“Lord Churchill, mani in alto per favore!”

QUANDO WINSTON CHURCHILL SI ARRESE AGLI ITALIANI

Camillo Ricchiardi-GIOVANE UFFICIALE

Camillo Ricchiardi, giovane ufficiale

“Lord Churchill, mani in alto per favore!”. Con queste esatte parole il comandante della Legione Italiana facente parte delle truppe volontarie al fianco dei boeri durante la Prima Guerra Anglo-Boera(1899-1900) appunto, prese in custodia un allora giovane ufficiale/reporter inglese di nome Winston Churchill, ma, come sempre, facciamo un passo indietro ed analizziamo le cose dal principio. Siamo nel 1899, le neonate repubbliche dell’Orange e del Transvaal (a maggioranza olandese-boera) hanno da pochissimo ottenuto l’indipendenza dall’Inghilterra in maniera più che civile(gli inglesi infatti le reputavano terre povere e senza alcuna valenza strategica), ma non appena alcuni cercatori d’oro rilevano grandissime vene aurifere e ricchi giacimenti di pietre preziose, l’atteggiamento britannico-prima di banale indifferenza- riguardo le due giovani ex colonie cambia drasticamente. L’impero Britannico, con la scusa di “riportare ordine in quelle terre per proteggere i cittadini anglosassoni” e di “liberare i neri dalla schiavitù”- ebbene sì gli inglesi dissero proprio così- dichiara immediatamente guerra alle due colonie e le attcca con migliaia e migliaia di soldati. Ma i Boeri non si piegano ed anzi rispondono contrattaccando con atti di guerriglia che causano subito agli inglesi pesanti perdite. Tuttavia i Boeri sono pochi in confronto alle preponderanti forze dell’Impero Britannico e quindi chiedono aiuto! Molte sono le nazioni europee (Germania ed Italia in primis- la prima perché ogni cosa che mettesse in cattiva luce o provocasse danni agli inglesi era la benvenuta, la seconda perché negli italiani erano ancora forti le idee risorgimentali che trovavano diversi punti di contatto con quello che stava succedendo) che mandano- o concedono di mandare- uomini a rimpinguare le fila dei Boeri. Tra questi vi sono moltissimi italiani, supportati dalla nostra stampa e dai nostri servizi segreti che erano ben contenti, assieme a quelli francesi di limitare un po’ l’espansionismo britannico, magari riuscendo anche a combinare qualche redditizio affare in loco. E qui inizia la nostra storia che vede contrapposti i nostri due personaggi! Partiamo dal primo, ovvero dal comandante Camillo Ricchiardi: Giuseppe Camillo Pietro Ricchiardi nasce ad Alba il 4 luglio del 1865, figlio di Giovanni Ricchiardi e Rosa Volpiano. Arruolatosi nell’Esercito Regio, Camillo Ricchiardi frequenta l’Accademia Militare e la scuola di Cavalleria di Pinerolo da cui esce sottotenente per prestare servizio presso il Genova Cavalleria e poi come Tenente al Piemonte Reale Cavalleria. Nel 1889 chiede il congedo, sollecitato probabilmente dal colonnello Gerolamo Emilio Gerini, ufficiale italiano entrato al servizio di Rama V re del Siam come Direttore Generale dell’istruzione militare, si trasferisce in quel paese occupandosi dell’organizzazione dell’esercito e dell’educazione militare di uno dei figli del regnante.

Nel 1893 il governo siamese lo invia come delegato all’Esposizione Universale di Chicago, dove entra a far parte della giuria internazionale. Svolge anche l’attività di giornalista per quotidiani europei e americani, per i quali inizia una corrispondenza dal fronte della guerra sino-giapponese del 1895. Rientrato in Italia, pubblica nel 1896 l’Annuario Ricchiardi. Corrispondente di guerra dall’Etiopia, sembra che fosse stato presente alla battaglia di Adua. Dal 1897 al 1898 viene nominato agente a Shanghai dell’Unione Industriali Italiani in Cina. Nel 1898 raggiunge come mercenario il generale Emilio Aguinaldo che combatteva contro gli spagnoli per l’indipendenza delle Filippine. Nel

