra?
Ufficialmente, le autorità britanniche sostennero di non poter intervenire sul dispositivo mussoliniano, poiché esso era stato abolito dall’Italia solo dopo la firma del trattato di pace. Secondo la loro versione, sarebbero quindi stati tenuti a far rispettare le leggi anteriori alla firma del trattato. Inoltre, sempre secondo i britannici, i tribunali eritrei non potevano pronunciarsi sulla concessione della cittadinanza italiana, dato che non dipendevano più da Roma ma da Addis Abeba

Martino Mario Moreno
In realtà, la mossa del governo della Corona rispondeva a motivazioni di carattere squisitamente politico ed opportunistico; decisa a mantenere il dominio sul Corno d’Africa, scongiurando un ritorno italiano, da un lato Londra voleva usare l’imbarazzante questione dei figli illegittimi dei coloni italiani come arma propagandistica contro Roma, mentre dall’altro temeva che la concessione della cittadinanza ai meticci avrebbe aumentato la presenza e quindi la forza della comunità italiana d’Eritrea.
E’ inoltre utile rilevare come i britannici cercassero di dissuadere gli italiani dal loro proposito ricorrendo anche a tesi smaccatamente razziste; con le nuove normative sarebbe stata infatti “attribuita la cittadinanza italiana ad elementi di origine mista ma di educazione ed abitudini affini ai nativi”, mentre per le nostre autorità post-fasciste era “ingiustificato un irrigidimento del genere su criteri razziali discriminatori che l’attuale governo italiano non potrebbe condividere”*
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di © Davide Simone – Tutti i diritti riservati
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NOTA
*Martino Mario Moreno (1892-1964), funzionario del Ministero degli Affari Esteri Italiano
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