Guerra italo-turca. Quando l’Italia riuscì dove Churchill fallì

Il forzamento dello stretto dei Dardanelli, 18-19 luglio 1912

Come premesso nel mio precedente articolo ecco un altro episodio della prima guerra moderna della storia, ovvero la guerra Italo-Turca, che getta nuovamente vanto ed orgoglio alla nostra arma marittima e che, ovviamente, è poi caduto nel dimenticatoio. Ciò di cui parleremo oggi è una delle più importanti (e rischiose) operazioni militari del conflitto (dopo l’operazione Bomba, la battaglia di Kunfida, e gli sbarchi in Tripolitania): Il forzamento dello stretto dei Dardanelli.
Potrei scommettere che nella maggior parte di voi che leggerete queste righe la prima cosa che verrà in mente sarà la campagna dei Dardanelli del 1915, in piena Grande Guerra, e di certo non vi si può dar torto… del resto quella sfortunata campagna voluta dall’allora Primo Lord dell’Ammiragliato Whinston Churchill è stata ampiamente dibattuta, studiata, approfondita e divulgata. Ma pochi sanno che in realtà qualcuno, giusto qualche anno prima, aveva avuto la stessa idea con un risultato tuttavia molto, molto, molto diverso da quello disastroso del 1915; ed ovviamente si sta parlando di noi! Ma come al solito procediamo con ordine e metodo partendo dall’inizio.
Siamo nel giungo del 1912. Gli Italiani sono ancora impegnati a combattere in Tripolitania e Cirenaica contro le forze Ottomane e relativi ribelli associati, ma con grande sforzo le nostre truppe stanno prevalendo! Questo, unito alla riuscita “operazione Bomba” dell’aprile precedente, aveva spinto il governo ottomano ad aprire un tavolo di negoziati che tuttavia stava, in quel momento procedendo molto a rilento a causa di un irrigidimento improvviso del governo ottomano che stava adducendo, come giustificazione della sua posizione rigida il fatto che la loro marina era ancora intatta e dunque le condizioni che gli italiani richiedevano non sarebbero state adeguate da sottoporre ad una nazione che avesse ancora potuto schierare una forza ingente nel conflitto in corso… Ora tutti, Ottomani in primis, in realtà sapevano perfettamente che nell’eventualità di uno scontro aperto con la Regia Marina, la vetusta (seppur ancora numerosa) marina turca sarebbe durata lo spazio di un mattino! Ed infatti l’Italia aveva il completo controllo dei mari in quanto la Sublime Porta aveva fatto rintanare le sue unità nella Baia di Chanak, al sicuro nei Dardanelli pur di non scontrarsi con gli italiani; ma in effetti, dal punto di vista diplomatico la loro posizione – supportata poi dai tedeschi – era ancora quella di uno stato che poteva mettere in gioco una potente forza navale… e quindi le condizioni imposte dagli italiani sembravano eccessivamente dure!
dardanelli1912Il Governo Ottomano dunque, sentendo al sicuro nei Dardanelli la sua flotta, decidono per la “linea dura” e bloccano temporaneamente i negoziati! Del resto essi pensano: “Cosa mai potrà succedere? Oseranno forse gli italiani forzare una delle fortezze naturali e militari più imponenti che si siano mai viste?”. Ma, paradossalmente, ciò che il governo turco ritiene impossibile è esattamente ciò che il governo italiano ha esattamente intenzione di fare! Infatti Giolitti torna da questo primo negoziato tenutosi in svizzera, a Ginevra, a dir poco furibondo! Ha capito perfettamente il gioco degli ottomani e si dice che, appena arrivato in Italia, abbia immediatamente telegrafato al suo segretario particolare queste parole: “Questo primo negoziato si è rilevato una grave offesa per il nostro governo e per il nostro popolo! Credono forse di poter dettare condizioni quando le nostre valorose truppe stanno battendo le loro armate in ogni dove?! Non sanno con chi hanno a che fare! E’ giunto il momento di far tremare qualche poltrona! Evidentemente ci si sentono ancora troppo sicuri lì sopra…! Indica immediatamente una riunione con Sua Eccellenza il Ministro della Guerra e con lo Stato maggiore della Marina!”. (E’ doveroso affermare in questo caso che la fonte di questo telegramma non è mai stata verificata, il primo a riportare queste parole si dice sia stato il poeta D’annunzio, ma come detto, non venne mai verificato. Anche se molto probabilmente, qualsiasi cosa il presidente Giolitti abbia telegrafato, il tono non sarà stato molto differente).
