1973. Oriana Fallaci intervista Hailè Sellassiè per il Chicago Tribune

L’intervista integrale di Oriana Fallaci ad Hailè Selassie pubblicata il 24 Giugno 1973 dal The Chicago Tribune.

Vostra Maestà, c’è una domanda che mi inquieta sin da quando ho veduto i poveri correre dietro la vostra macchina per contendersi una moneta: come vi sentite di fronte alla loro povertà?
I ricchi ed i poveri sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Perchè? perchè c’è chi lavora e chi no; ci sono coloro che desiderano guadagnarsi da vivere e coloro che preferiscono non far niente. Chi lavora, chi desidera lavorare, non sarà mai povero. In verità, nostro Signore e Creatore ci mette al mondo tutti uguali. Quando nasciamo non siamo nè ricchi nè poveri, ma semplicemente nudi. Solo in seguito, secondo i nostri meriti, diventiamo ricchi o poveri. Anch’io ritengo inutile distribuire elemosine; c’è un solo modo per risolvere il problema della povertà … il lavoro.

ISCRIVITI AL CANALE TELEGRAM “ITALIA COLONIALE” PER RICEVERE TUTTI GLI AGGIORNAMENTI

Vostra Maestà, vorrei accertarmi di aver compreso bene: intendete forse dire che chi è povero merita di esserlo?
Ho detto che chiunque non lavora perché non desidera farlo sarà povero. Ho detto. che la ricchezza si guadagna con il duro lavoro e chi non lavora soffrirà la fame. Ed aggiungo che la capacità di guadagno è relativa al singolo individuo; ogni individuo è responsabile della sua sorte ed è sbagliato aspettarsi aiuto dall’alto senza esserselo guadagnato. La ricchezza si deve meritare! Il lavoro è uno dei comandamenti di Nostro Signore il Creatore. L’elemosina invece…

Vostra Maestà, cosa pensate dell’attuale scontento generazionale? Mi riferisco agli studenti che protestano nelle università, specialmente ad Addis Abeba…
I giovani sono giovani; non possiamo cambiare i loro modi maldestri. Non c’è niente di
nuovo in questo, niente è nuovo sotto il sole. Esaminando il passato si ritrova la disubbidienza giovanile lungo tutta la storia. I giovani non sanno cosa vogliono; non possono saperlo perché gli manca l’esperienza, gli manca la saggezza. Spetta al Capo dello Stato mostrare loro la strada da percorrere; e spetta sempre a lui punire chi si rivolta contro l’autorità. Spetta a
me. Ma non tutti i giovani sono da punire; solo i più irriducibili vanno trattati inflessibilmente. Bisogna far ragionare gli altri e persuaderli a servire il loro Paese. Ecco come la penso, e così dovrà essere.

Punire può anche significare esecuzioni capitali , Vostra Maestà?
Occorre esaminare le cose fino in fondo. Si scoprirà che la pena di morte è giusta e necessaria, per esempio in caso di disubbidienza. Perché? Perché è nell’interesse del popolo. Abbiamo abolito molte cose, tra cui la schiavitù, ma non aboliremo la pena di morte; non possiamo abolirla. Sarebbe come rinunciare a punire coloro che osano sfidare l’autorità. Ecco come la penso.

Vostra Maestà, vorrei chiedervi qualcosa su voi stesso. Ditemi: eravate anche voi disubbidiente? O dovrei prima chiedervi se avete mai avuto il tempo per essere giovane, Vostra Maestà?
Non capisco che razza di domanda è questa. È ovvio che anch’io sono stato giovane, non sono nato vecchio! Sono stato bambino, ragazzo, giovane, adulto ed infine anziano; come chiunque altro. Volete forse sapere che tipo di giovane sono stato? Bene, ero molto serio e diligente, molto ubbidiente. Sono stato anch’io punito qualche volta e sapete perchè? Perchè non mi bastava quello che riuscivo a studiare, volevo fare di più; volevo rimanere a scuola oltre l’orario delle lezioni. Ero riluttante a svagarmi e andare a cavallo, non volevo perder tempo in giochi.

Vostra Maestà, di tutti i sovrani tuttora regnanti, voi siete colui che da più tempo siede sul trono. Inoltre, in un epoca che ha visto la caduta di così tanti re, voi siete il solo monarca assoluto ancora in carica. Non vi sentite mai solo in un mondo così diverso da quello nel quale siete cresciuto?
La mia opinione è che il mondo non è per nulla cambiato. I mutamenti avvenuti non hanno portato alcuna vera modifica. Non vedo alcuna differenza nemmeno tra monarchie e repubbliche. Esse mi appaiono come due modi sostanzialmente simili di governare una nazione. Ditemi voi qual’è la differenza tra una repubblica ed una monarchia.