Camillo Ricchiardi_foto di gruppo volontari

Camillo Ricchiardi. Foto di gruppo volontari

1899 riesce a raggiungere le repubbliche boere del Sudafrica. Qui, in breve tempo, diventa comandante con il grado di colonnello della Legione Volontaria Italiana, un gruppo di circa 200 italiani e non solo, che combattevano a fianco delle truppe boere contro gli inglesi, innovando i sistemi di guerriglia con la creazione dei primi commando. In gran parte della sua carriera-specialmente a cominciare dagli impieghi all’estero- alcune fonti sostengono avesse sempre avuto contatti con operativi dei Servizi Segreti Italiani, ma questo non è mai stato accertato con certezza e, molto probabilmente, non si saprà mai con certezza nemmeno ora (3*). Del secondo personaggio invece, Lord Winston Churchill, non mi dilungherò data la già ampia conoscenza e notorietà del personaggio. Mi limiterò a dire che in quel tempo era un giovanotto ben piazzato inviato in Sud Africa a partecipare a quella guerra con un ruolo non del tutto chiaro: era ufficialmente un inviato del “Mornig Post”- quotidiano inglese- eppure vestiva l’uniforme del South African Light Horse (un reggimento coloniale di cavalleria inglese) aggregato alle truppe del Regno Unito impegnate nella Guerra Anglo-Boera. Il giovane Winston era palesemente in una posizione anomala, poiché ufficialmente non poteva ricoprire contemporaneamente i due incarichi di giornalista e ufficiale (rimane ancora poco chiaro l’effettivo ruolo della sua persona in quel

Il treno con a bordo Churchill mentre imbarca il Reggimento Dublin Fusiliers, poco prima della partenza per Ladysmith

Il treno con a bordo Churchill mentre imbarca il Reggimento Dublin Fusiliers, poco prima della partenza per Ladysmith

determinato conflitto). Nonostante questa situazione particolare, viene comunque assegnato ad un treno blindato che il 15 novembre 1899 avrebbe dovuto percorrere la tratta Estcourt-Chieveley per operare una ricognizione in forze sui movimenti dei boeri. Scrittore prolifico, Churchill ha pubblicato una mole enorme di ricordi della sua esperienza militare e politica, ma almeno in questo caso la descrizione dei fatti riportati è di pura fantasia, o per lo meno presenta grossolani errori e mistificazioni troppo grandi per essere semplici “errori di memoria”. Lo statista inglese ha scritto addirittura un fortunato libretto dal titolo “Come sono sfuggito ai boeri”, dove ha evitato accuratamente di citare alcuni dei momenti più interessanti, tra cui il fatto che il treno sul quale viaggiava era stato attaccato e catturato da un gruppo di italiani, che gli era stata fatta salva la vita proprio dal comandante di questi italiani e che – con tutta probabilità – la sua fuga dalla prigionia era stata agevolata segretamente dai carcerieri. In ogni caso, mai un cenno sulla presenza di italiani nelle truppe boere. Troppo umiliante forse la cattura da parte di volontari irregolari, italiani per giunta? Ma prima di porci questa domanda, analizziamo meglio la dinamica che ha portato alla sintesi di eventi fatta poco più in alto. Tutto inizia a Chieveley, lungo la ferrovia per Ladysmith, una località che vide scontri particolarmente cruenti tra le truppe inglesi e quelle boere. Winston Churchill, alla ricerca di emozioni e di materiale da inviare al “Mornig Post”, era salito su un treno che nelle intenzioni del comando inglese doveva partire da Estcourt per saggiare la presenza di truppe nemiche e cercare di rompere l’assedio di Ladysmith, dove gli inglesi erano stati costretti a rifugiarsi sotto l’incalzare dell’esercito di Pretoria.