Il risultato delle consultazioni fra Giolitti, il Ministro della Guerra e lo Stato Maggiore della Marina si rivela l’esatta traduzione del motto “Se Maometto non va alla montagna, sarà la montagna a venire da Maometto!” o, in questo caso, se la marina ottomana non andrà a combattere da quella italiana, sarà quella italiana ad andare da quella Ottomana!
L’Operazione viene fin da subito classificata nei documenti come “rischiosissima”, il piano prevedeva di approntare una piccola squadra di torpediniere (le grandi navi erano state da subito scartate per via delle loro movenze lente e della loro stazza troppo visibile) affidando a queste il compito di sfruttare l’oscurità, la loro velocità e manovrabilità nonché le loro forme sottili e poco visibili per penetrare nello stretto dei Dardanelli, percorrerlo in tutta la sua lunghezza senza essere visti fino ad arrivare alla Baia di Chanak, lì silurare le navi nemiche alla fonda per poi fuggire via alla massima velocità! Giolitti inoltre specifica un punto che poi si rivelerà fondamentale: Qualora non si fosse riusciti ad arrecare gravi danni al nemico sarebbe stata sufficiente la sola azione dimostrativa! Chiarito questo ora è tempo di scegliere il comandate per questa operazione che, senza allarmismi era davvero rischiosissima… i turchi disponevano di una posizione di difesa praticamente impenetrabile! Uno stretto difficile da attraversare per chi non lo conosca, possenti fortificazioni munite di pesanti cannoni e di fari di illuminazione, mine acquatiche, reti anti-siluro senza contare un personale agguerrito ed altamente addestrato da ufficiali ed artiglieri tedeschi!
D'Annunzio_e_l'ammiraglio_Millo_a_bordo_dell'IndomitoNessuno aveva provato nulla di simile fino ad ora! Serve dunque un comandante fuori dal comune e la scelta ricade sul capitano di Vascello Enrico Millo, valente ufficiale di marina, già reduce da diversi successi nei pochissimi scontri con la marina turca, nonché intimo amico di D’annunzio con il quale condivide le idee di arditismo e di sprezzo del pericolo, perfette per questo compito.
Dopo, l’accettazione entusiastica di Millo al compito affidatogli, e dopo uno scrupolosissimo lavoro di raccolta informazioni geofisiche e militari dello stretto (anche qui sono da ringraziare i nostri Servizi Segreti), finalmente Giolitti dà il via all’operazione e ne fissa la data per la notte tra il 18 ed il 19 luglio 1912. Millo si presenta puntualissimo all’imboccatura dello stretto con al sua 3^ Squadriglia, composta dalle torpediniere “Climene”, “Perseo”, “Astore” , “Spica”- unità di punta su cui è imbarcato Millo – e “Centauro” e comincia, alle 22.30 del 18 luglio, a risalire lo stretto. Per due ore tutto procede bene grazie alla perizia di Millo, ma, purtroppo, alle 00.40, una vedetta turca sulla fortezza di Capo Helles nota con la coda dell’occhio una piccola ombra scivolare veloce nell’acqua e volendola identificare accende il faro principale del forte, illuminando la torpediniera “Astore”! In pochi minuti sia Millo che la vedetta turca capiscono cosa sta per accadere! Il nostro comandante utilizza per la prima volta la radio per comunicare alle sue unità (si preferisce la radio per non notificare ulteriormente la propria posizione con ulteriori segnali luminosi) le nuove direttive! Ovvero: “Avanti tutta! Formazione Aperta! Manovre Evasive!!”
