Intervista ad Agostino Siccardi, imprenditore italiano, recentemente rientrato da Mogadiscio. HERE english version

Ha imparato negli anni che per crearsi qualunque contatto, deve contare principalmente su se stesso; solo recentemente la politica italiana pare essersi accorta dell’esistenza del Corno d’Africa, anche se questa regione fa parte a vario titolo della nostra recente storia. Occorre visitare Asmara per comprendere come la nostra presenza sia stata comunque importante: la ferrovia Asmara-Massaua è stata costruita dagli italiani e terminata nel 1905 e funzionante ancora oggi: un vero gioiello tecnologico del tempo passato, che permette di passare dal mare ai 2.400 slm di Asmara.
“Il ruolo delle nostre Ambasciate – racconta amareggiato – dovrebbe facilitare il business delle nostre imprese, creando contatti e condizioni affinché questo possa svilupparsi. Invece la maggior parte dei contatti in questi anni me li sono sempre creati da solo, bussando alle porte: e da italiano, spesso con una bottiglia di buon vino, un pezzo di Parmigiano o una bottiglia di Olio Extra Vergine, ho avuto risultati inaspettati. O ti metti in gioco e agisci con tutte le tue forze oppure concludi poco: certamente ci vuole il suo tempo; occorre comprendere la mentalità dei paesi che ti ospitano per raggiungere dei buoni risultati. Oggi, se vuoi avere successo, ti devi sedere al tavolo e trattare alla pari con il cliente africano: è finito il tempo della colonizzazione: teniamo ben presente che l’Africa non è solo emigrazione, come ci vogliono fare credere.

Ed è così che Agostino si è creato il suo ultimo contatto che gli ha permesso di arrivare a Mogadiscio, per valutare la situazione locale e le opportunità per il suo business. Una idea balenata in questi ultimi mesi, percependo che nel paese stava cambiando qualcosa.
In Liguria è socio e amministratore da molti anni di una Società di carpenteria in acciaio, civile e industriale, la Metal Job Srl, che sta lavorando in Etiopia, dove “il mercato è molto attivo e dove la presenza cinese è fortissima, anche se recentemente l’attuale Primo Ministro, che ha una visione molto illuminata sul futuro del paese, sta cercando nell’Italia un partner che permetta al paese di crescere in termini di tecnologia ed esperienza”.
In Somalia la situazione è totalmente diversa: qui servono imprenditori senza paura che cercano il business con una buona dose di “incoscienza”. Si possono fare indubbiamente guadagni molto interessanti, grazie a quella che è ancora un’economia di guerra, dove qualsiasi cosa ha un valore molto elevato, ma – Agostino tiene a precisare – i guadagni sono commisurati ai rischi”.

Nell’ex coloniale italiana, come in tutto il Corno d’Africa, racconta che “vogliono una maggiore presenza italiana: e non solo perché piace il nostro modo di vivere, di vestire e di mangiare”, ma perché ci considerano “fratelli”; la nostra presenza come colonizzatori non ha lasciato acredini, ma buoni ricordi: per esempio, camminando per Asmara, non è inusuale che qualche anziano ti fermi e ti parli in Italiano sorridendo.
Ma Agostino è rimasto colpito dall’attuale stile di vita che ha toccato con mano a Mogadiscio: miliziani, check-point, auto blindate, bunker e militari ovunque; le case sono per quasi la totalità distrutte; eppure la gente vive come se nulla intorno fosse come è; l’ottimismo pervade e contagia tutti, anche se troppa gente armata gira per le strade per garantire la sicurezza: Mogadiscio – ribadisce – mi ricorda quei film ambientati nelle città europee alla fine della seconda guerra mondiale”.
“È una situazione non naturale; – commenta – ho dormito in una casa privata, con la sicurezza armata all’interno. La situazione è ancora instabile, anche se il Governo con l’aiuto della Comunità Internazionale, sta facendo tutto il possibile per dare un futuro a questo martoriato paese”.

In Somalia per ora molto attivi sono i turchi: il porto e l’aeroporto sono stati ricostruiti e ora sono gestiti da loro; anche il Qatar è molto attivo nel paese, con finanziamenti che permettono di sostenere la rapida ricostruzione: nel paese; parlando con la gente, si intuisce un profondo desiderio di ritorno alla normalità.
Il Corno d’Africa ha una potenzialità enorme in termini di business e ha una posizione molto strategica, essendo all’ingresso del Mar Rosso, dove transitano tutte le esportazioni dai paesi del Far East ai paesi Europei. Per troppo tempo per esempio la pirateria Somala ha disturbato questi traffici. Per il business non servono solo i soldi per gli investimenti, prima c’è bisogno di stabilità affinché questi possano proliferare.
Per comprendere i luoghi, il mondo, le religioni e le guerre ci vogliono anche gli imprenditori.
Servono uomini come Agostino Siccardi, in cerca di opportunità lavorative. Ma che non devono essere solo quelle “di presentarsi e vendere alle fiere internazionali. Si deve investire in questi paesi, dove il ritorno economico sul lungo periodo può’ essere importante. La nostra nazione dovrebbe creare le condizioni per realizzare joint-venture con imprenditori locali, sostenendo gli imprenditori e le aziende che vogliono investire”.
Interessante,
come lo si contatta il Siccardi?
Grazie.
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Giro il suo contatto a Siccardi
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