MOVM Cap. Ferruccio Dardi: dimenticato il suo sacrificio per la Patria

Dice un vecchio adagio, caro a molti soldati, che i caduti non muoiono veramente finché ci sia qualcuno a ricordare il loro nome, a ricordare perché e come sono morti.
Se è così, Ferruccio Dardi, Capitano di Cavalleria (spe) nel reggimento “Lancieri di Novara (5º)”, Comandante di Squadrone carri L6 in Africa Settentrionale, Medaglia d’Oro al Valore Militare alla Memoria, sta morendo, 74 anni, 5 mesi e 6 giorni dopo la sua ultima Carica, a El Qattara, dalla quale non tornò.
movm_cap-dardi_trieste-0Era nato a Trieste nel 1912. Nel 1935 viene nominato Tenente nei Cavalleggeri di Saluzzo. Ottimo cavaliere, partecipa con successo a numerose competizioni di livello europeo ed olimpico. Nel 1940 partecipa alle operazioni contro la Francia, nel 1941 viene trasferito ai “Lancieri di Novara” con cui, il 7 giugno, parte per l’Africa Settentrionale. Il 9 di luglio con il suo Squadrone viene inviato all’attacco di una importante posizione inglese.
Lascio parlare alcuni passi della motivazione della sua Medaglia, che per una volta racconta i fatti come andarono: “(…) accortosi che il nemico con mezzi corazzati e blindati superiori per numero e potenza minacciava il fianco di una nostra G.U., si lanciava animosamente col suo reparto contro l’avversario. Fuori della torretta, con la voce e col gesto, incitava i suoi equipaggi a seguirlo nella carica. Scontratosi a breve distanza con un mezzo nemico, lo arrestava prima e lo poneva poi, fuori combattimento (…).. Ferito una prima volta da una granata che gli mutilava il braccio destro, sempre in testa proseguiva imperterrito l’azione finché, di nuovo e ripetutamente colpito da proiettili esplodenti, saltava in aria col proprio carro. (…). — El Qatara (A.S.), 9 luglio 1942.
L’azione ebbe successo.
movm_cap-dardi_trieste-1Oggi, queste sono le condizioni in cui versa la sua tomba, nel Cimitero di S. Anna, nella sua Trieste.
Erbacce, fiori finti in decomposizione, una lapide spezzata dalla quale sono venute a cadere molte lettere dell’epitaffio dettato dai suoi soldati: “Gettò il cuore oltre l’ostacolo”.
Sta morendo il suo ricordo, sta morendo anche lui.
Confidiamo che le numerose Associazioni Combattentistiche ed Arma, i cui Statuti essere costituite al fine di “(…) ravvivare il ricordo degli eroismi compiuti, anche mediante pellegrinaggi nei luoghi dove più rifulse il valore italiano” (Istituto del Nastro Azzurro, art. 2), di svolgere azione nel campo del “(…) culto delle glorie militari ed equestri dell’Arma e dei Cavalieri caduti nell’adempimento del dovere (…) promuove attività inerenti la storia dell’Arma e dei Suoi più noti e valorosi rappresentanti (…)” (Associazione Nazionale Arma di Cavalleria, art. 2), e si propongono, in modo più o meno esplicito, “la glorificazione dei Caduti in guerra, nei campi di prigionia e di internamento, e la perpetuazione della loro memoria” (Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, Art. 2), venute a conoscenza di questa situazione, si adoperino per ridare dignità alla sepoltura di un soldato che servì il suo paese fino all’ultimo, e lo sottraggano da un oblio che non merita.
movm_cap-dardi_trieste-3Chi scrive non abita a Trieste, ma ci ritorna con una certa regolarità ogni mese, ed è a disposizione per contribuire economicamente ad un’opera di restauro di questa tomba e per qualsiasi attività di manutenzione, pulizia, sistemazione della tomba stessa nelle sue permanenze a Trieste.
Perché davvero, lui e quelli come lui, meriterebbero qualcosa di meglio, anche da un paese di memoria corta come questo.
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Maurizio Sulig, già Ufficiale in s.p.e.

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