MARINA-Nave-Torpediniera-Spica-Foto-CartolinaNello stesso tempo anche la vedetta turca dà l’allarme, ma nonostante il telefono sia a portata di mano la vedetta segue il regolamento e ritenendo il telefono quale “Oggetto non affidabile per comunicare messaggi urgenti e/o importanti” (invero le linee telefoniche turche, incluse quelle militari non erano il massimo ed erano costantemente vittime di guasti e mancanze) preferisce affidarsi a segnalazioni luminose che tuttavia forniscono agli equipaggi di Millo il tempo di portare i motori al massimo dei giri prima che dai forti costieri circostanti si aprisse uno spaventoso fuoco di sbarramento! Nonostante la situazione alla stregua del disperato Millo ed i suoi valorosi equipaggi non demordono! Continuano per il loro obbiettivo, la Baia di Chanak, e grazie al sangue freddo dei suoi uomini nessuna delle navi viene colpita, riuscendo così ad entrare nella Baia di Chanak, ma proprio quando il momento per lanciare i siluri sembra giunto ecco la “Spica” impiglia una delle sue eliche su una rete antisiluro e rimane bloccata! Senza neanche doverlo ordinare due marinai si lanciano immediatamente in acqua per liberare la loro nave; essi compiono un’opera incredibile: a mani nude, riescono a strappare i fili metallici incastrati in meno di 7 minuti! Riuscendo così ad urlare al loro comandante, proprio quando questo stava valutando l’idea di far abbandonare la nave: “Siamo liberi, comandante!” La risposta di Millo non si fa attendere: “Bravi ragazzi! Montate ora! Ce ne andiamo via da qua!”. I marinai risalgono presto a bordo, hanno le mani martoriate dalle ferite, ma sono riusciti a salvare la nave che riesce a lanciare i suoi siluri! Tuttavia la mancanza dell’effetto sorpresa, la scarsa illuminazione e le manovre repentine della nave fanno sì che nessuno dei siluri vada a segno, ma ricordiamoci che anche in questo caso, Giolitti aveva affermato che sarebbe bastata anche la sola azione dimostrativa e Millo non se lo fa ripetere due volte! Ordina a tutte le unità di puntare verso il Mediterraneo alla massima velocità. Il viaggio si rivela un autentico calvario di 22 km in cui procedere alla massima velocità ed a formazione aperta, schivando l’inferno di fuoco che nel frattempo stavano vomitando i forti ottomani sulla costa di Capo Helles e di Kum Kalé!
Finalmente le unità escono dal raggio d’azione delle fortificazioni nemiche e Millo, per controllare i danni subiti, si mette a fare l’appello! “Climene!” “Presente!” ,“Centauro!” “Presente!”, “Perseo!” “Presente!” “Astore!” – per un momento nessuno risponde risponde facendo ghiacciare il sangue nelle vene di Millo e degli equipaggi presenti, fin quando, alla fine la radio gracchia!- “Presente comandante! Abbiamo subìto qualche colpo ma siamo pienamente operativi! Nessun caduto! Attendiamo ordini!”. Arrivato questo messaggio nella piccola formazione scoppia la gioia più incontenibile! Tutte le unità e tutti gli uomini sono salvi! Nessuno se lo spiega! Nemmeno Millo Stesso!
I Turchi sono ammutoliti e confusi, non hanno subito danni, ma il loro morale e più basso che mai! Gli Italiani sono arrivati alle Porte di Costantinopoli e sono riusciti a tornare senza nessuna perdita! Ma non tutti i turchi sono presi con il morale a terra… Millo non lo può vedere, ma l’ombra di un giovane ufficiale ottomano si staglia sul punto più alto di Capo Helles… un ufficiale che, sebbene anche lui arrabbiato e deluso, si è già misurato molte volte con gli italiani riconoscendone il valore ed è sicuro di una cosa: Non accadrà mai più una cosa del genere una seconda volta!