Ma gli uomini del Colonnello Ricchiardi conoscevano bene l’importanza di quella ferrovia ed erano pronti ed in attesa. Proprio il 15 novembre 1899 mentre il treno blindato, che oltre a portare Churchill stava portando il reggimento Dublin Fusiliers ed il Durban Light Infantry, verso Ladysmith si ferma a telegrafare-credendo erroneamente che la linea ferroviaria sia assolutamente sicura data la sua esistenza ben oltre le linee di retroguardia-ma ecco che spuntano gli uomini di Ricchiardi che si avventano sul treno tenendo una formazione da cavalleria leggera tipica dei boeri, per altro ampiamente raffinata dagli italiani,- che prenderà poi il nome di “Kommando”- a questo punto i britannici tentano di divincolarsi dall’aggancio dei volontari italiani avviando un forte retromarcia del treno che tuttavia non fa altro che peggiorare la situazione andandosi a scontrare con delle occlusioni saggiamente posizionate sui binari dietro al treno da parte dei volontari italiani poco prima dell’assalto diretto. In questa convulsa situazione un vagone si rovescia e tutti i tentativi dei soldati britannici di sganciare i vagoni incastrati per fuggire falliscono sistematicamente; Ne segue un breve conflitto a fuoco che costa la vita a 5 soldati britannici. A quel punto finalmente si riesce a scollegare dai vagoni la sola locomotiva a vapore che sfreccia via alla massima velocità con tutti gli uomini (non molti) che sono riusciti ad arrampicarcisi sopra, lasciando il resto dei reggimenti e Winston Churchill al proprio destino. I Volontari italiani fanno prigionieri tutti i rimasti seguendo gli ordini di Ricchiardi che parla tranquillamente (come tutti in quel gruppo) in italiano! Il nostro idioma non può essere sfuggito al caro Lord Churchill eppure non ne fa menzione nei suoi scritti…chissà coma mai… . Tuttavia bisogna anche dire che in quel momento aveva un problema molto più grosso: mentre gli italiani radunavano i prigionieri Churchill- con grande espressione di coraggio ed onore(ricordiamoci di questo episodio quando in futuro leggeremo nei suoi scritti che gli italiani erano tutti codardi senza voglia di combattere)- aveva pensato bene di nascondersi dietro il vagone rovesciato per liberarsi della sua pistola -che essendo ufficialmente giornalista non avrebbe potuto nemmeno avere, ma sorvoliamo per buona pace di tutti…-sperando di non essere visto da nessuno. Egli riesce a liberarsi della pistola ma stoltamente si accorge di aver dimenticato di lanciar via con essa due caricatori di micidiali proiettili Dum-

