Lorenzo Fusco, il balilla di 13 anni che combatté nella guerra d’Etiopia

Lorenzo Fusco_Etiopia 1936Lorenzo Fusco, di Monteforte Irpino (Avellino), aveva 13 anni quando scappò di casa per arruolarsi nelle Camicie Nere divisione “21 aprile” per poter partecipare alla Guerra d’Etiopia. In Africa Orientale partecipò a diverse battaglie tra le quali la battaglia dello Scirè che gli valse la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
La proposta di onorificenza venne inviata dal comandante della 1a Compagnia del 252° battaglione della sua divisione, al Segretario del Fascio di Monteforte:
In lunghe e faticose marce, in ricognizioni offensive, nei lavori campali, fu, come ogni legionario, preciso nel dovere, entusiasta dell’onore ottenuto di servire – anche con le armi – la causa delle Rivoluzione fascista. Primo in ogni cimento, destro nell’uso delle armi, lanciatore ammirato di bombe, fu suscitatore di serenità, gaiezza ed entusiasmo fra i camerati, lieti di ottenere dalla semplicità del suo animo linfa di purezza spirituale, e dal suo esempio incitamento alla fatica.
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cofNella battaglia dello Scirè (1) fu vedetta calma e combattente intrepido, come il suo nome di battesimo di guerra; ad Acab-Saat in due giorni di violenti attacchi nemici rimaneva in trincea con cuore saldo, zelante nei turni di servizio di linea, si distingueva nel respingere a colpi di bombe a mano, di giorno e di notte, reiterati attacchi nemici, rimanendo sotto il fuoco avversario, imperterrito, in piedi oltre i ripari, nonostante le esortazioni dei camerati e superiori, e non lasciava il suo posto di combattimento se non a normalizzata situazione. Fu perciò esempio eccezionale per ardimento; e ritengo proporlo per la medaglia d’argento con questa motivazione:
“Balilla tredicenne, che dalla data di nascita pare predestinato a simbolo della purificata giovinezza d’Italia, volle seguire, nel volontario dovere, le CC.NN., dell’Acciaiata (2) con la 1a Compagnia del 252° Battaglione, costante esempio nella fatica e nella volontà d’offrire tutto se stesso con ferma fede nel Duce; duranta la campagna d’Africa, partecipava col proprio reparto alla battaglia dello Scirè, offriva temerariamente il suo petto, sordo ad ogni richiamo, sprezzante di ogni pericolo, rimanendo lungamente in piedi sulla trincea, respingeva con i camerati anziani, a colpi di bombe a mano, violenti attacchi nemici e dimostrava così che del fanciullo di Portoria, non il ricordo soltanto, ma l’emulazione assilla ogni Balilla d’Italia. Battaglia dello Scirè-Acab-Saat, 29 febbraio-2 marzo 1936-XIV”.
Nel 1937 a Roma, nel primo annuale dell’Impero, incontrò Benito Mussolini. Dopo la guerra si trasferì negli Stati Uniti.
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di Alberto Alpozzi
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Fonti
– La Domenica del Corriere n° 19 del 10 maggio 1936
– F. Bandini “Faccetta Nera – Rievocazione storica delle nostre imprese coloniali” da I grandi servizi della Domenica del Corriere, Milano
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