In una nota di Mosca del 1948 il ritorno dell’Italia in Libia per la pace nel Mediterraneo

In un discorso del 18 gennaio 1945, Churchill affermò che l’Inghilterra non avrebbe avuto alcun bisogno dell’Italia come socia in alcuna combinazione politica, sia in Europa, sia altrove.
E solo pochi giorni prima il ministro Eden, ripetendo un’idea già nota, aveva manifestato la decisione di non restituire all’Italia le colonie e i possedimenti.

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Da lì a pochi giorni Roosevelt, Churchill e Stalin si sarebbero trovati a Jalta. La sorte delle colonie italiane non era ancora decisa ufficialmente.
Secondo Montanelli «Roosevelt […] detestava il vecchio continente, Inghilterra compresa, non vedeva l’ora di ridimensionarlo a un ruolo di comprimario spogliandolo dei suoi possedimenti coloniali, ed era pronto a sacrificarlo – come fece – all’ingordigia di terre e di dominio del satrapo sovietico, per il quale stravedeva».
Infatti gli americani – come fece notare nel marzo 1948 Capasso-Torre su L’Ora d’Italia commentando una nota di Mosca a favore dell’Italia – «perseguono una politica puramente difensiva – e fanno e faranno di tutto per eliminare i punti di frizione per i sovieti, sanno perfettamente che a tale scopo, mentre erano da respingere le velleità russe per un mandato libico, sono ugualmente da respingere le velleità britanniche, coperte o scoperte che siano, perché a favore di uno dei due opposti blocchi di Stalin. Non può pertanto sfuggire all’attenzione di Washington come, invece, conferiscano all’equilibrio e alla pace internazionale il ritorno all’antica stabilità delle posizioni mediterranee degli Stati rivieraschi e quindi il ripristino dell’Amministrazione italiana in Libia».
Né Mosca né Washington riuscirono nel loro intento e l’Italia venne privata della sua ex colonia libica dall’Inghilterra e il Mediterraneo della pace.

di Alberto Alpozzi

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