Come in pochi sanno, molti stati dell’Italia preunitaria si cimentarono in tentativi di colonizzazione, la più famosa di queste è la Spedizione Thornton del Granducato di Toscana all’inizio del XVII secolo quando un esploratore britannico (tale Robert Thornton) al servizio di Ferdinando I de’ Medici andò in Caienna per trovare una terra colonizzabile dai Medici. Al ritorno della spedizione, che fu un successo, il Granduca era deceduto e al suo posto salì Cosimo II che non era interessato all’America Latina bensì alla zona dell’attuale Costa d’Avorio, interesse che non durò moltissimo. Nella prima metà dell’ottocento ci fu anche un piccolo tentativo dello Stato Pontificio di fondare una colonia penale sempre in Sud America, tentativo fallimentare siccome i referenti papali in Bahia (zona, mi permetto di dire, “papabile” agli interessi pontifici) erano irraggiungibili.
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Più di un secolo dopo i tentativi toscani e un secolo prima di quelli romani si fece avanti una possibilità concreta a Casa Savoia, la stessa che tre secoli dopo fondò l’Impero, la quale allora regnava sul neonato Regno di Sardegna. Siamo più precisamente nel 1730 e questa storia riguarda strettamente la pirateria, non è l’epoca d’oro di quest’ultima, infatti i Caraibi erano già stati pacificati dalle potenze coloniali dell’epoca, però non siamo troppo avanti per vedere collassare il “mestiere” del pirata.
Il protagonista in questione è il francese Pierre Joseph Le Roux d’Esneval (di cui non si hanno rappresentazioni o ritratti), dal cognome lo si potrebbe azzardare come un nobile, in realtà si trattava di un ciarlatano al quanto raffinato che si era fregiato da solo di vari titoli nobiliari, un Casanova d’oltralpe. Quando arriva alla Corte Sabauda aveva già nel curriculum il titolo di viceammiraglio conferitogli da Cristiano VI di Danimarca e aveva la sua rispettabilità. Il personaggio di Le Roux è molto misterioso, quel poco che si sa di lui è frammentato e scritto in danese settecentesco, sta di fatto che ha ricevuto la patente di corsa dal Re danese (assieme al titolo di viceammiraglio), è sparito per una decina di anni, probabilmente facendo il pirata in Madagascar, e poi è spuntato in Piemonte.
Al Re di Sardegna si presenta come portavoce, ambasciatore ufficiale, dei pirati fuorilegge in Madagascar (isola che non apparteneva a nessuno stato, perlopiù popolata da pirati latitanti) che non desideravano altro che giurare fedeltà a Vittorio Amedeo II, avere la protezione giuridica di un re riconosciuto e magari fare carriera come corsari, Le Roux parla dei colleghi malgasci come pirati pronti a saccheggiare qualsiasi galeone e a difendere la sovranità piemontese sulla nuova terra, a tutto ciò avrebbero pensato lui e gli altri pirati, il re non avrebbe dovuto spendere alcun soldo. A prima vista potrebbe sembrare un vero affare conveniente per la piccola Casata che avrebbe avuto la possibilità di diventare una potenza coloniale già allora, soprattutto quando il nostro aspirante corsaro propose di usare la colonia del Madagascar per aprire una rotta commerciale verso il Corno d’Africa (sembra che quest’ultimo fosse un’ambizione dei Savoia già prima della fine dell’800). Purtroppo Vittorio Amedeo II soffriva di cattiva salute, morì pochi anni dopo, e decise di non accettare la proposta di Le Roux, ufficialmente si disse che il Regno era ancora impegnato nell’imporre la sua presenza in Sardegna (che era stata ottenuta da poco) e non aveva tempo di occuparsi di un’altra isola ancora più lontana.
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Dopo la risposta negativa del Re di Sardegna, Le Roux scompare per degli anni prima di tornare al servizio dei re danesi che gli finanziarono una spedizione sul Nilo, facendo riscoprire all’Europa la civiltà Egizia molti anni prima che lo facesse Napoleone durante la sua campagna militare.
La sua vita d’avventura non finisce qui, in seguito torna dai Savoia, stavolta viene accettato dal Principe Eugenio come mercenario durante una guerra contro i turchi.
Si potrebbe pensare che sia stato un corsaro fallito siccome oscillò tra nazioni che a quei tempi non valevano moltissimo, questo pensiero però va considerato sbagliato perché in un’epoca come questa (ricordiamoci che siamo verso la fine della pirateria), un uomo come Le Roux doveva andare alla ricerca di nazioni abbastanza potenti da supportare i suoi interessi, ma allo stesso tempo marginali di modo che avessero voglia di emergere contro i giganti come Francia, Spagna, Olanda e Impero Britannico che avevano gran parte delle terre già scoperte.
Le Roux si appoggiò al sostegno dei pirati del Madagascar siccome erano gli unici ancora senza sovrano e disponibili a servire un Re ambizioso perché a quest’ultimi non rimaneva nessun’altra scelta: i Caraibi erano pacificati ed era impossibile fare scorribande, rimaneva a disposizione la possibilità di diventare dei Corsari Barbareschi (ossia al servizio dell’Impero Turco) però si sarebbero dovuti convertire all’Islamismo. Ecco che Le Roux entra in gioco! Decide di offrire la sovranità sul Madagascar e il servizio dei bendisposti pirati locali per ottenere protezione e prestigio in quelle piccole Casate desiderose di farsi notare tra le potenze di allora.
Questa è stata la storia del furbo Pierre Joseph Le Roux d’Esneval, aspirante corsaro un po’ Casanova, che durante tutta la sua vita inseguì il sogno di rendere il Madagascar una colonia per ottenere prestigio e gloria, se solo avesse avuto un briciolo di fortuna in più oggi sarebbe ricordato per aver aperto le strade dell’Italia Coloniale un secolo prima dei Rubattino.
di Claudio Restani
FONTI
– Airone, Cairo Editore, Anno XL N°481, Maggio 2021
– https://www.lastampa.it/cultura/2020/06/01/news/1720-quando-i-savoia-potevano-diventare-sovrani-del-madagascar-1.38915235
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