Camillo Ricchiardi al consiglio di guerra

Camillo Ricchiardi al consiglio di guerra

Dum(1), messi al bando dalla conferenza dell’Aia nel 1898 per la quale valeva la fucilazione(anche sul posto e senza processo) per chiunque ne avesse fatto uso o semplicemente si fosse trovato in possesso di tale munizionamento. Proprio mentre sta cercando di gettarli via la mano di Ricchiardi blocca il braccio di Churchill, il quale si volta visibilmente preoccupato verso Ricchiardi che invece ha un leggero sussulto! Quest’ultimo infatti aveva bloccato Churchill quando lui era rivolto dal lato opposto e quindi non poteva immaginare di chi fosse il braccio che aveva fermato! Ma una volta visto in faccia lo riconosce subito! Ricchiardi ora ha un problema grosso: la sua vittoria ha superato di molto, forse addirittura di troppo le sue aspettative! Sa bene che Winston Churchill è tutt’altro che una figura di poco conto ed averlo preso prigioniero è si un grande vanto ma è anche una grande responsabilità! Suo padre era un personaggio molto potente ammanicato direttamente con la più alta elite politica britannica ed europea e chi poteva immaginare quali sarebbero state le reazioni che si sarebbero potute scatenare se Churchill fosse stato passato per le armi sul posto e senza processo, nonostante così prevedesse la legge per chi avesse fatto uso o semplicemente trasportasse quei proiettili? Interrogato da Ricchiardi su dove li avesse presi Churchill risponde (e questo è scritto proprio nelle sue memorie) in questo modo:” Non lo so, li ho appena raccattati nell’erba!”. Nonostante la palese falsità di tale affermazione, prudentemente, Ricchiardi decide di credergli ugualmente e getta via lui stesso i due caricatori proprio poco prima che arrivino altri uomini per vedere di capire cosa stava accadendo dietro quel vagone! Ricchiardi salva così la vita a Winston Churchill e con le parole che abbiamo scritto all’inizio di questo articolo, lo avvia verso il luogo di “prigionia”. E qui, se si analizza il diario di Churchill riguardo l’episodio in questione si rilevano diverse “falle”: oltre a ciò che abbiamo detto poco più sopra, nel diario vi è scritto che lui stesso aveva avuto l’idea di sganciare la locomotiva per mettere in salvo i pochi uomini rimasti sopra di essa mentre lui prendeva eroicamente il comando-e qui la prima grossa falla…Churchill ufficialmente era un giornalista, gli oltre cento soldati inglesi non avevano altri ufficiali a coordinare le operazioni? Churchill aveva già combattuto in Sudan e in India e aveva dunque esperienza militare, ma come mai gli era permesso in qualità di giornalista di dare ordini alle due compagnie? Una delle tante incongruenze della sua presenza in Sud Africa- dei restanti uomini mentre imperversava uno scontro a fuoco “violentissimo ed atroce”…Questa è chiaramente una visione completamente e volutamente mistificata dei fatti volta a rendere “eroico” il suo personaggio quando in realtà i fatti andarono molto più vicino a quello che scrisse invece Ricchiardi stesso (anche lui lasciò delle memorie) che afferma:”“La prima brillante operazione, fu la cattura d’un treno blindato a Chievelrey. Tra i prigionieri eravi il giornalista Winston Churchill, fuggito più tardi da Pretoria”. Ma è riguardo la sua cattura che si può notare la falla più grossa che toglie ogni dubbio sul fatto che il resto del racconto sia una colossale mistificazione: Churchill afferma di essere stato catturato niente meno che dal Generale Botha- comandante supremo delle truppe boere- in persona! Cosa non possibile dato che nei cartigli militari ufficiali egli risulta distaccato al comando di completamente altro settore! Tornando a ciò che stava accadendo a Churchill ed alla sessantina di prigionieri fatti da Ricchiardi, possiamo dire che il trattamento da loro ricevuto è buono, anzi molto buono rispetto invece a chi fra i Boeri cadeva in mano inglese…I Boeri erano infatti molto miti e corretti riguardo i prigionieri ed alle convenzioni di guerra, cosa che altrettanto non si vedeva da parte inglese…Spesso i primi acconsentivano a scambi di prigionieri liberando sulla parola i soldati nemici che dichiaravano di appartenere a reparti della Croce Rossa- anche qui per la maggior parte delle volte erano falsità belle e buone- e in più di una occasione evitarono di dare il colpo di grazia a feriti inglesi, asserendo che “non si deve chiedere troppo a Dio”. Dopo la cattura, Churchill viene inviato a piedi verso Colenso con gli altri soldati inglesi catturati e dopo una breve sosta in questa località il gruppo viene fatto proseguire per Pretoria. Il “carcere” dove viene destinato Churchill