Nel frattempo le unità di Millo tornano in Italia e vengono accolte con enormi festeggiamenti! La stampa italiana dà grandissimo risalto all’operazione e persino D’annunzio accorre dal suo amico Millo dedicando a lui ed alle sue gesta di quella notte alcune delle sue righe più entusiastiche nelle sue “Canzoni delle gesta d’oltre mare”. Millo viene anche insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare e promosso ad ammiraglio da Giolitti stesso che finalmente poteva sbattere sul tavolo dei negoziati questa ulteriore vittoria ed anche se l’incursione delle torpediniere non aveva conseguito il risultato operativo preposto, contribuiva ad aggravare la situazione politica turca: a Costantinopoli il governo sarà costretto alle dimissioni con la formazione di un nuovo gabinetto più favorevole alla pace guidato da Kiamil Pascià. Non solo! Persino le Cancellerie europee, tutt’altro che favorevoli all’Italia, furono indotte da questa azione ad un maggiore attivismo nell’opera di mediazione per fare cessare la guerra, che infatti si sarebbe ottenuta lo stesso anno!
E’ stata proprio la “relativa facilità” di questa operazione a spingere Churchill, ed il comando anglo-francese, ad ideare la sua campagna nello stretto dei Dardanelli nel 1915, in piena Grande Guerra, per mettere nuovamente l’esercito ottomano in crisi!
L’Italia è contraria a questa operazione e decide di non prendervi parte (quasi come se sapesse ciò che sarebbe successo) e prega affinché anche gli anglo-francesi rivedano i loro piani o quanto meno non sottovalutino il nemico, ma Churchill ribatte seccato al governo italiano una risposta simile a “Se ce l’avete fatta voi allora può farcela chiunque!”. L’operazione prende il via e le possenti corazzate anglo-francesi entrano nei Dardanelli… ma proprio sul forte di Capo Helles si staglia nuovamente la figura di un ufficiale… è lo stesso che 3 anni prima aveva visto gli italiani entrate ed uscire – ora però di grado più alto, e molto più importante – ed aveva fatto a sé stesso quella promessa: Mai più una seconda volta! Il nome di questo enigmatico ufficiale? Mustafà Kemal! E tenne fede alla sua promessa! Negli anni lui aveva studiato accuratamente lo stretto in ogni sua forma e come i migliori discepoli aveva capito gli errori commessi con gli italiani e come evitare di che si riproponessero! Non appena entrate le grandi corazzate alleate, esse finisco su un campo minato all’interno dell’unica baia dove avrebbero potuto manovrare navi di così grande stazza – cosa che Mustafà ha previsto perfettamente – . Gli alleati perdono 3 corazzate ed altre 3 vengono gravemente danneggiate. I morti sono oltre 700 ed i feriti diverse migliaia.
Questo disastro costa a Churchill la carica di primo Lord dell’Ammiragliato e da quel momento in poi gli italiani saranno i soli a potersi vantare di aver forzato con successo lo stretto dei Dardanelli, in quanto la nostra impresa non sarà mai più emulata!
Molti (di quei pochi che conoscono questa storia) ancora si chiedono quale sia il segreto del nostro successo di allora. Io, nella mia umilissima opinione posso dire che il sangue freddo, lo spirito di sacrifico, il senso del dovere ed il ferreo addestramento dei nostri marinai sia stato determinante. Ma dopotutto, forse sono davvero vere le parole di un grande poeta romano, Virgili… “Audaces fortuna Iuvat”!
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di Leonardo Sunseri
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FONTI
LIBRI
1) “Le grandi imprese degli italiani, dalla guerra Italo-Turca alle missioni in Iraq e Afghanistan, le gesta ed il coraggio dei nostri soldati” BBC History Speciale 13, Febbraio 2017, Sprea Editori.
2) “La marina nella guerra Italo-Turca. Esposizione sommaria delle operazioni compiute durante la guerra” Roma, Ministero della Marina, Ottobre 1912.
3) “La Libia Italiana” Daniele Lembo, Ibn Editore, Ottobre 2011
RIVISTE
1) “La Domenica del Corriere nella Guerra di Libia” Enrico Folisi, Gaspari Editore, 2013.

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