Colonialismo. Triulzi: ignora la verità o la tace? – VIDEO

Alessandro Triulzi: “Gli italiani non hanno mai dato accesso alle truppe coloniali alla penisola”

Qualche giorno fa alla “Biblioteca Casa della Memoria e della Storia” di Roma è stato presentato l’ennesimo “libro necessario” e “atteso” per sfatare “la falsa narrazione dell’italiano “colonialista buono”. Indubbiamente testo imparziale. Si capisce subito!
Tanto che, per avere una patente di legittimità si rifà ai precedenti lavori di “Angelo Del Boca e Nicola Labanca, naturalmente ampiamente citati in questo libro”.
Cioè, possiamo ipotizzare, l’ennesimo copia-incolla senza una nuova o originale ricerca.

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Autore – Del Boca – già ampiamente squalificato per la sua faziosità e parzialità, da lui stesso ammessa nel 2011 su Il Corriere della Sera, e che l’impiego indiscriminato senza verifica delle sue fonti ha portato al fallimento della mostra torinese “Africa. Le collezioni dimenticate”.
Mostra che ha dovuto cambiare i pannelli e chiedere scusa per gli errori, segnalati da chi scrive, dovuti proprio alle mistificazioni delbochiane ricopiate senza verifica.
Ora il nuovo testo non è oggetto di analisi poiché non l’ho ancora letto, benché la sua presentazione ci dica molto del gruppo culturale che lo supporta e promuove, da cui possiamo facilmente evincere i contenuti.
L’incontro è stato moderato da Michele Colucci, ricercatore in Storia delle migrazioni, che ci informa di quanto siamo fortunati che “a Roma vi siano molti discendenti delle popolazioni che hanno subito il colonialismo italiano” (eritrei, libici, somali e etiopi) e proprio grazie a questa grande disponibilità di materiale umano l’ospite africano prodotto è… Gogbe Romaine Tia. Ivoriana.
Si fa ridere. O piangere. Ma non stupisce se pensiamo alla già citata mostra torinese che dichiarava nella prima riga del primo pannello della prima sala di affrontare “il tema della colonizzazione italiana dell’Africa” e lo fece con le prime quattro sale dedicate al Congo. Belga. Non italiano. Così come la Costa d’Avorio fu colonia francese. Non italiana.
Sono sempre tutti un po’ confusi questi “esperti” di colonialismo italiano… o belga o francese o marziano. Stessa roba. Non siamo pignoli.
Colucci cede il testimone ad Alessandro Triulzi, storico africanista, che si affanna a farci sapere che lui è “legittimato ad essere qui perché mi occupo di migranti”.

Talmente legittimato e preparato che ci regala delle perle di disinformazione e mistificazione storica rare da trovare.
Il dubbio quindi è: Triulzi ignora davvero la verità o la tace per faziosità?
Ci delizia così, per denigrare la storia d’Italia: “i francesi esibivano i tirailleurs sénégalais a Parigi, dappertutto. Gli inglesi facevano le parate con sphais indiani. Gli italiani non hanno mai dato accesso alle truppe coloniali alla penisola. Non era permesso andare in visita in Italia se venivi dalle colonie e non eri cittadino italiano”.
Ma Triulzi lo sa o lo ignora che proprio i tirailleurs sénégalais furono le truppe coloniali che vennero massacrate dai francesi a Thiaroye nel dicembre 1944 in seguito al cosiddetto blanchiment des troupes coloniales proprio per impedirgli di sfilare a Parigi perché la liberazione doveva essere opera dei bianchi e non dei neri?
E sempre Triulzi lo sa o lo ignora che gli sphais (cavalieri) erano truppe coloniali francesi e italiane e non inglesi e che non provenivano dall’India bensì dal nord Africa?
Ma soprattutto Triulzi lo sa o lo ignora che le truppe coloniali italiane sfilarono a Roma lungo i Fori Imperiali e sotto l’Altare della Patria per celebrare la vittoria in Libia del 1911 e in Etiopia del 1936?
Triulzi non conosce lo storia o lo mistifica volutamente nella foga del suo “discorso decoloniale”?
Tutto questo accade nei primi 20 minuti della presentazione del libro. Pochi minuti sufficienti per qualificare l’onestà intellettuale degli intervenuti. Com’era il proverbio: dimmi con chi vai…
A vantaggio di Triulzi, che potrà poi spiegarci se non conosce la storia di cui si sente legittimato a parlare oppure se la conosce ma sta mentendo, ecco qualche foto per rinfrescare la memoria.

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Possiamo vedere nel 1912 gli Ascari del V Battaglione in licenza premio a Roma. All’arrivo alla stazione Termini, sfilare per la vie della Capitale e salire la scalinata dell’Altare della Patria per deporre una corona di fiori.
Bellissima anche l’immagine dell’alfiere di colore a cavallo con il gagliardetto del II battaglione scortato a piedi da un Carabiniere Reale in alta uniforme in piazza dei Cinquecento. Non scordiamo la meravigliosa Guardia d’Onore degli Ascari a Palazzo Reale del Quirinale.
E ancora la famiglia del comandante del V battaglione Eritreo, maggiore De Marchi, in compagnia di un ascari in atteggiamento di estrema confidenza.

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Ancora più significative, Trivulzi, le immagini del 1937 nel I annuale dell’Impero per la conquista dell’Etiopia.
Non solo migliaia di uomini delle truppe coloniali sfilarono a Roma lungo i Fori Imperiali ma risaltano le immagini delle consegne delle onorificenze, presso la caserma di Castro Pretorio, agli Ascari appuntate dal Duce in persona.
Oppure la magnifica immagine che ha immortalato i meharisti che montano la guardia a Palazzo Venezia. Sui cammelli, Trivulzi.
Com’è che diceva Triulzi: “Gli italiani non hanno mai dato accesso alle truppe coloniali alla penisola”?
Quindi la storia la ignora o la tace?
Se la ignora perché parla. Se la tace perché può ancora parlare?

Alberto Alpozzi

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