è la States Model School: ben lungi dall’essere un “lager”, si trattava di una detenzione privilegiata per ufficiali, come ora si dichiarava Churchill,- che nel frattempo aveva presto abbandonato la sua posizione nella quale diceva di essere solo un giornalista pur di avere una detenzione con tutti i confort- in un edificio governativo, con poche caratteristiche della prigione. La struttura è tutt’oggi esistente all’angolo tra la Van der Walt Street e Visagie Street, tornata alla sua funzione originaria di scuola superiore. Per inquadrare ancora di più la mitezza della reclusione di Churchill è illuminante quanto scrive il 19 novembre 1899 in un dispaccio informativo inviato a Roma il console italiano di Pretoria a proposito di Churchill: “Anche oggi arrivò qui una sessantina di prigionieri inglesi, fra cui il figlio del celebre Lord Randolph Churchill” (…) “Gli inglesi (…) farebbero miglior figura (…) se evitassero delle brutture, come quella della fuga del giovane Lord Churchill, prigioniero di guerra sotto parola!”. Churchill era dunque libero di muoversi dietro la parola d’onore di non tentare la fuga, come si usava all’epoca per gli ufficiali catturati. Churchill nei suoi ricordi tuttavia parla di “spregevole prigionia”, dalla quale sfugge- contravvenendo quindi alla parola data- la notte tra l’11 e il 12 dicembre, un mese dopo essere stato catturato. L’inglese riesce ad evadere scavalcando il basso muro di cinta, in un momento in cui la guardia boera non vedeva. O faceva finta di non vedere. Infatti più di qualcuno ritiene, ed in realtà lo afferma implicitamente anche lui stesso nelle sue memorie, che Ricchiardi stesso avesse dato ordine alle guardie di “girarsi dall’altra parte” in caso Churchill avesse tentato la fuga. Come detto Ricchiadi aveva fatto le sue corrette e lungimiranti considerazioni già alla cattura di Churchill, riconfermate dalla richiesta di un incontro di persona in ambiente protetto con niente meno che il console italiano a Pretoria di cui sopra…pare strano che un console chieda un incontro protetto con il capo di una banda di volontari, irregolari per giunta, che nulla ha a che vedere (o avrebbe a che vedere) con le istituzioni di Roma. Tuttavia, come si può ben immaginare al console italiano (ed agli occhi dei nostri servizi segreti) non era passato inosservato un corpo di ben 200 volontari italiani e sopratutto del suo comandante che già in passato si supponeva aver avuto contatti coi nostri servizi segreti…il contenuto di questo incontro protetto è ignoto, ma molto probabilmente il console italiano avrà fatto notare al nostro comandante Ricchiardi le “preoccupazioni”- seppur taciute- che attanagliavano il parlamento di Roma riguardo la sorte del giovane lord e da qui l’idea che se anche fosse fuggito…la gloriosa impresa della sua cattura non ne sarebbe stata intaccata e così in effetti pensava pure il comandante Ricchiardi che infatti evidentemente si era adoperato perché ciò accadesse! Con qualche peripezia Churchill riesce dunque a ritornare dietro le linee, ma degli italiani che aveva incontrato durante la sua prima, ingloriosa, azione in Sud Africa non fece mai menzione, anzi fu lo stesso Louis Botha, anni dopo, ad avvallare per motivi di opportunità personali e politiche il falso incontro con lo statista a Chievelrey, anche se dalle cronache dell’epoca Botha risulta, come detto prima, operativo in un altro settore degli scontri(2). L’unico indizio che ci porta sulle tracce dei volontari è il commento di Churchill, che parla di “uomini non in divisa”. Gli unici che non portavano la divisa erano appunto le truppe irregolari volontarie. Il nostro caro comandante ed i suoi uomini avranno diversi e molteplici successi, grazie al sangue freddo ed alle loro innovative e rischiosissime tattiche di infiltrazione e sabotaggio, diventando in breve tempo per gli Inglesi un vero e proprio incubo, mentre per i Boeri dei veri eroi! Il carattere particolare del nostro personaggio fece sì che persino il generale Botha in persona lo notasse, tanto da giungere presto a richiedere ed apprezzare i suoi consigli! Da non dimenticare infatti un’altra felice avventura di Ricchiardi, quando, dopo aver fatto saltare un ponte ferroviario vicino a Olifantsfontein, senza alcuna perdita, lasciò un cartello indirizzato al comandante inglese, Lord Roberts, sul quale, con caratteri cubitali, era scritto: “Verremo presto nuovamente a vederti. Dì ai tuoi soldati di non dormire tanto. Legione Italiana.” In breve tempo il comandante Ricchiardi raggiungerà il grado di colonnello e i suoi Scouts arriveranno a oltre 300 combattenti dei quali almeno 200 italiani.

