Roma, 7 novembre – Ieri a Roma un interessante forum dedicato alla presenza dell’Europa nel mondo.
Ormai quotidianamente si parla di Africa, spesso anche a sproposito, perché sono in pochi ancora ad aver capito cosa l’Africa potrebbe rappresentare in un futuro prossimo per noi Europei.
Lo hanno capito da tempo i Cinesi, che sono ormai il primo partner commerciale e tecnologico per l’Africa; lo stanno capendo i Russi. Parlare di trasferimento di tecnologia da parte dei Cinesi non è corretto perché i Cinesi esportano in Africa una tecnologia di basso livello.
Ma la novità é che la Comunità Europea cominci ad attenzionare l’Africa alla pari: da Comunità a Unione, così si chiama l’alterego africano: Unione Africana; quindi agendo come unico soggetto, cercando di sedare i nazionalismi che finora hanno spinto i vari Stati ad agire in solitaria. Finalmente c’è la presa di coscienza che, per contrastare la Cina e forse in un futuro non troppo lontano la Russia, occorre raggiungere una massa critica importante che solo la Comunità Europea può garantire.
Anni di frequentazione del Corno d’Africa mi hanno fatto comprendere meglio il continente, me ne hanno fatto apprezzare le sue qualità, e mi hanno aiutato a comprenderne le contraddizioni. Fare business in Africa non è semplice e richiede tempo e pazienza, quella che spesso noi Europei non vogliamo avere. Però oggi non si può prescindere dallo sviluppare business in un continente di 1,5 miliardi di persone, in sicura crescita, dove manca di tutto; ma il vero business non è la vendita dei nostri prodotti, perché la concorrenza cinese ce lo rende molto difficile, ma andare a produrre in loco, dove condizioni favorevoli, rendono l’investimento a volte profittevole anche nel breve periodo.
Però come dico sempre: non andiamo in Africa solo per il nostro profitto, ma andiamo in Africa per aiutare gli Africani ad evolvere e a sviluppare la loro casa; in poche parole: IN AFRICA PER GLI AFRICANI CON GLI AFRICANI.
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di Agostino Siccardi