Deutsche Motorisierte Kompanie. I tedeschi del Regio Esercito che combatterono in AOI

La seconda guerra mondiale in Africa è un argomento storico affascinante pieno di fatti inediti, di storie umane ignorate (ma molte volte occultate), o in troppi casi non capite dalla società odierna.
In una nazione in profonda decadenza non bisogna stupirsi quando l’ignoranza detta i tempi e le tematiche di cui la società deve occuparsi, anche se bisogna dire che l’argine nei confronti di certe derive pseudo culturali o sotto culturali è, e rimane comunque un doveroso racconto della realtà.
Con questo breve preambolo voglio introdurre una storia inedita, figlia sia degli avvenimenti storici che della disperazione di trovarsi da un momento all’altro non tanto “stranieri in casa propria”, ma nemici dello stato a cui volenti o nolenti si appartiene.
Una storia umana molto particolare per i luoghi e gli attori principali, che mai credo siano stati ricordati ovviamente dai vincitori, ma neanche purtroppo dagli sconfitti.

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Una storia di sangue e lacrime versati, quella della “Compagnia Autocarrata Tedesca” (DEUTSCHE MOTORISIERTE KOMPANIE), una storia che viene molto da lontano, con l’inizio della spartizione ottocentesca dell’Africa sulla base della conferenza di Berlino del 1884-1885, in cui si sancirono le regole di occupazione di tutti i territori considerati “res nullius” (ossia cosa di nessuno, principalmente aree disabitate o scarsamente popolate da sparuti villaggi indigeni senza un organizzazione che andasse oltre a quella tribale o poco più, oppure regni talmente arretrati da non essere accostabili alla visione ottocentesca che la società del tempo attribuiva ad uno stato sul modello europeo).
Essere europei in Africa (o comunque di origine europea) non deve essere stato facile per nessuno in quegli anni, ogni cosa sicuramente rappresentava un ostacolo, il clima, le malattie, le bestie selvatiche, la siccità, la carenza di cibo, le tribù ostili (tante volte cannibali) e non ultime le guerre d’importazione europea che inevitabilmente coinvolgevano le colonie ed i coloni; ma per i tedeschi d’Africa doveva essere stato particolarmente duro a causa dei vari accadimenti in cui la loro madrepatria veniva puntualmente coinvolta.
Nel caso che riguarda da vicino la storia d’Italia, con 160 tedeschi africani inquadrati nel regio esercito, va menzionato un fatto che ha del sorprendente: erano nativi di una colonia MAI CONQUISTATA nella prima guerra mondiale.
Una delle colonie tedesche fu l’Africa Orientale Tedesca (oggi divisa tra Burundi, Ruanda e Tanzania), ed era la più popolata dell’Impero Tedesco con circa 7.700.000 abitanti in gran parte indigeni.
La sua capitale era Tanga, e fu la località in cui i coloni tedeschi iniziarono a radicarsi per iniziare una nuova vita, molto diversa da quella europea, e dettata quasi esclusivamente dal lavorare la terra.
La tragedia della Grande Guerra fu molto cruenta in Europa, ma non fu diverso in altre parti del mondo.
Travolti dal precipitare della situazione e dal tradimento britannico di non rispettare i patti stracciando gli accordi, ben presto il governo tedesco locale si trovò nella estrema situazione di condurre praticamente una guerra contro il grande Impero Britannico in solitaria, dato che la colonia era irrimediabilmente isolata.
Il generale Paul Emil Von Lettow-Vorbeck dall’entrata in guerra nel 1914 sino all’armistizio dell’11 novembre 1918, riuscì a resistere per tutta la durata del conflitto con tattiche di guerriglia nella boscaglia, alla testa di soli 216 soldati tedeschi con 2540 nativi, contro le soverchianti forze del contingente anglo-indiano-pakistano di oltre 12000 uomini che gli valse anche l’onore delle armi.