Allora, Vostra Maestà, cosa pensate della democrazia?
Democrazia, repubblica: ma cosa significano queste parole? È forse l’uomo diventato più buono, più felice, più onesto? Sono i popoli più felici? Tutto procede come nel passato; sono solo illusioni, illusioni. Bisognerebbe piuttosto pensare all’interesse vero di una nazione prima di sovvertirla attraverso le parole. La democrazia, in qualche caso, è necessaria, e riteniamo che alcuni popoli africani potrebbero adottarla; in altri casi sarebbe pericolosa, sarebbe un errore.

ISCRIVITI AL CANALE TELEGRAM “ITALIA COLONIALE” PER RICEVERE TUTTI GLI AGGIORNAMENTI

Vostra Maestà, intendete dire che qualche nazione, la vostra nazione, non è ancora pronta per la democrazia e che, quindi, non la merita? Intendete dire che la libertà di informazione e la libertà di parola non potrebbero essere tollerate in Etiopia?
Libertà… libertà… L’Imperatore Menelik e mio padre, due uomini illuminati, ai loro tempi
studiarono questi problemi molto da vicino. In effetti se li posero, e giunsero a garantire molte concessioni al popolo. Più tardi fui io stesso a concedere ulteriori liberalizzazioni, come la già menzionata abolizione della schiavitù. Ma ripeto: non è tutto buono per il popolo. Bisognerebbe conoscerlo il nostro popolo per capirlo. Occorre procedere lentamente ed attentamente per riuscire a governare come un padre vigile sull’avvenire dei suoi figli. La nostra realtà non è la vostra, e le nostre disgrazie sono interminabili.

Vostra Maestà, vi dolete mai del vostro destino regale? Avete mai sognato di vivere la vita di un comune mortale?
Non capisco la vostra domanda. Anche nei momenti più duri, più dolorosi, non ho mai avuto rimpianti nè ho mai maledetto la mia sorte. Mai. Perchè avrei dovuto? Sono nato con sangue reale, l’autorità mi spettava per diritto. Da quando ne fui investito, e fino a quando il Creatore lo giudicherà opportuno, dovrò servire il mio popolo come un padre serve suo figlio. Essere re mi riempie di gioia. Sono nato e sono sempre vissuto per adempiere a questo compito.

Vostra Maestà, sto cercando di capirvi come uomo non come re; lasciatemi insistere. Vi chiedo se questo ruolo vi è mai pesato, per esempio quando siete costretto ad usare la forza?
Un re non deve mai dolersi di usare la forza. Le necessità, per quanto dolorose, sono sempre necessità ed un re non deve fermarsi di fronte ad esse, nemmeno se lo addolorano. Non ho paura di essere severo. È il re che conosce cosa occorre al suo popolo; il popolo, da solo, non lo capisce. Riguardo alle punizioni, è mio dovere applicare ciò che mi impone la mia stessa coscienza, niente di più. E non c’è sofferenza in me quando infliggo una punizione, perche io credo fermamente in essa, confido pienamente nella mia capacità di giudizio. Così deve essere e così è.

Vostra Maestà, state spesso menzionando punizioni e rimproveri. Siete dunque veramente tanto religioso e devoto all’insegnamento cristiano come molti credono?
Sono sempre stato religioso, fin dal giorno in cui Ras Makonnen m’insegnò i comandamenti di nostro Signore il Creatore. Dedico perciò molto tempo alle preghiere e frequento la chiesa più assiduamente possibile, quando posso anche ogni mattina, ricevendo regolarmente i sacramenti ogni domenica. Però non considero valida solo la mia religione, e ho perciò garantito alla mia gente la libertà di osservare qualsiasi religione essi preferiscano. Credo nella riunificazione delle Chiese, ecco perche sono stato veramente contento di incontrare Paolo VI durante il mio viaggio in Italia. Egli mi ha molto colpito; lo ritengo un uomo di capacità superiori, specialmente se ci riferiamo alla sua intenzione di lavorare per il raggiungimento dell’unità tra le Chiese. Mi ha accolto con grande amicizia.