Dal canto suo, Churchill aveva imparato molto dalla prigionia a Pretoria, ed anzi in breve tempo aveva cambiato opinione su diverse cose. Poco prima di essere catturato a Chievelrey, aveva scritto al Generale Evelyn Wood, dando consigli come se fosse stato un veterano di lungo corso, affermando che “noi dovremmo punire le persone che sotto il suo comando s’arrendono e lasciatemi subito dire: nessuno scambio di prigionieri”. Esattamente due settimane dopo Churchill implorava i suoi carcerieri di poter scrivere un articolo da spedire in patria dove asseriva la necessità di attuare lo scambio di prigionieri tra Inglesi e Boeri…come cambiano le cose quando veniamo coinvolti di persona… Rientrato dunque in Inghilterra, Churchill riesce a diventare uno degli eroi della Guerra Anglo-Boera, si dimentica rapidamente degli italiani e di Camillo Ricchiardi che lo aveva salvato, mentre gli rimane bene impresso il modo di combattere dei commandoen Boeri: allo scoppio della Seconda guerra mondiale, come tutti sappiamo deciderà di organizzare delle unità sul modello Boero chiamate appunto “Commando”.
Winston Churchill torna quindi in patria da eroe, mentre Camillo Ricchiardi rimane ancora a combattere contro gli inglesi, che – con la loro superiorità numerica – erano riusciti a rovesciare le sorti della guerra e ad invadere le piccole repubbliche boere. Il primo settembre del 1900, al consiglio di guerra di Noiigedackt, Ricchiardi, per i suoi meriti, viene eletto comandante di tutti i corpi stranieri presenti: la Legione tedesca ed i Corpi austriaco, francese, irlandese e americano. In tutto circa mille volontari. La sera dell’11 settembre 1900, il presidente della repubblica del Transavaal, Paul Kruger, è costretto a rifugiarsi con una piccola scorta a Lourenço Marques, in territorio portoghese. Da lì, il 21 ottobre prosegue alla volta dell’Olanda – terra d’origine dei boeri – alla ricerca di aiuti per il suo popolo: ma ormai l’impari guerra tra il colosso britannico ed i piccoli Stati del Transvaal e dell’Orange è all’epilogo: sono oltre 160 mila i soldati inglesi contro poco meno di 20 mila fra soldati e irregolari. Il moribondo governo boero prende allora la decisione di sciogliere il Corpo dei Volontari Stranieri e di rimpatriare a sue spese quanti volevano tornare in patria. Tra questi anche il colonnello Camillo Ricchiardi, che con sé conduceva tuttavia Myra Franciska Guttmann Joubert, nipote del generale Petrus Jacobus Joubert e di Paul Kruger, che sarebbe diventata sua moglie nel 1901.
La guerriglia anti-britannica sarebbe continuata infliggendo agli inglesi pesantissime perdite fino all’arrivo del Maresciallo Kitchener che, mettendo in pratica delle strategie del tutto spregevoli per fiaccare la ancora forte resistenza boera, come quella di catturare i civili internandoli in veri e propri campi di concentramento dove i parenti e i servi di colore dei capi della resistenza boera venivano lasciati tranquillamente morire di fame, e ancora distruggendo le fattorie e le coltivazioni boere che tanto rappresentavano per quel popolo di fieri coloni contadini. Nel 1902, dopo due anni di massacri e terra bruciata, le ultime resistenze boere cedono. La vita tuttavia chiederà non molto dopo al Maresciallo Kitchener (ora ministro) il conto di tanto dolore che egli aveva inferto…nel giugno 1916 egli morirà infatti, nel naufragio della nave che lo stava portando in Russia, dopo che quest’ultima aveva urtato una mina marina, posta dal sommergibile tedesco U-75 nel Mare delle Orcadi.
Degli altri due personaggi della nostra storia il futuro è presto detto: Churchill diventerà chi tutti conosciamo mentre il nostro caro Ricchiardi vivrà una vita tranquilla- ben voluto ed acclamato da tutti- in patria con la sua famiglia, non vantandosi mai di aver catturato il grande Churchill, rivelando la grande umiltà e correttezza d’animo che lo aveva sempre contraddistinto, sino al giorno della sua morte a Casablanca il 21 gennaio 1940.
Questa è dunque la storia di quando il grande Winston Churchill si arrese con la coda tra le gambe ad un pugno di giovani, forti e determinati volontari italiani guidati da un altrettanto valoroso ufficiale italiano! Io personalmente non aggiungerò commenti a questa storia poiché ritengo si commenti già da sé, ma tuttavia come sempre, lascerò a voi che avete avuto la pazienza di arrivare a leggere tutto questo mio piccolo articolo, l’ultima parola!
 
