Era venerdì 1° agosto 1952. Il carabiniere Fosci Luciano e il Maresciallo Salacone Flavio si trovavano in Somalia, a Chisimaio, per garantire la sicurezza e al contempo formare il personale del costituendo “Corpo di Polizia della Somalia”. L’ex colonia italiana era stata posta, secondo la Risoluzione 289 delle Nazioni Unite, sotto amministrazione fiduciaria dell’Italia per un periodo di 10 anni.
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Ecco il testo ufficiale, redatto dall’ufficio competente dell’AFIS, inviato a Roma, 42 ore dopo i fatti:
«Da ulteriori notizie potute avere da testimoni oculari risulta che i dirigenti della sezione della Lega Giovani Somali di Chisimaio, alle ore quattordici {di venerdì 1° agosto) avevano formalmente promesso al Commissario Regionale che non avrebbero effettuato la pubblica dimostrazione che in un primo tempo avevano intenzione di fare, e che avrebbero presentato per iscritto al Segretario Generale colà in visita le richieste e le proteste contro alcuni provvedimenti di interesse locale. Malgrado questa formale promessa il tenente dei carabinieri Moratti alle ore sedici constatava che la dimostrazione si stava preparando ed era organizzata mettendo in prima linea dei dimostranti donne e bambini secondo le più aggiornate tecniche dì agitazione. Per ricordare ai dirigenti della Lega la promessa fatta e persuaderli allo scioglimento del corteo che già stava mettendosi in moto, il tenente Moratti si recava presso la sede della Lega insieme ai dirigenti che avevano assunta la responsnbilità di mantenere la promessa. Sul posto erano già due sottufficiali dell’Arma, un carabiniere ed un ispettore di polizia somalo. I predetti dirigenti della Lega mutavano atteggiamento e rifiutavano di sciogliere la dimostrazione e si iniziava la sasssiola. Il tenente veniva subito ferito alla testa. Quindici agenti somali che erano scaglionati lungo le strade vicine per il consueto servizio d’ordine in occasione della visita del Segretario Generale ed armati solo di sfollagente1, si riunivano ed accorrevano affrontando i dimostranti. Non riuscivano però a salvare il maresciallo Salacone ed il carabiniere Fosci che venivano massacrati a pugnalate. I dimostranti sopraffacevano anche l’ispettore somalo Auad Salmi gettandolo a terra e lo uccidevano schiacciandogli la testa con un sasso. Dieci dei quindici agenti rimanevano feriti. Si conferma nessun ferito fra i dimostranti. Appena compiuto il massacro i dimostranti, temendo evidentemente le conseguenze del gravissimo delitto, si disperdevano dileguandosi nella boscaglia oltre la duna. In Chisimaio è stato dichiarato lo stato di emergenza ed imposto il coprifuoco dal tramonto all’alba. Ieri si sono svolti in forma solennissima i funerali dei due militari italiani e dell’ispettore somalo. Le truppe hanno reso gli onori militari alle tre salme alla presenza del segretario generale e del segretario principale del consiglio consultivo delle Nazioni Unite. Una immensa folla di somali e tutti i partiti politici, esclusa la Lega Giovani Somali, hanno seguito il funerale intendendo in tal modo esprimere indignazione per la selvaggia aggressione. L’opinione generale espressa dagli italiani residenti a Chisimaio da molti anni è che la responsabilità non debba attribuirsi assolutamente ai somali di Chisimaio sempre vissuti in fiduciosa e cordiale collaborazione con gl’italiani, ma a pochi elementi faziosi non originari del luogo. È stata disposta la chiusura delle sedi e la sospensione da ogni attività della Lega Giovani Somali in tutto il Commissariato del Basso Giuba. Si è proceduto a numerosi arresti e si è iniziata una inchiesta giudiziaria».
Quello che salta subito agli occhi di questo comunicato è la parte finale: “elementi faziosi non originari del luogo”. Esattamente come avvenne per l’eccidio di Mogadiscio pochi anni prima. Evidentemente la manina dietro a questi movimenti era sempre la medesima.
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Ai due carabinieri uccisi verrà tributata, alla memoria, il 25 maggio 2010, la Medaglia al Valore Civile.
A Fosci Luciano: Addetto a stazione operante in ex colonia affidata all’amministrazione fiduciaria italiana, in occasione di una violenta manifestazione politica, con eccezionale senso di abnegazione e sprezzo del pericolo tentava invano, unitamente al proprio Comandante, di bloccare i dimostranti, ma veniva assalito con inaudita ferocia e colpito a morte. Mirabile esempio di altissimo senso del dovere e di elette virtù civiche, spinti fino all’estremo sacrificio. 1 agosto 1952 – Chisimaio (Somalia).
A Salacone Flavio: Comandante di stazione operante in ex colonia affidata all’amministrazione fiduciaria italiana, in occasione di una violenta manifestazione politica, con eccezionale senso di abnegazione e sprezzo del pericolo tentava invano, unitamente ad altro militare, di bloccare i dimostranti, ma veniva assalito con inaudita ferocia e colpito a morte. Mirabile esempio di altissimo senso del dovere e di elette virtù civiche, spinti fino all’estremo sacrificio. 1 agosto 1952 – Chisimaio (Somalia)
di Alberto Alpozzi
NOTA
1. A ventiquattrore di distanza da questo comunicato, i rappresentanti della stampa – ai quali, precedentemente, era stato dichiarato che i militari dell’Arma si trovarono assolutamente disarmati davanti ai dimostranti – venivano convocati ad una conferenza per sentirsi dire che i militari erano, invece, tutti armati, e che anzi il carabiniere ucciso aveva, oltre al mitra, anche due bombe a mano; e che une degli agitatori principali era da ricercarsi in un santone leghista, già condannato ad un anno per la sua opera sovvertitrice e sobillatrice e posto dalle competenti autorità in libertà condizionata (Postale da Chisimaio, Affrica, Settembre 1952, pag. 241)
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