Durante la vostra visita in Italia, Maestà, gli italiani hanno fatto del loro meglio per dimostrarvi quanto dispiaciuti fossero di avevi mosso guerra. In altre parole, con l’accoglienza che vi hanno dato, hanno voluto dirvi che quella del 1935 fu la guerra di Mussolini e non del popolo italiano. Ne siete convinto anche voi adesso?
Non spetta a me dire se esisteva una differenza tra il popolo italiano ed i fascisti. È solo la
vostra coscienza che può dirlo. Se un’intera nazione accetta e mantiene un certo tipo di governo, significa che tale governo viene da essa riconosciuto. Deve essere però chiaro che, nelle mie valutazioni, io ho sempre distinto la guerra di Mussolini dal suo governo. Sono state due cose diverse tra loro. Ma, al tempo stesso, riguardo l’aggressione subìta dall’Etiopia, non mi è possibile giudicare il governo di Mussolini. È il governo infatti che stabilisce cosa può essere utile alla sua popolazione e, ovviamente, il governo di Mussolini ci ha attaccato credendo di compiere un atto utile al benessere degli Italiani.

Maestà, forse non ho afferrato bene i vostri concetti. Posso chiedervi come giudicate Mussolini oggi?
Mi trattengo dal giudicarlo; egli è morto e non vedo motivi per esprimere giudizi sui morti. La morte cambia tutto, spazza via tutto, persino gli errori. Non amo manifestare rancori o
condanne per qualcuno che non è più in grado di rispondere. Mi regolo così anche rispetto agli altri invasori del mio Paese: Graziani, Badoglio … sono tutti morti ed è più indicato il silenzio. Incontrai Mussolini nel 1924, quando ancora non ero Imperatore, durante una visita ufficiale in Italia. Mi ricevette calorosamente, da vero amico. Fu gentile e cominciò. a piacermi. Parlammo con franchezza, discutemmo del passato e del futuro; m’ispirò fiducia. Dopo quei colloqui i miei sospetti sparirono. In seguito però egli venne meno agl’impegni presi ed io non sono mai riuscito a capirlo. Ma adesso non ha più importanza.

Stando così le cose, Maestà, come ricordate quei dolorosi anni di guerra? Quella guerra che noi vi costringemmo a subire?
Li ricordo con reazioni differenti, contrastanti. Da un lato mi è impossibile dimenticare quello che gl’italiani ci hanno fatto: abbiamo sofferto così tanto per causa vostra. D’altro canto cosa potrei dire? A chiunque può succedere di vincere una guerra ingiustamente provocata. Appena rientrato in Etiopia, nel 1941, dichiarai che bisognava tornare ad essere amici degli italiani; ed oggi veramente lo siamo. Voi, per molti aspetti, siete cambiati; noi, per molti altri, anche. Mettiamola così: la storia non dimentica, l’uomo sì; e l’uomo di buon cuore può anche perdonare. Io ci provo e posso dire di aver perdonato, ma non ho certamente dimenticato. Ricordo tutto, tutto!

Anche il vostro discorso alla Società delle Nazioni, Maestà? Ed il giorno della vostra partenza?
Si, certo, ricordo molto bene quel discorso e tutti i suoi antefatti. Ricordo gl’insulti che ricevemmo dai giornalisti fascisti e le parole che pronunciammo per reclamare giustizia: oggi succede a noi, domani potrebbe succedere anche a voi …
Ed andò a finire proprio così. Ricordo bene anche il giorno in cui partii per l’esilio, perchè quello è stato il momento più brutto della mia vita, e forse anche il meno compreso. Fu una decisione che richiese grande coraggio. A volte sono proprio le cose che sembrano frutto della mancanza di coraggio a richiederne molto. In realtà non mi era rimasta più alcuna speranza se non quella di poter, un giorno, tornare a governare il mio popolo. Era una speranza molto forte e, una volta lontano, diventò certezza. Oh, non sarei mai partito se avessi temuto di dover rimanere in Europa per sempre! Avevo compreso come si delineava il futuro e nessuno mi vide disperare durante quegli anni.

ISCRIVITI AL CANALE TELEGRAM “ITALIA COLONIALE” PER RICEVERE TUTTI GLI AGGIORNAMENTI

Vostra Maestà, insistete spesso sull’amicizia nei confronti degli Italiani e vi siete veramente mostrato indulgente verso di loro una volta ritornato in Addis Abeba. Posso dunque chiedervi se gli italiani hanno realizzato qualcosa di apprezzabile in Etiopia?
Certamente, perché non dovreste? Gli Italiani hanno fatto cose orribili, specie all’inizio; ma in seguito hanno anche agito bene. Come sempre accade nella vita, niente è completamente bianco e niente è completamente nero. Essi ci hanno enormemente danneggiato, ma hanno fatto anche qualcosa di buono. Nessuna vera novità, nessun miracolo; niente, per essere chiari, che noi non avessimo già iniziato. Ma se loro non avessero realizzato qualcosa di positivo, avrebbero avuto tutta la popolazione contro e, ovviamente, a loro serviva il sostegno popolare. Ad ogni modo … diciamo che se per un verso gli italiani interruppero quello che noi avevamo cominciato, per un altro lo hanno continuato ed io oggi posso ritenermi soddisfatto di averli protetti dopo il mio ritorno.