Leonardo Sunseri
NOTE
1) I proiettili DUM-DUM sono un tipo di proiettili che utilizzano una pallottola progettata per espandersi all’interno del corpo del bersaglio, aumentando così la gravità delle ferite.
Un proiettile di questo tipo ha generalmente il nucleo composto di un metallo pesante, solitamente piombo, utile per favorire sia la balistica del colpo sia l’espansione, e una camiciatura incompleta del proiettile. Originariamente questo tipo di proiettili era anche conosciuto come Dum-dum bullets: il nome deriva dall’Arsenale di Dum Dum, controllato dall’esercito coloniale inglese, che verso la fine del XIX secolo era di stanza nei pressi della città di Calcutta, in India. Quando gli inglesi, durante le loro campagne coloniali, si accorsero che il munizionamento standard adottato per i loro fucili Lee-Metford falliva in taluni casi nell’azione di incapacitare, cioè ferire gravemente e quindi rendere inoffensivo un essere umano ostile, cercarono una soluzione utilizzando lo stratagemma, probabilmente escogitato dal capitano dell’esercito Neville Bertie-Clay, di rimuovere la parte di camiciatura intorno alla punta della palla. Negli anni successivi queste munizioni vennero appositamente prodotte negli arsenali e utilizzate anche da altri eserciti fino all’avvento della Convenzione dell’Aia, che le rese fuorilegge; essendo pallottole ad elevata distruttività, il loro uso in ambito militare è stato proibito dalla Convenzione di Ginevra del 1929: per questa ragione non sono usate dai militari, in quanto le ferite da esse provocate sono molto difficili da curare sul campo di battaglia e, quando non portano alla morte immediata, questa sopravviene per dissanguamento in un periodo più o meno lungo. Questi proiettili sono invece usati nella caccia e per le armi d’ordinanza di alcune forze di polizia.
2) Poco tempo lo stesso presidente della Repubblica del Transvaal, Paul Kruger, ammetterà che in realtà fu appunto Ricchiardi l’artefice della cattura riconoscendogli dunque i giusti meriti.
3*) Se tuttavia si vuole fare una ricerca approfondita fra i documenti diplomatici italiani dell’epoca si può trovare un telegramma con la dicitura “riservato” (ora desecretato per legge) che supporterebbe la tesi secondo cui i Servizi Segreti Italiani, per tramite di Amilcare Cipriani, si stessero muovendo per supportare i boeri e per formare una Legione Italiana di volontari. Tuttavia il nome di Ricchiardi non figura. Il telegramma, riportato nella sua interezza è il seguente:
330.
L’AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI,
AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA
R. RISERVATO 1185. Parigi, 10 ottobre 1899
L’eco di qualche giornale inglese, ripercosso in alcune gazzette francesi, farebbe credere che l’opinione pubblica in Italia si pronunzia in favore della causa dei Boers nel loro conflitto con l’Inghilterra. Un numero considerevole di veterani garibaldini avrebbe offerto i suoi servizi al presidente Kruger.
La notizia, data in questa guisa, mi pare non poter essere esatta. Siccome però grave sarebbe la ripercussione sovra lo spirito pubblico inglese di siffatte novelle se esse avessero qualche fondamento nella verità dei fatti, credo cosa utile il segnalare a V. E. che Amilcare Cipriani avrebbe cercato di annodare trattative con il rappresentante del Transwaal a Bruxelles per conseguire il concorso pecuniario necessario alla formazione di una legione di volontari italiani che si recluterebbe fra i legionari che andarono in Grecia.
Mi si dice che se la sovvenzione fosse data dal Transwaal insieme al Cipriani sarebbero pronti a partire di Francia parecchi altri italiani ascritti al partito sovversivo. Nel programma, appena è mestieri di dirlo, figura il ritorno della legione vittoriosa, con sbarco in Italia e proclamazione della repubblica sociale.
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di Leonardo Sunseri
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BIBLIOGRAFIA
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LINK
LIBRI
1) “Kommandos italiani del Capitano Camillo Ricchiardi nella guerra anglo-boera, 1899 – 1902”, Silvio Tasselli – Storia & Battaglie, N° 23 – Marzo 2003 e N° 24 – Aprile 2003.
2) Teobaldo Filasi, “Italia e italiani nella guerra Anglo-Boera”, a cura dell’Istituto Italo Africano.
3) Focus Wars, Le più grandi battaglie della storia” Volume II, Mondadori Scienza, 2016.
4) MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI. COMMISSIONE PER LA PUBBLICAZIONE DEI DOCUMENTI DIPLOMATICI I DOCUMENTI DIPLOMATICI ITALIANI: TERZA SERIE: 1896-1907 VOLUME III (24 giugno 1898 – 29 luglio 1900)

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