Dopo la guerra, i tedeschi d’Africa che si trovarono incastrati nel continente, vennero a trovarsi separati sotto diverse nazioni, ma in maniera particolare vennero a trovarsi prevalentemente divisi in Africa Orientale passando Ruanda e Burundi sotto dominio belga, e Tanzania sotto dominio britannico.
Gli inglesi si sa, non sono mai teneri coi coloni europei non britannici dei territori conquistati, ed il caso dei boeri in Sud Africa e poi degli italiani nell’AOI ed in Libia saranno a dir poco discussi, ma i tedeschi d’Africa, sconfitti due volte in due guerre mondiali, saranno il caso più eclatante e volutamente insabbiato delle angherie inglesi.
Ma adesso veniamo a noi ed alla nostra storia, perché questa coraggiosa popolazione di contadini ed allevatori tedeschi presenti da decenni in Africa, non concluse la sua esistenza con la fine del colonialismo tedesco, ma continuò a vivere, esistere e lavorare anche sotto bandiera straniera.
Quando però il 10 giugno del 1940 da Palazzo Venezia a Roma Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia, 160 contadini tedeschi lasciano le loro terre, case e famiglie per correre ad arruolarsi contro l’odiato invasore britannico dell’Africa Orientale Tedesca ed inquadrarsi nel regio esercito nella vicina Africa Orientale Italiana.
In tutta fretta verranno addestrati ed inquadrati tutti assieme nella “Compagnia Autocarrata Tedesca”, in verità un entità militare composta da persone che non avevano mai combattuto se non contro la durezza della vita agreste nei tropici, ma che scrisse un importante pagina di storia e di coraggio nella storia nazionale italiana.

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In prevalenza provenienti poco prima da Kenya e Tanganica, iniziano ufficialmente la loro storia il 1° luglio 1940 con la creazione della loro compagnia, si addestrarono ad Asmara, in Eritrea, e davvero pochi di loro avevano precedentemente avuto esperienze militari o ai tempi in cui servirono la Germania in colonia, o tra i più giovani addirittura qualcuno nell’esercito britannico della località di provenienza.
Una compagnia di contadini che diventò una compagnia di combattenti in poco tempo e con mezzi di fortuna come alcuni improvvisati autocarri, iniziando il battesimo del fuoco nel settembre del 1940 al confine tra l’Eritrea ed il Sudan.
Sicuramente attivi ad Agordat, vengono menzionati anche nella battaglia di Cheren fornendo copertura durante la ritirata verso Asmara.
Quasi completamente annientati dalle soverchianti forze nemiche, vengono citati una ventina di superstiti prendere parte alle fasi finali della guerra in Africa durante l’eroica resistenza ad oltranza contro l’invasione britannica nell’Amba Alagi, al fianco del Duca D’Aosta.
Non si sa se qualcuno di loro sopravvisse alle ultime fasi della guerra, né se vennero deportati in campi di prigionia britannici in Kenya o in India assieme ai nostri prigionieri, né purtroppo se almeno qualcuno di loro riuscì mai a tornare nella loro colonia dimentica, nella loro terra, nelle loro case, nelle loro famiglie.
I soldati della Compagnia Autocarrata Tedesca furono presto dimenticati assieme a tutta la storia nazionale, ma la dove l’oblio sembrava aver avuto la meglio sulle loro esistenze e sul loro coraggio di rivendicare un origine così scomoda e così invisa al più potente impero coloniale della storia (quello britannico), arriva invece adesso il momento non solo di ricordare questi uomini; ma di ammirare il coraggio della loro scelta, presa forse sia per servire una Patria mai vista neanche una sola volta, sia comunque di averlo fatto in ogni caso in un esercito straniero con lingua tradizioni profondamente diverse dalle proprie, ma anche passando sopra il fatto che tanto gli inglesi, quanto gli italiani, in verità gli furono nemici durante la grande guerra.
Si parli, e lo si faccia spesso di questi contadini che seppero dare uno dei più grandi esempi di amore per il proprio popolo al mondo intero.

di Gianluca Cocco

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