Maestà, ditemi ancora qualcosa su voi stesso. Si sa che siete particolarmente affettuoso con gli animali e con i bambini. Lo siete ugualmente con gli esseri umani adulti?
Gli esseri umani… è difficile provare indulgenza per loro. È invece certamente più facile
esserlo verso i bambini e gli animali. Dopo aver vissuto una vita così difficile sento di essere più a mio agio con bambini ed animali perchè in essi non c’è malvagità, deliberata malvagità. Tra gli esseri umani invece… Ce ne sono di buoni e di cattivi; i primi vanno messi in condizione di operare, i secondi vanno puniti, senza tentare di capire il perchè di questa differenza. La vita è come commedia a teatro: non bisogna cercare di capire tutto subito, non sarebbe più divertente. Del resto, chiedere agli uomini di rispettarsi è forse pretendere troppo?

Cosa gli chiedereste allora, Maestà?
Dignità, coraggio.

E cosa chiedereste ad un re, a voi stesso Maestà?
Anche in questo caso coraggio, ed una vigilanza equilibrata. Un re dev’essere capace di
manovrarsi, di oscillare tra amici e nemici, tra vecchio e nuovo. Un re deve saper lavorare col tempo per plasmare gli eventi secondo i suoi scopi. Io ho imparato questo in gioventù quando, così come desideravano l’Imperatore Menelik e mio padre, ho letto i vostri libri e ho assorbito da essi la cultura occidentale. Ho cominciato molto presto ad apprezzare tutte le novità che avete menzionato. Ho viaggiato molto, pur non amando viaggiare ; mi stressava e a volte non vi trovavo diletto , ma l’ho fatto perchè consideravo utile cercarsi amici nel mondo. Ecco, queste sono le funzioni di un sovrano .

Viaggi molto sorprendenti, Vostra Maestà, per cercare amici inaspettati. Siete stato persino in Cina ed avete incontrato Mao Tse Tung.
Abbiamo parlato a lungo e Mao Tse Tung mi è molto piaciuto. Ho un’impressione eccellente di lui, eccellente. Proprio come quella che mi diede Paolo VI. Egli è un buon leader, molto serio; il suo popolo ha fatto una buona scelta. Anche la Cina mi è piaciuta. Hanno un modo di vivere completamente diverso, ma ogni popolo deve svilupparsi secondo il proprio stile, così come ho affermato durante i colloqui avuti in quel Paese; colloqui che hanno prodotto risultati assai favorevoli.

Maestà, voi siete l’Etiopia. Siete voi che la tenete in mano, che la tenete unita. Cosa succederà quando non sarete più qua?
Che intendete dire? Non comprendo la domanda…

Quando morirete, Maestà.
L’Etiopia esiste da 3000 anni. In effetti esiste fin da quando l’uomo è apparso sulla Terra.
La dinastia a cui appartengo vi ha regnato fin da quando la Regina di Saba, unendosi con re Salomone, partorì un figlio. È una dinastia perpetuatasi attraverso i secoli e continuerà ad esistere ancora per molti secoli. Un re non è insostituibile e, comunque, la mia successione è già assicurata. C’è un Principe Ereditario, e sarà lui a governare il Paese quando Noi non saremo più qui. Così abbiamo deciso e così dovrà essere.


Nel suo complesso, Maestà, la vostra non è stata una vita molto felice. Coloro che avete amato sono tutti morti: vostra moglie, due dei vostri figli e due figlie. Avete perso molte delle vostre illusioni e dei vostri sogni. Immagino però che la saggezza da voi accumulata sia davvero grande. Per questo vi chiedo: Haile Selassie come vede la morte?

Cosa? Come vedo cosa?

La morte, Vostra Maestà.
La morte…?! Ma chi è questa signora? Cosa
vuole da me? Che se ne vada via, via!

Oriana Fallaci e il suo fotografo vennero cacciati in malo modo e abbandonati in compagnia di due leoni. La giornalista non sapeva che fossero due leoni domestici e quindi abituati alla presenza umana.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.