Umberto di Savoia arbitro per il confine del Congo belga

Ormai siamo abituati a vedere i momenti storici d’interazione tra la storia nazionale e quella africana.
Gli studiosi ed i lettori più disattenti o inesperti tendono generalmente a limitarsi a leggere o parlare della storia coloniale con le sue guerre, le sue politiche, i personaggi più importanti o al massimo i soliti temi su cui sempre si discute; ma mai nessuno si sofferma su un evidentissimo dato di fatto: l’Italia in Africa non è stata esclusivamente una potenza coloniale civilizzatrice, ma la sua credibilità istituzionale si riversava nella diplomazia del tempo sortendo effetti su territori non solo geograficamente molto distanti dalla Madrepatria, ma anche dai suoi confini coloniali o imperiali, se vogliamo.

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Peduncolo del Congo

La storia del Congo indubbiamente è molto particolare, innegabile si tratti di una storia di violenza, con un meccanismo coloniale, quello belga, diametralmente opposto a quello italiano (nel bene o nel male comunque portatore di sviluppo nei territori sotto la propria giurisdizione).
Il Congo tutt’oggi, esattamente come le altre nazioni africane, riflette tutto quello che sul piano delle linee di confine fu il risultato della tanto discussa spartizione coloniale; a tratti i confini che delimitano il suo territorio dagli altri stati limitrofi sono i fiumi, come ad esempio il confine orientale con lo Zambia sul fiume Luapula, mentre quello occidentale sul fiume Zambesi, ma nel sud del Congo nella regione del Katanga, si venne a creare una situazione estremamente difficile.
Re Leopoldo del Belgio non metteva limiti all’espansione della sua concessione coloniale, e così ben presto a furia di puntare verso sud, entrò in conflitto con le varie popolazioni locali katagnhesi prima e con l’Impero Britannico poi.
Sbarazzatosi frettolosamente dell’auto proclamato Re M’siri del Katanga (in realtà un mercante di rame, avorio, schiavi e bestiame di origine “Nyamwesi”, una tribù di etnia bantu della vicina Tanzania, sostenuto ed armato dagli arabi e dagli swahili da una partita di fucili moderni con cui sconfisse la tribù dei Luanda armata in maniera molto primitiva) sposato con una donna della famiglia reale dei Luba per mezzo una spedizione militare dell’esercito belga affiancata dalle truppe coloniali, ed ucciso dall’ufficiale belga Omer Bodson, annesse il Katanga entrando così in dispute territoriali con l’ingombrante Impero Britannico.
Più il tempo passava più ci si rendeva conto che quello stretto corridoio selvaggio e popolato ancora da tribù ostili, non portava assolutamente da nessuna parte.

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tribù Katanga

Le dispute di confine erano innumerevoli, e per risolvere pacificamente la situazione, a nulla sembravano servire le varie azioni della diplomazia belga e di quella britannica.
L’unica soluzione fu quella di trovare un arbitro tra le parti, ma una figura super partis per una controversia del genere doveva rispettare degli standard ben precisi, ovvero essere legato ad entrambe le parti pur restando neutrale alla disputa, non essere una rappresentanza di uno stato confinante, avere un peso internazionale bene radicato sul piano militare ed economico, riscuotere stima e rispetto internazionali.
Ben presto la scelta tra le parti venne presa, e fu il Re d’Italia Umberto di Savoia, che trovandosi impelagato nella faccenda tutt’altro che semplice da districare, si limitò a tracciare una linea sulla carta geografica che unendo i due fiumi chiudesse una volta per sempre le ambizioni belghe verso il sud dell’Africa e le ambizioni inglesi verso il centro.
Le forme innaturali dei confini belgi rimasero immutate per tutta l’epoca coloniale della regione, ed a conclusione di questa, vennero ereditate dalle nascenti nazioni africane resesi indipendenti col passare degli anni.
Il Peduncolo del Congo sembra un dettaglio trascurabile di un era lontana, ma in realtà è un esempio di come l’Italia godesse di una credibilità internazionale sia invidiabile allora, che tristemente perduta oggi.
Grazie a quella semplice linea di demarcazione tracciata sulla cartina da Re Umberto, si ritagliò per sempre uno spazio nella storia africana, ma tristemente questo viene ignorato dalla maggior parte degli italiani, ipnotizzati dagli strilloni troppo impegnati a cercare macabri dettagli o sanguinose ed inesistenti leggende bellico/coloniali anziché occuparsi di ricerche storiche.

di Gianluca Cocco

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